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Cassano, gli omosessuali e il giornalismo moderno

Cassano, gli omosessuali e il giornalismo moderno
Giugno 12
22:00 2012

cassanoIeri Antonio Cassano, nella conferenza stampa del pre-vigilia di Italia Croazia per l’europeo di calcio 2012, ha affermato che “se ci sono froci nella nazionale di calcio questi sono problemi loro e io non ne parlo altrimenti chi sa che diranno delle mie affermazioni”.
Detto fatto. Tutta Italia ha parlato di quello che ha detto Cassano.
Faccio una premessa d’obbligo. Anche se non sono un attivista per i diritti dei gay mi rendo conto che usare la parola “froci” e la parola “problema” sono di fatto un raro esempio di politicamente scorretto che il fantasista barese ha offerto a tutti, proprio come uno dei suoi proverbiali assist che da dieci anni e più ci deliziano in partita.

Devo dire però che in questo caso la mia attenzione non l’ha catturata FantAntonio ma il giornalista che gli ha posto la domanda e che non nomino perché non merita neanche la mia seppur limitata pubblicità.
A cosa serve infatti fare una domanda del genere ad Antonio Cassano? Cosa spinge un “professionista” della penna o del microfono a parlare di quell’argomento, in quel modo e con quella persona?
Il pretesto è semplicemente grottesco. Un altro giornalista, Cecchi Paone, in un momento libero trovato tra la partecipazione a un reality e un altro, aveva fatto una dichiarazione che recitava più o meno così: “Nella nazionale di calcio ci sono due omosessuali che non hanno fatto outing”.
E chissenefrega? Verrebbe da dire di getto. Ma non siamo mica nel vecchio regime e allora impegniamoci a essere più accomodanti. Cecchi Paone avrà cercato, secondo il sottoscritto in modo discutibile, di attrarre l’attenzione dell’opinione pubblica a margine di un evento mediatico come quello dell’europeo di calcio, verso il problema, assolutamente sacrosanto, dell’accettazione dell’omosessualità.
Ma il giornalista che in conferenza stampa ha rivolto questa domanda a Cassano quale spinta professionale poteva avere?
Sempre secondo il sottoscritto è piuttosto chiara. Il “professionista” della penna e del microfono si sarà detto: “Cassano lo conosciamo per le ‘cassanate’ e quindi se gli faccio una domanda del genere non saprà gestire la situazione e ne dirà una delle sue; in questo modo tutta Italia parlerà di me, della mia testata e in parte anche del problema dell’omofobia”.
Ebbene di un ragionamento del genere io non salvo nemmeno l’ultima parte, che a primo acchito sembrerebbe nobile e rispettabile. Non la salvo perché in questa occasione di omofobia se ne è parlato in modo sbagliato e fuorviante.
La verità, piuttosto triste in realtà, è un’altra. Il giornalismo moderno si sta rapidamente facendo soffiare il mestiere da mondi e professionisti paralleli che ormai di gran lunga sono le realtà più seguite dal pubblico. Forse si tratta ancora di fruitori tecnologicamente più smaliziati, che però nei prossimi anni continueranno a crescere sempre di più.
Grazie alla tecnologia si sono imposte all’attenzione del grande pubblico realtà che diffondono, creano e gestiscono le notizie in modo nuovo e accattivante: blog, siti web, video inchieste, content curation, newsmastering. Ormai tutto questo è diventato il vero giornalismo d’inchiesta, il giornalismo di cronaca, quello che sta sul pezzo e che riferisce del mondo, di come si muove, di come va avanti, di chi lo governa. Sempre di più chi riuscirà a organizzare l’informazione indipendente e di nicchia avrà il vero rapporto privilegiato con il lettore e i grandi editori faranno bene (molti infatti lo stanno facendo) a essere pronti per questo cambiamento dell’organizzazione del flusso di notizie.
Il giornalismo tradizionale fatto di attenzione spasmodica allo scoop privo della benché minima notizia, si spera venga quanto prima travolto senza appello.
Ma tutto questo ovviamente lo sentirete difficilmente dire a un giornalista tradizionale, soprattutto se affermato.
I giornalisti sono infatti troppo impegnati.
Se si tratta di professionisti di successo sono indaffaratissimi nello strappare contratti milionari a grandi testate e a grandi Tv, oppure a produrre un tiki-taka alla spagnola (passatemi un gergo calcistico in onore degli europei) per palleggiarsi l’uno con l’altro le nomine di direzione tra giornali, Tv e consigli d’amministrazione.
Se invece si tratta di professionisti meno affermati sono troppo occupati nel prendersela contro tutte le possibili e immaginabili categorie privilegiate del nostro paese, dai politici ai tassisti, dai farmacisti ai notai, dai calciatori-scommettitori alle veline “farfallate” e strapagate.
Ma secondo voi non è forse un privilegio campare con i contributi statali per giornali che spesso vendono per il 25% di quello che è il loro introito complessivo?
Riguardo a domani: forza Italia e forza Cassano!

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