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A Montjustin dorme H. Cartier-Bresson

A Montjustin dorme H. Cartier-Bresson
Settembre 27
10:04 2013

La tomba di BressonUna fra le più belle passeggiate che potrete fare, scelta per caso o come meta di pellegrinaggio se vi interessa la fotografia e i suoi protagonisti, nel piccolo borgo di Montjustin arrondissement di Forcalquier, cantone di Reillanne, Alta Provenza, cinquanta abitanti circa. Qui riposa il grande fotografo Henri Cartier Bresson, nato nel 1908 e scomparso nel 2004 a Céreste, poche decine di chilometri da qui. Montjustin, per chi è appena arrivato, è case di pietra, piccoli giardini usciti da quadri impressionisti, finestre con pennelli da pittura lasciati ad asciugare che segnalano micro atelier d’arte, la pittura fu il primo amore del Bresson fotografo.

Passeggiando s’incontrano, ancora, gatti disponibili al ritratto, digitale o meno, natura incontaminata tra boschi di querce e strade che collegano piazzette e case, cosa comune si dirà, se non fossero tappezzate di freschissima erbetta verde. A metà della collina che ospita il borgo si prende a destra, dominando una vallata colorata da appezzamenti irregolari di coltivi, visibile fra rose dalle molte sfumature. Fra ciliegi carichi di frutti, querce e azzurre fioriture estive si scende nel folto di un boschetto per poi risalire ad un tratto trovando davanti a sé l’oro fitto di estesi campi di grano. In cima ad un’altra breve salita si arriva ai due piccoli cimiteri di Montjustin, quello vecchio e quello nuovo. Poche lapidi di estrema semplicità s’alternano a malve di campo, papaveri e miriadi di farfalle nere e arancio che colorano pazienti ogni angolo. Il cimiterino nuovo è un po’ più a monte di quello vecchio e qui, accanto a Bresson dal 2012, riposa anche la moglie Martine Franck la cui tomba è adornata solo da singoli papaveri rossi che spuntano dal terreno. La tomba di Bresson è presidiata da un piccolo olivo che la ombreggia e sembra quasi nasconderla, quel poco che può, agli sguardi. Tornano presto alla mente, invece, gli sguardi catturati dal fotografo nei tanti ritratti di personaggi celebri fra cui Gandhi, Truman Capote, Coco Chanel, John Huston, Martin Luther King, Henri Matisse, Marilyn Monroe e molti altri. E poi le forme di muri, case e scale, il bianconero, ciò che sovrasta l’uomo e ciò che non riesce a sovrastarne l’anima. Tornando da quella pace si può salire al centro del borgo: un altro incantevole affaccio sulla vallata, stavolta dalla parte opposta, fra poche case di pietra decorate da schiere di fiori colorati ed un piccolo accogliente centro polifunzionale. ‘L’École Buissonière’, un gioco di parole che si traduce con ‘la scuola marinata, bigiata’ per dire che nell’edificio di un’ex scuola si trova ora un centro multiculturale con piccola ristorazione dedicata ai visitatori del borgo e posta per cavalli e cavalieri che, numerosi, si aggirano ammirando il quieto paesaggio. I locali che accolgono visitatori riuniti attorno a bibite fresche e giochi da tavolo, o per l’ascolto di buona musica dal vivo e spettacoli fra i più vari, ospitano anche mostre fotografiche: in luglio alcuni scorci mirabolanti di fontane grondanti acqua e gocce che riflettevano antichi borghi hanno catturato la nostra attenzione per la freschezza delle immagini e le inquadrature inusuali e poetiche. Ci è stato raccontato che molti dei bravi fotografi sono ragazzi con handicap psicomotori che collaborano anche con altre attività de L’Ecole; il centro che calamita su per queste strade l’attenzione di chi apprezza i valori della bellezza e della solidarietà. Pur essendo un puntino nella splendida campagna provenzale spesso la sera attira gitanti, per feste e cene, dai borghi vicini, fra cui Manosque, paese natale dello scrittore Jean Giono (L’uomo che piantava gli alberi, L’ussaro sul tetto, fra gli altri). Parafrasando Bresson: l’eternità (della bellezza) fissata in (tanti) attimi, i ricordi d’un borgo (e la sua vita vera) nella chiara luce estiva.

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