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Brasile invisibile

Brasile invisibile
Febbraio 02
15:17 2009

Camion senza fari e parabrezza carichi di legname, fuoco, polvere e animali da pascolo, la storia di un’insistente ripetizione con i popoli dei villaggi che coltivano il sogno di arricchirsi, le pompe funebri e i dormitori che invece prosperano. Nella tran-idirì che costeggia la “stazione ecologica tera do meio” dove teoricamente è proibita la visita pubblica e dovrebbero entrare solo ricercatori e scienziati,

il traffico è spesso intenso. Questa località chiamata Saò Felix do Xingù. È il km zero di una strada che non esiste, tutto quello che si trova al di là non è riscontrabile nelle mappe stradali e non è catalogato dal ministero dei Trasporti e dagli Organi Ufficiali, perché le strade “dos fazendeiros e dos mineiros” sono l’inizio di una maglia di percorsi clandestini che avanzano sulla terra di mezzo ritagliando due unità di conservazione ambientale e ingoiando la foresta da est verso ovest. L’immagine del satellite dimostra la foresta rasa al suolo, tronchi utili allineati ai bordi della strada, quelli inutili che diventano carbone, 820 km d’intensa devastazione che si estende anche sulle persone. Una complessa struttura informale basata sull’estinzione, dove è difficile incontrare una fazenda che rispetti il limite del 20% di disboscamento che la legge prevede per la foresta amazzonica, ma nessuno ammette questo anche se colto in flagrante. Scuole, supermercati e posti di gasolina, nulla di ciò dovrebbe esistere nella riserva ambientale “foresta nacional do bom futuro” una delle maggiori foreste dello Stato di Rondonia, creata con leggi federali nel 1988, equivalente a 3500 chilometri quadrati dove vivono più di 2000 persone, il tutto consolidato in forma tale da non poter uscirne se non attraverso una soluzione congiunta tra abitanti e rappresentanti governativi. Alcune denunce attraverso internet hanno attivato l’equipe chiamata “salvamazonia”, che sia per via aerea che per via terra ha realizzato un reportage, riprendendo numerose scene di distruzione di un’area che dovrebbe essere intoccabile. In alcuni momenti della visita alcuni camionisti sfiduciati dalla gran movimentazione, abbandonavano i camion carichi d’alberi, che potevano essere considerati re della foresta, data la loro altezza che arrivava fino a 40 metri. Il padre Angelo Pansa che la percorre da oltre quarant’anni ed è membro integrante della Corte Internazionale del Medio ambiente dell’ONU, nella sua ultima visita pastorale agli abitanti della regione, ha sottolineato loro che le intossicazioni e le difficoltà respiratorie che contraggono, oltre alla morte di numerosi pesci nei fiumi, sono causate da una premeditata semina via aerea a bassa quota di una sostanza particolarmente nociva presente nell’agro tossico distribuito a pioggia, con l’ulteriore aggravante dell’accantonamento incontrollato, disordinato e senza protezione, degli imballaggi delle sopracitate sostanze. «L’applicazione aerea ripetuta e prolungata direttamente sopra le persone – afferma Francisco Roma esperto di tossicologia ambientale – è un quadro raccapricciante e inaccettabile, che causa inevitabilmente l’aumento delle probabilità di contrarre infezioni e linfomi». Per il padre della foresta Angelo Pansa, «va ripiantato tutto nuovamente, o vedremo tra non molto un infinito deserto. Stanno derubando il cielo perché gli alberi sono le braccia che lo sostentano».

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