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Sommario anno XIV numero 5 - maggio 2005

 CULTURA E COSTUME

Le ipotesi non euclidee – 12
(di Luca Nicotra)
5. La geometria non-euclidea di N.I. Lobacevskij.
L’obiezione che Lobacevskij muoveva alla rispondenza della geometria euclidea alla realtà fisica derivava dalla sua particolare ed originale concezione sperimentale dei postulati e dei concetti primitivi della geometria, profondamente diversa da quella euclidea. Egli, infatti, non riconosceva come primitivi i concetti di punto, retta e piano che, invece, definiva come derivati dai concetti di corpo (che per Lobacevskij è un qualsiasi solido deformabile senza lacerazioni fino ad ottenere una sfera), di contatto fra corpi e di movimento rigido, che considerava primitivi. 1
In tale ordine d’idee, per Lobacevskij il quinto postulato d’Euclide non risultava accettabile come unico possibile, oltre che logicamente anche (e prima di tutto!) sperimentalmente. Infatti, esso non può essere soggetto a verifica sperimentale, perché questa dovrebbe prolungarsi all’infinito, in contraddizione con il carattere finito di ogni sperimentazione. In altre parole, poiché la retta euclidea ha lunghezza infinita, la verifica sperimentale della equidistanza fra le due parallele del quinto postulato dovrebbe procedere all’infinito, ma ciò è irrealizzabile perché qualunque esperimento ha durata finita. E allora, chi assicura che “in realtà” (quella fisica!) le due rette siano veramente parallele? Può darsi che sia possibile costruire una curva equidistante da una retta assegnata e passante per un punto fuori di essa, e che tale curva, in una porzione di lunghezza finita, anche se molto estesa, sia effettivamente rettilinea, ma che non lo sia più successivamente. È questo il concetto di curva equidistante introdotto da Lobacevskij, il quale metteva in dubbio che, considerando una realtà fisica di dimensioni assai superiori di quelle del mondo ordinario, il luogo dei punti equidistanti da una retta data e giacenti in una stessa banda rispetto ad essa fosse una retta, ovvero metteva in dubbio la validità del quinto postulato a quel livello di realtà fisica, che certamente Euclide non prese in considerazione. Spingendosi ancora oltre, il matematico russo costruì una geometria fondata sui primi quattro postulati di Euclide e sulla seguente negazione del quinto postulato: per un punto fisso fuori di una retta data passa più di una retta parallela alla data. Lobacevskij, inoltre, dimostrò che esistono due parallele alla retta data passanti per il punto fisso P non ad essa appartenente e che tali rette delimitano due angoli, uno dei quali, detto angolo di parallelismo2, gode della proprietà che qualunque retta per P in esso giacente è anch’essa parallela alla retta assegnata. In tale geometria, dunque, esistono infinite parallele ad una retta data passanti per un punto ad essa esterno.
Lobacevskij qualificò la sua geometria come “immaginaria, astrale, generale” o anche, con chiara derivazione dal greco, “pangeometria”, per mettere in evidenza il suo accordo con un mondo fisico di un ordine di grandezza assai superiore rispetto a quello del mondo terrestre ed anche astronomico ordinario. Egli stesso così commentò3 le sue osservazioni sperimentali sul triangolo Sole-Terra-Sirio: “...la natura stessa ci indica distanze tali, in paragone alle quali svaniscono per la loro piccolezza perfino le distanze delle stelle fisse dalla nostra Terra”. La geometria di Lobacevskij è detta anche “geometria iperbolica” e “geometria dell’angolo acuto”, poiché la negazione del quinto postulato euclideo su cui è costruita corrisponde all’ipotesi dell’angolo acuto del quadrilatero di Saccheri. Con riferimento ad un’altra importante forma equivalente della negazione del quinto postulato, la pangeometria afferma che nel caso generale la somma degli angoli interni di un triangolo è minore di due retti, mentre soltanto nel caso particolare che ci si limiti a spazi delle dimensioni terrestri ed astronomiche ordinarie essa è uguale con buona approssimazione a due retti, il che equivale a dire che è valida la geometria euclidea, che pertanto risulta un caso particolare della pangeometria: in tal caso l’angolo di parallelismo diventa nullo ed esiste una sola parallela ad una retta data per un punto non ad essa appartenente.
