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Allarme aumento psicopatologie nell’infanzia e adolescenza

Allarme aumento psicopatologie nell’infanzia e adolescenza
Aprile 16
06:58 2018

Allarme aumento psicopatologie nell’infanzia e adolescenza
A frascati l’importante convegno sul tema

Sono in crescita le psicopatologie nell’età infantile e adolescenziale, con conseguenze gravissime come aumento di autolesionismo e suicidi che rappresentano oggi la seconda causa di morte tra i giovani, sempre più oggetto di devianze e disagi comportamentali.
Il grido d’allarme arriva da Frascati, dove il 14 aprile scorso l’istituto salesiano Villa Sora ha ospitato il convegno «Giovani violenti: bullismo, baby gang e violenza di genere», coordinato dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza presieduto dalla psicoterapeuta Maura Manca. Ha patrocinato l’evento l’Associazione dei Nuovi Castelli Romani insieme al Comune di Rocca di Papa. L’iniziativa ha avuto il sostegno di Lanna Autoservizi, New Limits e Tipografica Renzo Palozzi.
Dati ed esperienze, sono stati trasferiti al pubblico da un qualificato team di professionisti, per le diverse competenze coinvolto nella tematica. Focus principale quello del contesto familiare, oggi in gravissima difficoltà, dove molti bambini e ragazzi, secondo quanto riferito dai relatori, si sentono elementi di disturbo cresciuti soli in un quadro di vita frenetica assorbita dagli impegni e dal lavoro. Riferito poco ascolto e attenzione da parte dei genitori, la cui presenza-assente spesso distratta anche da cellulare e PC, cerca soddisfazione solo nei risultati dei figli a scuola o nello sport. Basta che i ragazzi non creino problemi alla loro vita già fin troppo impegnata. Quindi la richiesta/delega dell’educazione dei giovani alla scuola che non può e non ha gli strumenti per sostituirsi alla famiglia, nonostante il grande impegno per l’accoglienza e l’ascolto di ogni singolo problema.
Difficoltà che, nel tempo, se non prevenute e confortate da un giusto supporto, si possono trasformare in violenza fisica e psicologica verso il partner, i coetanei o gli adulti stessi, della quale autori sono per lo più i maschi sempre più chiusi in gruppo. Ma anche in reati di vario genere dei quali i minori non conoscono neppure la gravità agendo in maniera inconsapevole. Pur nella certezza che la loro giovane età li può affrancare da pene più severe. Questa la dinamica alla quale si è legato Ciro Nutello della Questura di Roma, coordinatore provinciale di Scuole Sicure, progetto di educazione alla legalità indirizzato ai giovani delle scuole di ogni ordine e grado.
Nel suo intervento ha lanciato l’allarme sull’urgente necessità di fare rete tra famiglia/scuola/istituzioni/forzedell’ordine ai fini della prevenzione. «Siamo gli ultimi a intervenire: a quel punto non possiamo fare più nulla perché siamo costretti ad applicare le leggi. E una fedina penale sporca compromette il futuro lavorativo dei ragazzi, non solo nel settore pubblico ma anche nel privato».
Sull’imputabilità o meno dei minori e sulla sua utilità ha parlato il penalista Andrea Labasi. «Abbassare l’età per l’accesso alla giustizia più severa a 16 anni può servire per risolvere il problema? Le pene per i minori sono sufficienti per scoraggiarli ad agire in forma illegale? E quanto realmente servono?» ha detto informando come un ragazzo su tre tenda a ricommettere reati. «Non serve la magistratura – ha aggiunto – per raggiungere l’obiettivo della prevenzione e del reinserimento, ma politiche sociali e relazioni vere che aiutino il ragazzo a trovare la sua identità. Ruolo che a livello sociale oggi è delegato solo alle parrocchie e agli oratori. Di centri diurni polifunzionali dove si parli di cultura, sport, volontariato e socializzazione non c’è traccia» ha sottolineato denunciando la corresponsabilità delle istituzioni, deboli nel porsi al fianco delle famiglie e della scuola in questa vicenda. Quindi l’affondo: «L’ammenda che paga un genitore se il figlio lascia la scuola dell’obbligo è di circa 30euro, molto meno di un divieto di sosta!»
Un sostegno arriva dal teatro con l’attore Simone Barraco, del Centro Artistico Internazionale di Nettuno e Genzano che ha spiegato come l’attività teatrale racchiuda discipline tali da rendere i ragazzi capaci di individuare se stessi. «Offrendo loro questa possibilità si può spostare il punto di prospettiva con la quale si guardano».
La presidente dell’ONA ha ricordato il sito da lei curato «www.adolescienza.it», un magazine online di psicologia per comprendere gli adolescenti. Quindi la sottolineatura del ruolo fondamentale della famiglia nella dinamica, nucleo molto spesso lasciato solo a gestire il sempre più difficile quotidiano. «Il nodo è nella non conoscenza vera del problema e in una mancanza di dialogo in ogni contesto in cui il ragazzo vive» ha affermato Maura Manca evidenziando come i ragazzi che manifestano disagio, tendano ad essere allontanati dai gruppi più che inclusi, ascoltati e compresi da un mondo adulto nel quale i giovani di specchiano e riferiscono e spesso ne replicano i comportamenti.
A Don Francesco Marrocco, dirigente di Villa Sora, il compito di raccontare i giovani anche con l’ausilio di uno scritto di Don Giovanni Bosco, l’amico dei ragazzi fondatore delle congregazioni dei Salesiani. «Non basta amare i giovani se non si accorgono di essere amati» ha detto il religioso sottolineando come la scuola, oggi più che mai, necessiti di educatori appassionati e preparati che interagiscano con i ragazzi e le famiglie. «I ragazzi sbagliano perché non sanno» ha aggiunto proponendo la trasformazione della pena in azioni sociali. Quindi l’auspicio di più formazioni scolastiche tecniche per quei giovani non troppo propensi allo studio che invece possono trovare la loro strada ancor prima nel lavoro.
A fargli eco il dirigente del Comprensivo Frascati 1, Giovanni Torroni, che ha parlato di una scuola italiana talmente inclusiva da accogliere ogni problematica. «Tutti possono sbagliare, le esperienze servono anche per capire e imparare a gestire se stessi in una comunità dove le regole vanno rispettate. Il nostro ruolo di supporto è questo: le sospensioni dalla scuola che applichiamo ai ragazzi, non sono punitive ma servono per attivare l’attenzione sul giovane a più livelli, a partire dalla famiglia. Ma abbiamo bisogno di una rete vera con una sempre crescente formazione del personale della scuola e percorsi comuni per risolvere il problema».
La pedagogista Marcella Ciapetti ha descritto le manifestazioni violente come forme volontarie di non rispetto di un limite, dove i codici educativi che ogni individuo deve avere dentro di sé per essere parte di un nucleo, vengono elusi. «Nel concetto di rispetto dell’altro che tutti devono avere interiorizzato – ha detto – ognuno ha gli strumenti per fermarsi a riflettere su quello che sta facendo. Se si danno regole, siamo noi genitori ed educatori i primi a doverle rispettare, nella coerenza. Ma i genitori non hanno più voglia di fare i genitori e delegano alla scuola che, in presenza di giovani disorientati, fatica a far rispettare i codici educativi. In questo contesto di educazione liquida – ha aggiunto – gli insegnanti sono da soli. La scuola deve fornire loro maggiori competenze e proposte formative diverse che invitino i ragazzi a lavorare di più in classe senza dover fare compiti a casa anche quando escono di scuola nel pomeriggio».

