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Sommario anno XIV numero 5 - maggio 2005

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L’ingarbugliato caso del banchiere Calvi
(Claudio Comandini) - Per l’omicidio dell’ex presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi, trovato impiccato il 18 giugno 1982 a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri, il 18 aprile 2005 il giudice delle indagini preliminari di Roma Orlando Villoni ha rinviato a giudizio questi quattro personaggi: l’ex “cassiere della mafia” Pippo Calò, l’imprenditore Flavio Carboni, la sua ex compagna Manuela Kleinzig e l’ex boss della Banda della Magliana Ernesto Diotallevi.
Secondo la tesi dell’accusa, accolta dal gip, i quattro e “altri non ancora tutti identificati, avvalendosi delle organizzazioni di tipo mafioso denominate ‘cosa nostra’ e ‘camorra’”, avrebbero deciso la morte di Calvi per questi motivi: “punirlo per essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle organizzazioni criminali”, “per conseguire l’impunità, ottenere e conservare il profitto dei delitti di riciclaggio posti in essere tramite il Banco Ambrosiano e le società collegate allo stesso”, e infine “per impedirgli di esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei referenti politico-istituzionali, della massoneria, della loggia ‘P2’ e dello IOR, con i quali aveva gestito investimenti e finanziamenti di cospicue somme di denaro, anche provenienti da ‘cosa nostra’ e da enti pubblici nazionali”.
In base alla ricostruzione dei pm, Calò è il mandante dell’omicidio. Gli altri tre collaborarono alla fase organizzativa ed esecutiva del piano, che prevedeva l’allontanamento dall’Italia del banchiere, che quindi venne prima strangolato, e poi impiccato, “con modalità tali da simulare il suicidio”. La procura sostiene che Carboni, “dopo essersi appropriato di 19 milioni di dollari erogati dal Banco Ambrosiano”, avrebbe indotto Calvi ad affidarsi completamente alle sue indicazioni per trovare soluzioni alle pressanti difficoltà giudiziarie e per risolvere il crac finanziario del Banco Ambrosiano, banca cattolica ben collegata al Vaticano. Carboni si sarebbe giovato del contributo di Diotallevi, della sua compagna Kleinzig e di altri per organizzare la fuga di Calvi dall’Italia e il suo omicidio. Secondo l’accusa, Diotallevi si sarebbe occupato di questioni come il passaporto falso e i contatti con le persone che poi materialmente uccisero il banchiere.
Le circostanze del caso, ricostruite da Sandro Provvisionato in Misteri d’Italia (1993), sono piuttosto articolate: Calvi viene inizialmente arrestato nel 1981 per esportazione illegale di capitali, un sistema che permette di fare soldi dal niente attraverso continue compravendite fra società fittizie; se le questioni connesse arrivano fino alle vicende del “conto protezione” e all’incriminazione nel 1993 del politico socialista Craxi per tangenti, gli errori di calcolo attribuiti a Calvi rivelano anche alcune delle macchinazioni finanziarie dello IOR, Istituto per le Opere di Religione, indipendente sia dai ministeri economici italiani sia dalla Banca Centrale del Vaticano. Lo IOR già alla sua apertura nel 1941 sotto Pio XII Pacelli fornisce sbocchi finanziari a fascisti, nazisti, aristocrazia e mafia; dalla fine degli anni Settanta diventa uno dei maggiori esponenti dei mercati finanziari mondiali, e sotto la presidenza del vescovo americano Paul Casimirrus Marcinkus (le cui attività non erano gradite a Giovanni Paolo I Luciani, morto dopo soli trentatré giorni di pontificato), e con i contributi del vescovo gesuita slovacco Pavel Hnilica (il “papa rosso”, collegato al KGB e poi alla mafia), e di personaggi come Michele Sindona (potente bancario attivo fra Vaticano, America e “poteri occulti”, che dopo la liquidazione forzata della Banca Privata Italiana, morirà nel 1979 in carcere per un caffè al cianuro) e Licio Gelli (capo della loggia massonica deviata P2 che sta approntando il “piano di rinascita democratica”, finalizzato a “controllare” il sistema), lo IOR diventa parte integrante di numerosi programmi per il riciclaggio del denaro, coinvolgendo in diverso modo interessi collegati alla mafia, a membri della P2, a strutture eversive come la banda della Magliana, nonché a tutto l’arco dei partiti costituzionali. Il Banco Ambrosiano di Calvi (di cui Marcinkus fu direttore a Nassau e alle Bahamas), e numerose società fantasma dirette dallo IOR di Panama e del Lussemburgo, prendono il controllo degli affari bancari italiani e fungono da canale sotterraneo per il flusso di fondi verso l’Europa dell’Est e il Sud America contro gli stati e le associazioni comuniste.
La situazione si complica per una moltiplicazione dei doppi giochi, e i suoi intrecci coinvolgono anche il mancato attentato a Giovanni Paolo II Woytila del 13 maggio 1981 (giorno poi dedicato alla Madonna di Fatima) compiuto dal turco Ali Agca. Il giudice Ferdinando Imposimato in Vaticano un affare di stato (2003) afferma che il collegamento di Agca, componente dei neonazisti Lupi Grigi, con la cosiddetta “pista bulgara”, era finalizzato a ostacolare per conto del KGB le offensive anticomuniste del papa, e contestualmente allontanare la Turchia dalla NATO e portare il medioriente nella sfera sovietica; come ricorda Imposimato, la giovane Emanuela Orlandi, figlia di un commesso del Palazzo Apostolico, verrà rapita nel 1983 proprio per sostenere l’attentatore turco e ricattare il Vaticano. Provvisionato descrive che lo scontro di poteri coinvolge anche l’Opus Dei, specie di multinazionale cattolica di estrazione franchista (sul quotidiano El Pais Antonio Tabucchi ha segnalato al riguardo le fosse comuni delle Asturie, dove sono i corpi di circa trentamila dissidenti al dittatore spagnolo, e inoltre i massacri in Cile di Pinochet, http://www.societacivile.it/previsioni/articoli_previ/tabucchi.html), i cui notevoli interessi finanziari vanno dall’educazione all’informazione alla copertura del traffico di armi (ricordato anche da Samuel Huntington) verso i paesi del Sud America e dell’ex Jugoslavia (Croazia). L’Opus Dei, che nel 1982 assurge a prelatura personale del papa (il suo fondatore Escrivà de Balaguer verrà inoltre santificato a tempo record venti anni dopo) non garantisce per il Banco Ambrosiano, lasciando privo di protezione Calvi. Il banchiere del Vaticano, prima incarcerato e poi indotto a fuggire, viene infine trovato impiccato sotto un ponte con dei sassi in tasca, ucciso presumibilmente dalla mafia con un rituale denso di riferimenti massonici.
La sua morte lascia un fitto intreccio di misteri, fra cui mille miliardi di lire di “buco”, e più di venti anni di processi. E mentre aspettiamo l’udienza fissata per il 6 ottobre 2005, sappiamo che molte implicazioni rimarranno ufficialmente insolute.

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