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Barbie ti mollo!

Novembre 26
18:23 2011

Con queste parole, il bambolotto Ken decide di troncare la sua relazione con Barbie. Lo storico fidanzato della bambola costruita dalla Mattel si rifiuta di uscire «con ragazze che contribuiscono alla deforestazione». Il pupazzo, lo afferma in un video animato realizzato da Greenpeace che denuncia il colosso dei giocattoli americano perché – stando alle indagini compiute dagli investigatori dell’Associazione – il legno degli imballaggi della Barbie proviene dall’Asia Pulp and Paper (APP), un’azienda indonesiana del gruppo Sinar Mas (specializzato nella produzione di carta e olio di palma), che produce cartoni e imballaggio danneggiando irrimediabilmente le foreste di Sumatra. Facendo leva sui nostri ricordi d’infanzia, Greenpeace pone all’attenzione generale un problema molto sentito, attivando una campagna mondiale e lanciando una petizione on line per invitare le persone comuni a protestare contro la Mattel, almeno finché la multinazionale continuerà ad avere rapporti commerciali con quello che, secondo gli ambientalisti, è «uno dei peggiori distruttori della foresta pluviale in Indonesia». Nello spot semi-comico di Greenpeace, Ken scopre da un suo interlocutore (una voce fuori-campo) che Barbie taglia gli alberi con una motosega perché vuole risparmiare sulle spese di confezione della sua scatola. L’habitat della tigre di Sumatra, specie in via d’estinzione, è sempre più minacciato dalla conversione delle foreste in piantagioni per la produzione di carta. Ma da parte sua la APP smentisce le accuse, assicurando che gli imballaggi della bambola sono prodotti già col 96% di materiale riciclato e che, entro il 2015, questa percentuale salirà al 100%. Attualmente l’azienda asiatica produce in un anno circa 2 milioni di tonnellate di pasta di legno e più di 5 milioni di tonnellate di carta e materiali di imballaggio. Ha stabilimenti in Indonesia e in Cina e clienti in oltre 60 paesi del mondo. Alla fine del 1990 varie organizzazioni per l’affermazione dei diritti dei poveri e per la difesa dell’ambiente avevano mosso accuse e denunce – una delle quali vedrebbe l’azienda implicata nelle pratiche di deforestazione della Cambogia – contro la APP che si è sempre difesa soltanto a parole o grazie alla complicità dei governi locali che hanno attuato riforme per la gestione della terra, molto più favorevoli all’azienda che agli ecosistemi territoriali. Nel sito della campagna di Greenpeace infatti è scritto: «Investire nel futuro dell’industria dei giocattoli non può voler dire nessun futuro per le foreste», perciò la Mattel dovrebbe fermarsi e «non distruggere le foreste per il packaging dei giocattoli». La protesta mondiale, partita da Los Angeles a giugno, ha coinvolto, fino a questo momento, anche due stabilimenti della casa costruttrice della Barbie – uno nella città americana e uno a Giacarta – sulla cui facciata esterna sono stati affissi dei megastriscioni che raffigurano Ken mentre denuncia il comportamento da serial-killer della sua fidanzata. Per aderire all’iniziativa e sperare in una politica aziendale rispettosa del pianeta che possa riportare anche la pace tra la coppia-giocattolo: www.greenpeace.org/italy/barbie.

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