Chiara Antonini, psicoterapeuta dell’ONA ha presentato il report dell’associazione redatto su un campione di 11.500 ragazzi. Preoccupanti i dati emersi che parlano di paura del partner, possessività, controllo, violenza verbale, aggressioni, mancanza di fiducia, violenza digitale, controllo dei profili social. Con una predominanza maschile che, sempre di più, esprime il disagio non con il dialogo ma con le manifestazioni violente.
«Nel nostro percorso verso la promozione di cultura, formazione, salute, famiglia e informazione scientifica – ha detto Federico Pompili del direttivo della NCR – siamo felici che un argomento così importante sia stato approfondito in presenza di un pubblico vasto e partecipe. E’ il segno che stiamo lavorando bene su tematiche di sicuro interesse per le quali siamo sempre a disposizione. Ringraziando tutti i professionisti per la collaborazione, ci auguriamo che la giornata sia servita ad approfondire la conoscenza» ha concluso informando come la Asl Rm 6, presente con Fabio Canini, abbia stilato un Protocollo per il contrasto alla violenza di genere e sui minori con Comando provinciale Carabinieri, Questura di Roma, Diocesi di Albano, Regione Lazio, Procura della Repubblica di Velletri, Tribunale dei Minorenni di Roma e Ufficio Scolastico Regionale. Sottoscritto da 30 comuni del territorio, crea rete nell’ascolto e assistenza a donne e minori vittime di abuso. A disposizione un centro ascolto diurno all’ospedale “Luigi Spolverini” di Ariccia, uno spazio per le audizioni protette e Case Rifugio.

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