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Ai Partecipanti Velletri2030

Aprile 26
20:41 2018

La fantasia al potere”, è forse una delle frasi del ’68 che più fanno riflettere a cinquant’anni di distanza. Nell’epoca digitale che stiamo vivendo, la potenza rivoluzionaria dell’immaginazione sembra essersi persa, eppure sono stati i sogni, la creatività e la voglia di immaginare un mondo diverso che storicamente hanno impresso dei cambiamenti radicali nella società, nella cultura e nella politica.

Quando si parla di ’68 nell’immagginario collettivo ci si riferisce al movimento che si diffuse prevalentemente nelle università, critico verso l’organizzazione della società occidentale che sfociò in un conflitto tra generazioni e tra studenti e autorità costituita, docenti, politici, etc. Conflitto e critica che trovarono la loro espressione più clamorosa nelle manifestazioni avvenute nell’università di Berkeley negli Stati Uniti, da alcuni considerate la “scintilla” di tutto il processo, e poi nelle contestazioni studentesche esplose in tutta Europa: dalla rivolta di Valle Giulia al cosiddetto “Maggio francese”. Ma il ’68 non fu solo questo, fu un anno denso di avvenimenti storicamente importanti. Fu anche l’anno della repressione della Primavera di Praga, e del massacro degli studenti di Città del Messico, e tante altre cose ancora.

Quale giudizio darne, a cinquant’anni di distanza? Molti oggi si interrogano sull’eredità e l’influenza di quella stagione storica, ma soprattutto sull’urgenza di dare forma a nuovi sogni e a nuove forme di contestazione e di aggregazione sociale e politica.  Tra la nostalgia dei ”reduci” e la condanna di chi legge negli avvenimenti del Sessantotto l’atto di nascita del terrorismo, è giunto il momento di un bilancio storico e meno ideologico.  Bisogna anche ricordare la lettera di Pier Paolo Pasolini al Corriere della Sera nella quale, rivolgendosi agli studenti, tra l’altro scriveva “Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti!”  Bisogna anche ricordare Michele Placido, oggi attore affermato ma all’epoca poliziotto, che per un puro caso non si trovò al centro degli scontri di Valle Giulia perchè quel giorno era malato e da “celerino” si trovò spesso a manganellare studenti della sua età, sostenendo la lettera di Pier Paolo Pasolini dicendo “noi eravamo i veri proletari”.

Man mano che il Sessantotto si allontana nel tempo, la distanza tra ciò che è accaduto e ciò che è stato trasmesso appare infinita. Diviene perciò opportuno cercare nelle parole e nelle testimonianze di chi quei fatti li ha vissuti, le tracce per capire quali volontà, quali sogni e quali forze determinarono il cambiamento. Velletri2030 pensa che la sintesi fatta dagli scienziati del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e riportata nel numero di Gennaio 2018 del mensile “Almanacco della Scienza” sia equidistante ed equilibrata abbracciando molti degli episodi che hanno caratterizzato l’anno 1968:http://www.almanacco.cnr.it/reader/cw_usr_view_rubrica.html?giornale=8380&id_rub=32

Al di là degli avvenimenti sopra citati, il ’68 fu anche l’anno dell’uccisione di Martin Luther King, delle lotte delle donne per la parità di genere, l’anno del culmine dellla guerra in Vietnam, l’anno del terremoto del Belice e dell’alluvione del Biellese, e l’anno della scoperta della prima stella Pulsar. In realtà la scoperta ad opera della giovane astrofisica Jocelyn Bell dell’università di Cambridge nel Regno Unito fu fatta nel corso del 1967, ma resa pubblica agli inizi del 1968 con la pubblicazione sulla prestigiosa rivista Nature. Per questo motivo viene anche indicata come la stella rivoluzionaria. Nel 1974 la scoperta valse il Premio Nobel per la fisica ad Antony Hewish, Professore e Tutor di Jocelyn Bell, condiviso con Martin Ryle. Il Premio Nobel a Ryle e Hewish senza l’inclusione di Bell fu piuttosto controverso, e fu visto in certi circoli come una discriminazione di genere.

Tutti temi trattati con un approccio scientifico dagli scienziati del CNR che meglio ci aiutano a capire cosa fu l’anno 1968 al di là dei soliti stereotipi nostrani.

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