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Casilino 700: un’altra purga etnica a Roma

Novembre 12
16:14 2009

Casilino 700: un’altra purga etnica a Roma. Continua nell’indifferenza la tragedia umanitaria dei Rom in Italia

Roma, 12 novembre. Non traggano in inganno le dichiarazioni pubbliche, l’uso di un linguaggio rispettoso dei diritti umani (dove di continuo il dichiarante si premura di affermare che “lavoriamo per la legalità e l’integrazione”, i paraventi – in forma di anelli di polizia – che tengono lontani attivisti e giornalisti nei momenti cruciali, gli interventi sul campo di onlus finanziate dal governo italiano. Non tragga in inganno la proposta di forme ad hoc di assistenza; “cavallo di battaglia” delle autorità intolleranti è la formula: donne e bambini in dormitori, mariti e padri in mezzo alla strada, oppure: daremo accoglienza agli “aventi diritto”, come se esistessero esseri umani non aventi diritto alla vita e alla dignità. Non tragga in inganno l’apparenza “perbene” dei mandanti delle evacuazioni, che troppo spesso alimenta il pregiudizio del Rom sporco e dunque cattivo, in antitesi al politico o al poliziotto lindo, curato, in abito classico o in divisa e di conseguenza… buono, amico della legalità e della collettività. Non traggano in inganno i proclami e le invettive della “folla inferocita” di cittadini: “Ma voi che siete così bravi, perché non portate gli zingari a casa vostra? Perché non venite a vedere come vivono, cosa bruciano nei loro roghi, come costringono a vivere i loro bambini, come si ubriacano e perdono la testa?”
Sono le solite ragioni del lupo, che abbiamo ascoltato persino durante i processi per crimini contro l’umanità, nei confronti di mandanti ed esecutori di genocidi (“Noi non perseguitavamo ebrei e ‘zingari’, noi obbedivamo agli ordini”). Quello che è accaduto ieri a Roma, nel campo denominato “Casilino 700” ha un solo nome: purga etnica. Purga etnica, come ognuna delle centinaia i operazioni di sgombero etnico avvenute negli ultimi anni. La giurisprudenza definisce la purga etnica, che è uno dei più efferati crimini contro l’umanità, come una serie di azioni mirate a rimuovere da un territorio la popolazione di un dato gruppo o sottogruppo etnico-culturale. Nelle sue manifestazioni meno violente, è simile all’assimilazione forzata e alla deportazione di massa, mentre nelle sue forme più gravi conduce a lutti, abbassamento della speranza di vita media, tragedie umanitarie.
Le operazioni di “purga etnica” dipendono sempre da precise scelte politiche di governi e autorità, sulla base di discriminazioni etnico-linguistiche, religiose e ideologiche e su considerazioni di ordine politico e strategico, in particolar modo riguardo a un concetto distorto di sicurezza. Le più gravi forme di pulizia etnica avvengono quando i governi fanno dipendere le loro politiche dai comparti di maggioranza delle popolazioni, ovvero alla percentuale di cittadini sufficiente a ottenere il successo alle elezioni politiche o amministrative. Ci si può opporre alle politiche di pulizia etnica solo rispettando le Carte dei Diritti Umani, che tutelano le minoranze. Senza tale rispetto, che dovrebbe essere obbligatorio, la democrazia si trasforma in un regime persecutorio e spesso gli eventi di pulizia etnica non vengono avvertiti fuori dai confini dello Stato divenuto regime razziale. Il caso dell’Italia è oggi emblematico, perché in nome di una maggioranza dell’elettorato definita dai politici italiani “popolo sovrano” si sono via via cancellati i diritti fondamentali di persone e popoli e le conquiste civili. Chi governa, a livello nazionale o locale, decide che si possono deportare impunemente i profughi, che distruggere insediamenti di Rom in crisi umanitaria – mettendo famiglie inermi in mezzo alla strada – diventa lecito, che nei Cie e nelle carceri sia tollerabile torturare, umiliare e a volte uccidere i detenuti, che una legge italiana può equiparare il rifugiato a un criminale (soggetto a persecuzione, arresto, trattamenti inumani e deportazione), che gli attivisti possono essere intimiditi o minacciati, che gli assassini etnici hanno diritto a una protezione di fatto, che stampa e tv sono libere di diffondere odio e calunnie razziali, che personalità politiche o comunque pubbliche possono lanciare invettive contro etnie di minoranza. Come nel Terzo Reich. Se si considerano poi i legami strettissimi e ormai fuori controllo fra criminalità organizzata e politica (per comprenderne la portata è sufficiente effettuare su google una ricerca, associando nome e cognome di deputati, senatori, ministri e alte cariche istituzionali alle parole “mafia”, “pentiti”, “collusione”, “favoreggiamento”), se si considera tale inquietante realtà, si comprenderà come faccia comodo a chi gestisce affari illeciti per miliardi di euro concentrare il lavoro delle forze dell’ordine contro ‘zingarelli’ scalzi, senzatetto e poveracci rifugiatisi in Italia dall’Africa o dall’Afghanistan. E adesso torniamo al Casilino 700. Le operazioni di sgombero, iniziate all’alba di ieri, sono state metodiche e spietate. Donne, bambini e malati (con casi di gravi patologie oncologiche e cardiache) si sono trovati sulla strada, mentre le ruspe distruggevano le baracche e i beni dei Rom colpiti dalla purga. Oltre 500 Rom sono stati evacuati. Decine sono stati caricati su pullman e condotti nell’inferno dei Cie. Decine espulsi e costretti a tornare in Romania, dove nessuna speranza di sussistenza li attende. Moltissimi malati che ricevevano cure mediche essenziali si troveranno presto in grave pericolo di vita.
