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Sommario anno XIV numero 5 - maggio 2005

 CULTURA E COSTUME

Alcuni pensieri a la Kierkegaard su Genesi 22 1
(di Gianni Ceccarelli)
Variazione I.
Lasciate che mi presenti: sono Isacco, uno dei figli di Abramo, il grande patriarca, come siete abituati a conoscerlo; e in effetti, lui, mio padre, ha avuto un buon marketing, intendo una buona stampa, lo si é presentato bene, nei libri che contano. Posso dire che io non ho avuto, benché sia stato un patriarca come lui, la stessa buona presentazione presso di voi, che siete i miei, i nostri posteri?
Vorrei dirvi qualcosa su queste storie che ci riguardano, mio padre e me.
Intanto, lui - mio padre - era un bugiardo e con le sue bugie ci aveva pure guadagnato, a spese della mia povera mamma, Sara. E mica una volta sola: già sulle soglie dell’Egitto aveva convinto mia madre - si moriva di fame 2 , in quel posto maledetto che era il deserto del Neghev dove lui, con la sua mania di essere guidato da Dio, cioè dalla voce come diceva, ci aveva condotto - (io non c’ero ancora, ma mia madre me lo raccontava, le sere attorno al fuoco, naturalmente quando lui non c’era); aveva convinto mia madre - che era una bella donna - a dire di essere sua sorella 3; e questo per salvarsi, lui, la pelle 4; e mia madre era dovuta andare con gli ufficiali del faraone ed era finita davanti addirittura al faraone 5. Il racconto che lui ha fatto - o fatto fare dai suoi ghost writers - dice solo che il faraone “trattò bene Abram e gli diede greggi e armenti e asini, schiavi e schiave6, “e tutto “per riguardo a lei7, cioè a Sara, mia madre. Bene, io ora sono vecchio e so come vanno le cose del mondo; ce lo vedete il Faraone - il Faraone, dico, che era - o almeno così lui si credeva - una specie di Dio - solo che questo Dio non era come il nostro: questo si vedeva e soprattutto si faceva sentire, e come !! - “per riguardo a mia madre”, che era, tra l’altro, “avvenente” (oltre tutto) 8, regala a mio padre tutto quel ben di Dio (nel vero senso della parola; era tutto suo, del faraone), senza ottenere nulla, se non magari, un “grazie, come sei buono con lei e con me” da parte proprio di mio padre? Beh, io il “Tutto per bene” di Pirandello non l’ho letto, ma so che mio figlio Giacobbe, per avere qualche pecora da suo suocero Labano, dovette arrangiarsi non poco, al limite -ma si sa come vanno queste cose - della legalità 9; ed era suo suocero! E invece il faraone, il Faraone, dico, avrebbe regalato a mio padre “asine e cammelli” solo per rimirare i begli occhi di mia madre...; beh, lasciate che ne dubiti.
Ma non solo, che questa storia di fare di mia madre la sua “sorella” egli, il mio buon papà, la ripeté pure (evidentemente ci aveva preso gusto) con quel pover’uomo di Abimelech 10, il Re di Gerar, che c’era pure cascato anche lui, e - se non fosse stato per una ispirazione divina che qualche volta pure i Re non Ebrei hanno 11 - sarebbe andato incontro a chi sa quali rimorsi e guai 12. Ma quel furbacchione di mio padre ci aveva anche quella volta guadagnato “greggi e armenti, schiavi e schiave13. Dice: ma anche tu - tu: Isacco - non hai una volta fatto lo stesso? Anche tu non hai detto di tua moglie Rebecca, anche lei di bell’aspetto 14, che era tua sorella? e sempre al povero Re Abimelech di Gerar? Certo, ti rispondo; e questo indica solo di quali insegnamenti mi son dovuto nutrire, ai tempi del mio povero papà, e lo sai, quello che vedi fare a tuo padre, ti sembra per questo solo fatto, fatto bene, non é così ?; e io da grande l’ho rifatto, anche se quella bugia l’avevo solo sentita raccontare.
Ma non era solo di questo che ti volevo narrare. Quello che mi fa ancora veramente male è quel fatto che lui - mio padre - ha fatto circolare, facendoci la solita bella figura, come “il sacrificio di Isacco”. Intanto, per fortuna, sono qui che lo racconto io, quel fatto, il che significa che alla fine “il sacrificio di Isacco” non fu, per mia fortuna, “il sacrificio di Isacco”: quella volta, se mi consenti l’espressione, se la prese in saccoccia. Ecco come andò, nella realtà - che lui poi riuscì a occultare, con i suoi buoni rapporti con i giornalisti e con gli storici - (tutti quei greggi e armenti e soprattutto schiavi e schiave gli servivano, e come! e lui li ha utilizzati talmente bene che della mia versione, che ora ti dico, non è rimasto nulla, anche se qualcuno, ma tremila o cinquemila anni dopo, ci ha fantasticato sopra 15).