Poiché la relazione Exposition succincte des principes de la geometrie avec une demonstration rigoureuse du theoreme des paralleles, letta nel 1826 alla facoltà fisico-matematica dell’università di Kazan, non fu pubblicata, il primo lavoro ufficiale di Lobacevskij sulla nuova geometria è da considerarsi quello apparso nel 1829, con il titolo di O nacalach geometrii (Sui principi della geometria). Tuttavia, questo fu pubblicato dall’università di Kazan soltanto come pubblicazione interna, impedendone quindi una larga diffusione. Ciò spiega il ritardo con cui l’opera del grande matematico russo fu conosciuta in Europa, grazie ad altre tre diverse esposizioni della nuova geometria pubblicate alcuni anni più tardi con i titoli di Novye naèala geometrij s polnoj teoriej parallel’nyh (Nuovi principi di geometria) (1835-1838), Geometrischen Untersuchungen zur Theorie der Parallellinien (Ricerche geometriche sulla teoria delle parallele) (1840), libro scritto in tedesco e letto da Gauss, e Pangeometria, scritto prima in russo (1855) e poi in francese (1856). Gauss apprezzò molto l’opera di Lobacevskij, come risulta dal suo epistolario, ma non pubblicamente, per gli stessi motivi per i quali non pubblicò mai le proprie ricerche sullo stesso argomento: paura delle polemiche che si sarebbero accese con i kantiani. Nel 1842, tuttavia, Gauss fece nominare Lobacevskij membro della Società Scientifica di Gottinga, come riconoscimento dell’alto valore scientifico della sua opera. Tale soddisfazione fu, però ben presto amareggiata da varie sciagure che colpirono Lobacevskij: la cecità e nel 1846, a 54 anni, a dispetto della sua fama e dei numerosi servizi resi alla scienza e allo stato, il suo inspiegabile “licenziamento” dalla sua carica di rettore e di professore dell’Università di Kazan, dopo lunghi anni d’insegnamento. Era forse una “punizione” per il suo atto temerario di aver reso noto al mondo che oltre l’euclidea poteva esistere un’altra geometria altrettanto valida, di cui l’euclidea era un caso particolare? Questo non lo sapremo mai, ma il dubbio è lecito, viste le circostanze misteriose in cui avvenne l’allontanamento del grande matematico russo dalla vita pubblica del suo paese, nonostante le vigorose proteste dei suoi colleghi.
6. La geometria non-euclidea di Gauss-Bolyai.
Nella storia della scienza non è raro che più scienziati giungano alla stessa scoperta in maniera indipendente e coeva, cioè senza essere al corrente dei risultati, simili, ottenuti contemporaneamente da altri. Nel passato, ciò era dovuto soprattutto alle difficoltà delle comunicazioni e della diffusione delle pubblicazioni. Ciò accadde anche per le geometrie non-euclidee. Infatti, indipendentemente l’uno dall’altro e nello stesso periodo di tempo, altri illustri matematici del secolo XIX pervennero alla creazione della stessa geometria di Lobacevskij.
L’ungherese Janòs Bolyai nel 1832 pubblicò un’appendice all’opera Tentamen del padre Wolfgang (o Farkas) intitolata Scienza assoluta dello spazio4 che conteneva la stessa geometria non-euclidea di Lobacevskij.
Ma ancor prima di Lobacevskij e Bolyai, il sommo Gauss (1777-1845), “princeps mathematicorum”, pose in dubbio la veridicità universale della geometria euclidea, giungendo a risultati analoghi a quelli della geometria non-euclidea creata dal russo e dall’ungherese, che, però, come abbiamo già ricordato, non ebbe il coraggio di rendere ufficialmente noti. Gauss si dedicò a tali studi saltuariamente per lunghi anni, come è testimoniato dalle numerose lettere inviate a colleghi ed amici e da alcuni manoscritti trovati dopo la sua morte.
Da una lettera scritta all’amico Heinrich Christian Schumacher, risulta che Gauss dal 1792, cioè da quando aveva quindici anni5, si occupò del quinto postulato, dapprima anch’egli nell’intento di dimostrarlo, e, successivamente, invece, con la convinzione della possibilità logica di una geometria fondata sulla negazione del quinto postulato.
