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Antiche presenze ciociare a Parigi

Antiche presenze ciociare a Parigi
Maggio 27
10:36 2012

Pifferaro ciociaro 1855 circaZampognaro ciociaro 1855 circaQuesto della gloriosa pagina della emigrazione ciociara in Europa prima e oltreoceano dopo, è uno di quei capitoli mai scritti che comporta – e giustifica – anche esso, assieme ad altri, il primato, ma all’incontrario, che marchia e bolla da tempi immemorabili il nostro capoluogo tra quelli del Paese, grazie alle pubbliche istituzioni di ogni sorta, a riprova del pessimo livello nel quale sostanzialmente vive il ciociaro frusinate, a dispetto dei Suv e dei palazzoni e dei telefonini che si vedono in giro e dei suoi parlamentari europei. Un esempio: stando a quanto rende noto il neo costituito Museo Nazionale della Emigrazione inaugurato un paio d’anni fa al Vittoriano a Roma, sul quale ci siamo espressi in almeno due occasioni per quanto attiene le non-informazioni sulla Ciociaria, in Italia ci sarebbero circa quattrocento associazioni e sodalizi che si occupano di emigrazione ma che unicamente nella provincia di Frosinone non ve n’è neppure una!

Solo a S. Elia Fiumerapido grazie a quei rari fenomeni quasi sicuramente di raccomandazione e di consanguineità partitica o di simbiosi di altra natura, hanno messo su una bella struttura in cemento armato dedicata alla emigrazione ma che di tutto si occupa – se si occupa – fuorché di emigrazione, stando ai fatti. La conseguenza oltremodo negativa per la Storia della Ciociaria – e non solo della Ciociaria – è che non sono disponibili elementi storici e statistici attendibili e sperimentati concernenti questo fenomeno sociale così determinante non solo nella storia di questa Terra per cui ognuno si ritiene libero di esprimere non di rado le più grosse inesattezze e perfino fandonie oppure di ignorarla. Questa la situazione. Semplicemente paradossale e oltremodo offensiva e umiliante: cioè, chi volesse scrivere e diffondere o semplicemente conoscere questo tema dell’emigrazione ciociara a partire dai suoi inizi e fino all’incirca il 1850/’60 – questo è il periodo importantissimo di cui parliamo – non troverebbe da noi nessuna fonte bibliografica e nessun punto di appoggio e di riferimento che abbiano naturalmente validità scientifica e storica. Anzi si direbbe che per la Ciociaria Frusinate il fenomeno migratorio non esista. E in effetti oltre a quelle piccole kermesse intitolate ‘festa dell’emigrante’ che si svolgono in estate in molti comuni che hanno comunque il merito di tener desta tale pagina della Storia, tutte le altre istituzioni provinciali sono anche rispetto a questa vicenda fondamentale e determinante, completamente inerti e cadaveri: uno dei rimproveri imperdonabili passato ormai alla storia, è che non sono state in grado fino ad oggi di erigere un qualche memoriale qualsiasi a questa umanità affamata e intrepida che ha portato il nome ciociaro, onorandolo, in tutto il mondo: è la più grande offesa e allo stesso tempo la più grande colpa commessa dai reggitori della cosa pubblica che si sono alternati nella stanza dei bottoni, incapaci di comprendere l’alto valore connesso con una iniziativa del genere. E la cosa turba maggiormente se si pensa anche alle cifre gigantesche soprattutto di fondi regionali che si spendono in tutta la provincia per opere inutili o per restauri di opere eseguite ex novo cinque anni prima. Ci fosse stato fino ad oggi un politicante qualsiasi che avesse mai dovutamente menzionato questa realtà dell’ emigrazione, avesse mai parlato di arte e di cultura, avesse mai parlato di erigere una pinacoteca o galleria non dico del costume ciociaro o degli artisti ciociari, ma almeno sull’arte contemporanea la quale ultima non si nega nemmeno nella giungla. Un museo civico non dico cittadino, ma almeno provinciale. Zero.

