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Bioterrorismo: gli agenti biologici di classe A

Febbraio 26
19:45 2012

In caso di sospetto rilascio di agenti B (Biologici) l’individuazione e il riconoscimento clinico richiedono test diagnostici di laboratorio di alta qualità basati su tecniche e protocolli omologati, che ne facilitino la diagnosi. Si rendono necessari quindi tecnologie e metodi complessi, competenze e capacità di laboratorio per fronteggiare agenti ad alto rischio, nonché un’impennata della domanda in caso di minacce o attentati multipli.

 

Occorrono piani appropriati e sicuri per la raccolta e il trasporto di campioni, reagenti e specimen; l’indagine sul campo, inoltre, deve essere rapidamente disponibile per analizzare i rapporti tra i casi e per determinare la portata e la distribuzione delle esposizioni ambientali, nonché per coordinare l’attività diretta a ricostruire in quale modo le persone colpite siano venute a contatto con gli agenti patogeni e a individuare altri casi. Il tutto al fine di individuare tempestivamente:

– i gruppi potenzialmente esposti;

– agente biologico infettante;

– profilassi antibiotica;

– vaccinazione e/o monitoraggio.

A tale scopo, il personale addetto alla reazione sanitaria deve essere adeguatamente attrezzato e organizzato, deve disporre tempestivamente di quantità sufficienti di medicinali e di altre forniture mediche, di apparecchiature di protezione e decontaminazione, di kit di rilevazione, di attrezzature per il prelievo di campioni e di servizi medici e di laboratorio.

Anche per l’Unione Europea (UE) la pianificazione della preparazione e della capacità di reazione è una priorità chiave. L’obiettivo principale è quello di rendere compatibili e interattive le contromisure degli Stati membri. A tal fine, è stato compilato un elenco dei piani nazionali di emergenza in materia sanitaria.

L’importanza di un’azione comune all’interno dell’UE ha comportato la creazione, nell’ottobre 2001, di un Comitato di Sicurezza Sanitaria (CSS) composto di rappresentanti dei ministri della sanità e destinato a favorire la cooperazione nella lotta contro il bioterrorismo. Il 17 dicembre 2001, il CSS ha concordato un programma di cooperazione in materia di predisposizione e reazione agli attentati con agenti biologici e chimici (sicurezza sanitaria), il cui nome in codice è BICHAT e che ha quattro obiettivi tra cui quello di creare una capacità europea di rilevamento e identificazione tempestivi degli agenti biologici e chimici che possa essere usata in caso di attentati e per la determinazione e diagnosi rapida e affidabile di casi pertinenti.

La rilevazione della diffusione deliberata di agenti biologici si basa essenzialmente sui sistemi di vigilanza di cui dispongono gli Stati membri per controllare l’insorgere di malattie infettive e il loro coordinamento a livello comunitario è realizzato nel quadro di una decisione, del 24 settembre 1998, concernente la sorveglianza e il controllo delle malattie trasmissibili.

Gli agenti biologici utilizzabili in atti di bioterrorismo sono già stati classificati secondo criteri quali l’infettività, la virulenza, la persistenza nell’ambiente, la facilità di manipolazione e diffusione e l’esistenza di difese per contrastarne la propagazione e gli effetti. Nel parere dell’Agenzia Europea di Valutazione dei Medicinali (AEVM) sui vaccini e sulle cure si fa riferimento all’elenco pubblicato dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) americani.

La World Health Organizzazione (WHO) definisce arma biologica: un’arma che ha come obiettivo quello di disseminare agenti che provocano malattie, come virus, batteri, tossine, acidi nucleici infetti o prioni, e propone un elenco di 47 agenti biologici che possono essere considerati armi biologiche. Altre liste sono state proposte dall’ONU e della NATO. Tra gli esperti c’è comunque unanimità nel ritenere alcuni agenti biologici come armi biologiche: il bacillo del carbonchio, quello della peste, il batterio della febbre tifoide, il virus del vaiolo, la brucella, lo Pseudomonas pseudomallei, e la Francisella tularensis.

Gli esperti dell’OMS aggiungono a questo catalogo molti altri microrganismi come il vibrione del colera, gli hantavirus, (o virus della febbre coreana), i virus della febbre emorragica di Crimea e Congo, della febbre della Valle del Rift, i virus dell’encefalite russa primaverile ed estiva, l’agente della dengue, i virus dell’encefalite giapponese, dell’encefalo mielite equina venezuelana e dell’influenza.

Anche i CDC hanno recentemente aggiornato la lista dei patogeni che rappresentano il maggior rischio per la sicurezza mondiale, tenendo in considerazione alcuni criteri quali:

– la facilità con cui un germe può essere disseminato e diffuso per contagio da uomo a uomo;

– il potenziale mortale;

– le ripercussioni sulla salute pubblica;

– l’impatto psicologico sulla popolazione;

– la capacità di costituire un elemento di disgregazione sociale;

– il livello di specializzazione degli interventi attuabili per controllare un’eventuale emergenza.

Diversi agenti biologici sono stati inquadrati nelle tre categorie A, B e C (Tabella 1) dai CDC e dal National Institute of Allergy and Infectious Disease (NIAID). Come si può osservare in questa tabella, vi sono alcune differenze fra queste agenzie governative relativamente agli agenti della categoria C, e un elevato grado di accordo per le categorie A e B. Le patologie o gli agenti di categoria A rappresentano il più alto grado di rischio per la sicurezza nazionale, ed hanno quindi la priorità più elevata. Ciò è principalmente dovuto ai seguenti fattori: 1) sono facilmente disseminabili o trasmissibili; 2) hanno un elevato tasso di mortalità; 3) possono causare panico e collasso sociale; 4) richiedono misure preventive particolari.

Questa categoria include agenti come il carbonchio, l’agente eziologico della morte nera o peste e il vaiolo. L’uso della posta per la diffusione del carbonchio nel 2001 ha rilevato l’effetto che un agente di categoria A può avere sulla popolazione e l’impatto che esso può avere sulla preparazione del Sistema Sanitario.

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