Devi sapere che io, indubbiamente, non sono molto intelligente; la storia con cui Giacobbe - un altro bugiardo da manuale 16 e mia moglie mi fregano quasi sul letto di morte - ne é la prova: possibile, mi domando ancora, tanto tempo dopo, che Giacobbe riuscisse a fare la voce di Esaù così bene da non farmi capire nulla? Un dubbio, in realtà ce lo ebbi 17, ma non riuscii neanche, nella mia ingenuità, a pensare che potessero ingannarmi a quel modo, loro, mio figlio e la mia cara moglie!! Bah, cosa fatta, capo ha e in fondo, a guardar le cose da dopo, non é successo nulla di irreparabile (caso mai, aveva sbagliato l’Onnipotente a far nascere prima Esaù, visto che la benedizione dell’Onnipotente doveva andare a Giacobbe: se lo avesse fatto nascere dopo, non ci sarebbe stato bisogno di tutto questo imbroglio, no?). Ma, certo, tanto intelligente io non sono; ricordo ancora come mi dovetti prendere per moglie Rebecca che manco avevo visto, ma che fu scelta, un po’ a caso - direi at random - , dal servo di mio padre, quello che “aveva potere su tutti i suoi beni18  (e anche questo, che fosse un servo ad avere quel potere, e non io, non é che mi sia mai andato proprio giù); e anche mia moglie - alla quale, per carità!, io voglio bene, ma non è che sia stata sempre dalla mia parte, vedi sopra - sembra proprio che da ragazza non aspettasse altro che esser chiamata, insomma che apparisse qualcuno che la sposasse e la portasse via dal padre Betuel e dal fratello Labano: quando questi le dissero se voleva restare un’altra diecina di giorni presso di loro, se ne scappò subitissimo, immediatamente 19 . E non ditemi, come sempre, che a quei tempi era così: mio figlio Giacobbe, che - lo avete visto - è sicuramente più svelto di me, faticò, e non poco, con lo stesso Labano - il che mostra di che pasta fosse fatto questo mio suocero - ma bene o male alla fine si beccò la ragazza che gli era piaciuta dal primo momento (l’aveva pure baciata 20  lì per lì, il ragazzino !)21.
Ma non divaghiamo; dunque io intelligente al massimo non sono; ma neanche scemo. Mio papà, con le sue manie di visioni e di ascolti, lo conoscevo bene (e mia mamma, buonanima, mi aveva spesso messo sull’avviso). Allora, quando, quella famosa mattina, mi chiamò all’alba - e anche prima - e mi disse di andare con lui, senza spiegazioni, cominciai a pensare cosa bollisse in pentola. Si era incamminato con un asino carico di fascine e un bel po’ di legna e cammina cammina... e io pensavo tra di me (mica gli potevo chieder “Papà dove andiamo?”; a quei tempi ai padri si ubbidiva e basta; anche se la faccenda di Giacobbe e di Rachele dice che in fondo anche allora tutto dipendeva dai padri, e dai figli...). Ad un certo punto, mandò via i due servi che fino a quel momento erano venuti con noi, e io mi dissi: “Ci siamo” (io, naturalmente, i telefilm con i banditi non li ho mai visti, ma essendo un patriarca e quindi un po’ anche un profeta, lo so come vanno le cose; quando si mandan via i testimoni, le cose precipitano). Ora, dovete sapere - questo è quello che nella storia che ha tramandato mio padre non c’è, perché lui non l’ha mai saputa, e per fortuna non l’ha neanche mai immaginata - che uno di quei servi era amico mio, giocavamo insieme (lo sapete, io da piccolo giocavo volentieri con tutti, anche con quel poveretto di mio fratello Ismaele, che poi mia mamma, per motivi di gelosia, mandò nel deserto 22; giocavo, quindi, anche coi servi). La sera prima di partire - papà lo aveva convocato per dirgli di svegliarsi presto - io gli avevo detto cosa, al caso, doveva fare. Bene: quando siamo arrivati sul posto scelto da papà, io ormai ero ben sveglio e attento; e gliel’ho anche detto, a mio padre: “A pà, dov’é ‘sto agnello per fare il sacrificio?”, e quel sant’uomo mi ha risposto che l’agnello lo avrebbe provveduto Dio.