Grazie all’aiuto dei Blocchi precari metropolitani e all’intervento della Croce Rossa presso le autorità, è stato occupato l’ex deposito Heineken di via dei Gordiani. Cento bambini andranno ancora a scuola, perché i genitori vogliono che sia riconosciuto questo loro diritto basilare, ma non si sa per quanto potranno continuare a sedersi ai banchi, accanto ai “fortunati” bambini italiani. Quasi duecento persone, con giovani donne incinte, in preda al panico si sono allontanate, facendo perdere le tracce. Vi è notizia, da confermare, di un aborto spontaneo e diversi casi di malori causati al freddo e dal disagio di vivere senza riparo. Il Gruppo EveryOne sta cercando di rintracciare le famiglie che hanno intrapreso l’ennesimo calvario per i quartieri romani. Verso le dieci del mattino, abbiamo inviato un messaggio urgente a Istituzioni, associazioni, attivisti e autorità, chiedendo assistenza umanitaria immediata per le famiglie ridotte sul lastrico. Dopo un contatto con il Gruppo EveryOne, che gli descriveva la situazione sul campo, interveniva, contemporaneamente ad alcuni gruppi di attivismo, il dottor Marco Squicciarini, Responsabile Nazionale della Croce Rossa Italiana per le attività di accoglienza e assistenza Rom e soggetti senza fissa dimora. Il dottor Squicciarini attivava un’azione di sostegno alle famiglie, identificando alcuni dei soggetti in cattive condizioni di salute e fornendo loro assistenza. Contemporaneamente, avvalendosi di una piccola rete virtuosa, riusciva a fornire coperte e generi di prima necessità a una parte degli sfollati, nonché a collaborare alla creazione di condizioni di vita minime presso la ex Heinken. Con un intervento “disperato”, siamo riusciti a evitare che il dramma umanitario colpisse tutti e 500 i Rom, ma il futuro delle famiglie ricoverate in via Gordiani è quanto mai incerto. Il sindaco Alemanno ha annunciato la consueta procedura: accoglienza nei quattro campi-ghetto che esisteranno a Roma per gli “aventi diritto” e condanna a una “marcia della morte” oltre i confini di Roma per gli altri. Intanto, i movimenti neonazisti esultano e nei loro luoghi di ritrovo, virtuali e non, annunciano nuove manifestazioni per avere una Roma “zigeunerfrei”, libera da “zingari”. Roberto Fiore, capo di Forza Nuova, coglie questo momento di catastrofe umanitaria per tentare di colpire al cuore i Rom di Roma. Il 27 il suo movimento anti-stranieri ha annunciato una manifestazione presso il campo del Casilino 900. Atto assolutamente irresponsabile, che acuirà l’odio razziale già ben vivo nella capitale verso il popolo Rom e che si è espresso attraverso innumerevoli episodi di violenza razziale. Il Gruppo EveryOne invierà nei prossimi giorni una lettera aperta alle Istituzioni e alle autorità romane – per conoscenza all’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, alla Commissione e al Consigli d’Europa – chiedendo che tale manifestazione non venga autorizzata e che invece siano attivati interventi di desegregazione e solidarietà per le comunità Rom fino ad oggi perseguitate in modo barbaro e iniquo.
Sottoscriviamo le dichiarazioni del dottor Marco Squicciarini: “Con i nostri interventi umanitari stiamo curando superficialmente le piaghe, mentre la patologia procede inarrestabile”. Attendiamo un programma di intervento nazionale (cui forniremo volentieri un contributo), elaborato dal Responsabile Nazionale della Croce Rossa, necessario per definire efficacemente le politiche di intervento che occorrono per superare l’emergenza riguardante i Rom in Italia ed evitare che la crisi dei Diritti Umani nel nostro Paese si aggravi ulteriormente, con conseguenze sempre più catastrofiche. Ma è ormai impensabile che il solo dialogo con le Istituzioni, ormai malate incurabilmente di razzismo e xenofobia, possa limitare le politiche persecutorie, l’orgia di crudeltà e odio che inebria le autorità italiane. E’ necessario sollecitare interventi da fuori, da parte di Istituzioni che ancora servono i valori della democrazia e le leggi che nei Paesi civili proteggono le minoranze e i poveri.

Gruppo EveryOne

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