Questo è il primato della provincia di Frosinone. Mai! Ci si chiede, e pare che lo si stia cominciando a chiedere, a che pro, in effetti, eleggiamo i nostri politicanti? Quindi specie per quanto attiene la pagina migratoria dei ciociari c’è tutto da scrivere e da annotare ma prima di tutto da ricercare.

Le pubbliche istituzioni che prime avrebbero l’obbligo di occuparsene, quantomeno di prevedere e di promuovere, fino ad oggi, come pure oggi!, sono, come detto, tutte morte: sono vive solo per il cemento armato e l’asfalto, continuando, pervicacemente e ottusamente e quindi con grande nocumento irreversibile della comunità, a ritenere che solo il cemento armato sia portatore di lavoro e di benessere, trascurando quindi, come è successo, tutte le altre attività umane possibili e normali in ogni altra società, sovente molto più remunerative e produttive, certamente molto più impegnative ma sicuramente non speculative, quale appunto, nel nostro caso, la valorizzazione e la promozione intelligente e pragmatica del fenomeno migratorio ciociaro.

Tracce e documenti storici confermano che le prime presenze oltralpe sono quelle degli artisti di strada, i girovaghi: suonatori di organetto e di piffero e di zampogna, ballerini, cantastorie, ammaestratori di cani e di scimmie, venditori della fortuna con il pappagallo e analoghe esibizioni. Importante rilevare che tali presenze non furono episodiche o saltuarie bensì si trattò di flussi costanti e permanenti alla cui origine erano, nel nostro caso, unicamente la miseria, la fame, le molte bocche da sfamare. I primi avamposti e pionieri furono solo uomini e principalmente giovani e adolescenti. E i luoghi di approdo, dopo viaggi a piedi che duravano mesi, una vera diaspora biblica, furono essenzialmente la Scozia, Londra, Parigi e anche qualche città della Germania. Si vennero a costituire delle comunità e dei nuclei molto legati e solidali tra di loro che successivamente si trapiantarono in altre città. Quando verso il 1870 e poi dopo questa data in entità sempre maggiori, per un altro mezzo secolo, iniziò l’esodo nazionale vero e proprio al di là delle Alpi e soprattutto al di là degli oceani, nelle città menzionate si erano già costituite da circa un secolo comunità ormai consolidate e abbastanza integrate di ciociari. E questa prima emigrazione, prima anche a livello nazionale, originò quasi esclusivamente dalla Valcomino, principalmente dai paesi sulle Mainarde e dalle sue pendici molisane, vale a dire da San Biagio Saracinisco, da Picinisco e soprattutto dalle sue frazioni di San Gennaro, San Giuseppe, Immoglie, da Cardito di Vallerotonda, da Vallegrande di Villalatina e da Filignano e maggiormente da certe sue frazioni quali Cerasuolo, Mastrogiovanni, Mennella.

Nel libro Ciociaria sconosciuta si affronta anche tale segmento della Storia e si fornisce l’ immagine forse più antica della presenza ciociara a Parigi pubblicata nel 1846 in un noto giornale dell’epoca, lo ‘Charivari’. Qui invece vogliamo offrire al godimento e alla gratificazione del lettore due immagini di artisti girovaghi ciociari a Parigi come visti da quello che va considerato il pioniere dell’arte fotografica, colui che prima di tutti vide in questa rivoluzionaria scoperta umana tutte le potenzialità artistiche, estetiche e tecniche nascoste: i ritratti che già nel 1854 e dopo realizzò dei personaggi noti della Parigi dell’epoca forniscono una prova della sua unica inventiva artistica. Ma non serve dilungarsi, la rete fornirà a chi lo vuole, tutte le informazioni su Gaspard-Félix Tournachon detto Nadar (1820-1910), il primo grande vero fotografo della Storia. Le foto risalgono al 1855 circa, un documento di estrema rarità del quale siamo grati al catalogo su Nadar pubblicato nel 1994-95 a Parigi.

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