Questo atteggiamento di rottura è ben evidente in molte sue epistole, scritte negli anni successivi ai suoi tentativi di dimostrazione del quinto postulato. Il 16 dicembre 1799, a ventidue anni, nella lettera all’amico Wolfgang Bolyai, Gauss scriveva: “...solo che la via che ho imboccato conduce non già allo scopo che si desidera e che tu sostieni di aver raggiunto (la dimostrazione del V postulato di Euclide), ma piuttosto a mettere in dubbio la verità della geometria.” E poi Il 28 aprile 1817 nella lettera a Olbers: “Mi persuado sempre di più che la necessità della nostra geometria non possa essere dimostrata, non, per lo meno, dall’intelletto umano o per l’intelletto umano”. Particolarmente famosa è la lettera delle “strida dei Beoti” scritta da Gauss a Bessel il 27 gennaio 1829: “In qualche ora libera sono talvolta tornato a riflettere su un altro argomento che per me è già vecchio di quasi quarant’anni; intendo parlare dei primi fondamenti della geometria; non so se Le ho già parlato delle mie idee in proposito. Anche su tale argomento ho ulteriormente consolidato alcuni punti, e la mia convinzione che non sia possibile fondare la geometria in modo interamente a priori è divenuta se possibile, ancora più salda. Intanto lascerò passare molto tempo prima di decidermi ad elaborare per la pubblicazione le mie assai ampie ricerche sull’argomento, e forse ciò non avverrà mai durante la mia vita, perché temerei le strida dei Beoti qualora volessi esprimere compiutamente le mie idee.” I Beoti cui si riferiva Gauss erano i seguaci di Kant. Ancora più esplicita appare la posizione di Gauss verso la geometria euclidea in un’altra lettera all’amico Bessel, datata 9 aprile 1830:”.....dobbiamo umilmente riconoscere che mentre il numero è un puro prodotto del nostro spirito, lo spazio ha una realtà anche al di fuori del nostro spirito, e le sue leggi noi non le possiamo descrivere interamente a priori.
Nel gennaio 1832, Gauss ricevette dall’amico Wolfgang Farkas Bolyai copia dell’opera Tentamen con l’appendice Scienza assoluta dello spazio di Janòs Bolyai. Quando ebbe letta quest’ultima, così rispose al vecchio amico Farkas Bolyai: “Se comincio a dire che non posso lodare questo lavoro, tu certamente per un istante resterai meravigliato. Ma non posso fare altro: lodarlo sarebbe lodare me stesso; infatti, tutto il contenuto dell’Opera, la via spianata da tuo figlio, i risultati ai quali egli fu condotto coincidono quasi interamente con le mie meditazioni, che hanno occupato in parte la mia mente da trenta a trentacinque anni a questa parte.”. E più avanti concludeva: “Avevo l’idea di scrivere, col tempo, tutto ciò, perché esso non perisse con me. È dunque per me una gradevole sorpresa vedere che questa fatica può ora essere risparmiata, e sono estremamente contento che sia proprio il figlio del mio vecchio amico che mi abbia preceduto in modo così notevole.”. Questa è una splendida testimonianza di come la vera grandezza dell’uomo coincida con la generosità e l’onestà e non conosca l’invidia! Fra l’altro, tale riconoscimento di Gauss ha un particolare valore, essendo nota la sua avarizia nell’esprimere apprezzamenti ad altri matematici.
(Fine della 12° puntata)
(Note)
1 Per un’analisi dettagliata di tali idee si rimanda all’opera divulgativa di Lobacevskij  Nuovi principi della geometria edita in Italia da Boringhieri nella traduzione di Lucio Lombardo Radice.
2 Il concetto di angolo di parallelismo si trova già nell’Euclides ab omni naevo vindicatus di G. Saccheri.
3 N. I. Lobacevskij Sui principi della geometria 1829-1830.
4 La denominazione “assoluta“ è dovuta al fatto che tale geometria è ricavata dai primi quattro postulati di Euclide, e quindi non dipende dal quinto postulato (in latino absoluta = sciolta).
5 Gauss è stato uno dei più grandi geni dell’umanità. Fu un bambino prodigio, manifestando fin da piccolo uno straordinario talento: non aveva ancora compiuto tre anni che una sera, osservando il padre fare certi conti, gli fece notare che c’era un errore, ed era vero! Imparò a leggere da solo prima dei tre anni e manifestò per tutta la vita un’eccezionale abilità nel calcolo mentale.  Scherzando, soleva dire che aveva imparato a contare prima che a parlare.

 LE GRANDI IDEE DELLA SCIENZA

Sommario anno XIV numero 5 - maggio 2005