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26 luglio festa dell’esperanto e della giustizia linguistica

Luglio 25
18:03 2018

Il 26 luglio 1887, a Varsavia, veniva pubblicato il primo libro nella lingua internazionale esperanto. In questa riccorenza le Federazione Esperantista Italiana (www.esperanto.it) sottolinea l’importanza dei diritti linguistici dell’uomo e la necessità di politiche a protezione di essi. Lo scopo dell’esperanto è di essere usato per contatti fra persone di lingue diverse, che così si parlerebbero su un piede di parità. Nessuno si arroghi il diritto di sentirsi superiore a un altro.

La Federazione Esperantista Italiana invita a festeggiare il 26 luglio come la giornata della parità linguistica, e quindi di relazioni giuste fra culture, popoli, etnie.

La comunicazione è equa quando tutti i partecipanti dispongono delle stesse competenze linguistiche. É ovvio che, se alcuni hanno il diritto di parlare nella propria lingua materna mentre altri devono usare una lingua materna altrui, non c’è parità.

Se viene scelta una sola lingua, o un gruppo ristretto di lingue, a preferenza delle altre, quelle prescelte diventano privilegiate, e coloro che le parlano dalla nascita godono di un vantaggio competitivo. Questo è un modo per escludere gruppi di persone dall’attività politica, dalla formazione culturale, dal commercio, da molti altri aspetti della vita sociale. Vengono così rafforzate le disparità socio-economiche fra gruppi.

Esistono diritti umani linguistici, esistono diritti umani collegati con la lingua. La libertà di espressione e il diritto all’uso di una determinata lingua sono inseparabili.

Esperienze fatte in tutto il mondo dimostrano che politiche di multilinguismo possono ampliare le opportunità in svariati modi. L’UNESCO raccomanda un trilinguismo, con il riconoscimento di tre lingue: quella materna, una locale o regionale, una internazionale.

  • La lingua materna. Le persone desiderano, anzi pretendono, il diritto di usare la propria lingua materna, qualora questa non sia né la lingua regionale né quella internazionale.
  • Una lingua nazionale o regionale. Questa facilita le comunicazioni fra gruppi linguistici diversi coesistenti nello stesso territorio – un esempio è lo swahili nell’Africa orientale, dove si parlano molte altre lingue.
  • Una lingua internazionale. In questa epoca di globalizzazione, tutti devono avere il diritto di usare una lingua internazionale neutrale, che ponga i diversi popoli sullo stesso livello per la comunicazione internazionale.

É auspicabile che gli stati le accettino tutte e tre come lingue ufficiali, o quanto meno ne ammettano l’impiego, ne favoriscano l’apprendimento. Esistono parecchie applicazioni pratiche di trilinguismo, diverse da paese a paese. Mentre è possibile, o addirittura auspicabile, che lo stato prenda una posizione “neutrale” in materia di etnia e di religione, questo è impraticabile in campo linguistico. Le persone che operano a livello internazionale e i cittadini nei loro rispettivi paesi devono disporre di una lingua comune per capirsi fra loro in maniera efficace, ma nello stesso tempo devono avere il diritto di avvalersi della propria lingua materna.

La lingua internazionale esperanto è uno strumento neutrale che garantisce i diritti linguistici personali a livello internaziobale e interculturale. “Esistono al mondo diverse lingue pianificate. Fra queste l’esperanto a oggi è la più conosciuta e la più praticata. A mio modo di vedere, porterà un gran numero di vantaggi, da prendere in seria considerazione. Per apprenderla è necessario un tempo minore rispetto a qualsiasi lingua “naturale”, perché è semplice e logica, senza eccezioni. Ma questo non impedisce di esprimere qualsiasi concetto si voglia esprimere”, come attesta la nota linguista Tove Skutnabb Kangas dr.Tove Skutnabb Kangas. L’esperanto impedisce l’egemonia delle grandi potenze del momento. Oggi sono quelle di lingua inglese, e per questo l’inglese si pone come dominante. Sarà ancora così fra 50 anni? “L’esperanto contribuisce a dar voce ai diritti di chi parla qualsiasi lingua”. Ce lo dice un altro famoso linguista, il dr.Robert Phillipson.

Concetti simili sono stati espressi da linguisti italiani, ad esempio Bruno Migliorini Bruno Migliorini, per anni presidente della Accademia della Crusca ed allo stesso tempo autore di molte opere in esperanto, o Umberto Eco, che si esprime moto positivamente sull’esperanto nel suo libro “La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea”.

Il 26 luglio sia una giornata di festa non solo per gli esperantisti, ma per tutti quanti credono in un mondo equo e giusto, non diviso in privilegiati e ultimi meno fortunati.

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