E allora io ho fatto un cenno a quel mio amico che ci aveva seguito, quatto quatto, senza darlo a vedere, camminando nell’erba alta e fra il fogliame degli alberi; embè, sì, quella mania delle visioni e dei discorsi che affliggeva mio padre - che gli aveva fra l’altro fatto lasciare la casa dei nonni 23  (dove si stava - così mi hanno detto - anche meglio di dove poi i miei andarono a finire; è una mania, quella dell’emigrazione - che va bene quando stai nel Sudan, o anche in Calabria, ma noi stavamo - io non c’ero, va bene - in una terra, quella di Carran, che non era mica il deserto! (nel deserto ci siamo andati poi, a dirla tutta!), di quella mania - dico - mi andava bene tutto, ma finché non ci fossi andato di mezzo io; e lì, amici miei, anche uno sprovveduto e poco intelligente come me lo capisce: luogo deserto, nessun testimone, legna da ardere, fuoco e coltello in mano (naturalmente eravamo partiti di nascosto di mia madre Sara); e poi mi lega.... feci appena in tempo a fare al mio amico il segno convenuto; e quello, con la voce più stentorea che gli riuscì, parlò, e devo dire - veramente - che parlò, dal mio punto di vista, come se fosse un Dio. Non solo, ma si era portato, sempre di nascosto di mio padre, un agnelletto - (piccolo piccolo, ma bastò) - che aveva legato lì vicino. Insomma, lo sapete: finì che mangiammo tutti (contenti come una Pasqua, specie io!) un bell’arrosto di abbacchio.
Inutile dire che mio padre restò sempre convinto che le sue voci fossero vere (un’altra volta ne fece le spese mia madre, che dovette lì per lì preparare una cena per tre persone 24), ma io ho sempre pensato che se le poteva pure tenere, le sue voci, purché non c’entrassi di mezzo io!!
E voi che ne dite?
Note:
 1             Genesi 22 é un capitolo quasi interamente dedicato alla narrazione del “sacrificio di Isacco”. Soren Kierkegaard ha scritto parecchie variazioni sul sacrificio di Isacco; le più note sono in “Timore e tremore”, V volume delle “opere di S. K.”, a cura di C. Fabro, Piemme, Casale Monferrato, 1995.
                Qui io tento di fare delle variazioni sulle variazioni, come a volte in musica si fa con le “Variazioni su un tema...” . Che Dio abbia misericordia di me.
 2             Gen 12, 10: Venne la carestia nel paese, e Abramo scese in Egitto per soggiornarvi.
 3             Gen 12, 13: Dì dunque che sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io viva per riguardo a te.
 4             Gen 12, 12: Quando gli egiziani ti vedranno ti vedranno, penseranno: costei è sua moglie e mi uccideranno, e lasceranno te in vita.
 5             Gen 12, 15: La osservarono gli ufficiali del Faraone... e così la donna fu presa e condotta nella casa del Faraone.
 6             Gen 12, 16: Per riguardo a lei, egli trattò bene Abram, che ebbe greggi e armenti e asini e schiavi e schiave, e cammelli.
 7             Gen 12, 16
 8             Gen 12, 11: Vedi, io so che tu sei donna di aspetto avvenente..
 9             Gen 30, 31-43: Disse Labano: “Che ti devo dare?”....egli (Giacobbe si arricchì oltre misura e possedette greggi...)
 10           Gen 20, 2: Abramo aveva detto della moglie Sara: “È mia sorella”
 11           Gen 20, 3: Dio venne da Abimelech di notte e gli disse: “Ecco, stai per morire a causa della donna che tu hai preso”
 12           Gen 20, 4: Non mi ha forse detto: “È mia sorella? Con retta coscienza e mani innocenti io ho fatto questo”
 13           Gen 20, 14: Allora Abimelec prese greggi e armenti e schiavi e schiave e li dette ad Abramo.
 14           Gen 26, 7: Ed egli disse: “È mia sorella”, pensando che gli uomini del luogo lo uccidessero per causa di Rebecca, che era di bell’aspetto.
 15           Il sacrificio di Isacco ha ispirato moltissime variazioni, da Leibnitz a Levinas da Kant a Hegel a Kafka.
 16           Gen 27, 19: Giacobbe rispose al padre: “Io sono Esaù”
 17           Gen 27, 22: Giacobbe si avvicinò al padre il quale lo tastò e disse: “La voce la voce di Giacobbe, ma le braccia sono quelle di Esaù”
 18           Gen 24, 2: Allora Abramo disse al suo servo, che aveva potere su tutti i suoi beni...
 19           Gen 24, 55; 58: Ma il fratello e la madre dissero: Rimanga la giovinetta con noi per qualche tempo, una diecina di giorni...ma lei rispose: “Andrò”.
 20           Gen 29, 11: Poi Giacobbe baciò Rachele...
 21           Gen 29, 30: Egli si unì anche a Rachele...
 22           Gen 21, 9; 14: Ma Sara vide che il figlio di Agar ...scherzava con ...Isacco.
 23           Gen 12: È il capitolo della vocazione di Abramo
 24           Gen 18: Vi si narra l’apparizione di Mamre.

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