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Colette Kitoga. Il coraggio di una donna

Maggio 06
02:00 2008

Il giorno 17 marzo presso l’università La Sapienza si è tenuto un incontro con Colette Kitoga, medico congolese e direttrice di 3 centri in Congo per il recupero dei bambini soldato. Colette è venuta in Italia e si è laureata in medicina e chirurgia all’università cattolica di Milano, nel 2005 ha ricevuto il premio Unicef per la sua opera di recupero dei bambini soldato. Dopo la laurea è andata in Francia e ha cominciato a studiare ginecologia senza terminare gli studi per motivi economici. Ritornata in Congo ha cominciato ad esercitare la professione di medico ma subito ha incontrato delle difficoltà: negli ospedali in Congo i medici chiedevano soldi per curare, Colette invece curava gratuitamente, per questo motivo aveva problemi con gli altri medici e non veniva pagata, lavorava da mattina a sera senza ricevere niente e curava gratuitamente. Era il primo medico donna e per questo le radio festeggiavano. In Congo Colette ha esercitato il mestiere di ginecologa e racconta di come molte donne muoiono partorendo e di come sia difficile trovare il latte per i neonati che per questo motivo muoiono anche loro. Adesso c’è il latte in polvere ma le donne continuano a morire partorendo. Inoltre i bambini muoiono a centinaia per morbillo: le vaccinazioni nelle zone rurali sono impossibili.
Mentre Colette, vista questa problematica, sognava di fare qualcosa per i neonati scoppiò la guerra, era l’ottobre del 1996. Intanto una donna che aveva saputo del progetto di Colette di fare un orfanotrofio le portò degli orfani. Dopo aver trascorso un anno con una ventina di ragazzi Colette pensa all’importanza di fare qualcosa non per i neonati ma per i ragazzi; così torna in Italia per studiare psicopatologia femminile e maschile.
Quando ci fu il massacro di Makokola in tre giorni uccisero 700 persone e arrivarono da Colette centinaia di bambini. In una settimana arrivarono da Colette 500 bambini! Lei non sapeva cosa fare ma il coraggio le venne dai bambini… Insieme a Colette c’erano anche 10 operatori. Durante i massacri si cercava di fare fuori i bambini anche perché questi ricordavano tutto e sapevano accusare i colpevoli. Per questo motivo Colette cercava di affidare i bambini alle famiglie perché li nascondessero; in genere quelle povere erano le più generose. In cambio dell’ospitalità offerta venivano date alle famiglie cure gratuite.
Durante la guerra Kabila propose alla gente di arruolarsi offrendo in cambio 100 dollari (un insegnante congolese riceveva 10 dollari al mese) ecco perché molti bambini si arruolarono. Tantissimi bambini nei campi di formazione morivano per fame o per epidemie. Durante la guerra i soldati prendevano con forza uomini e ragazzini: fu l’inizio di una tragedia per la società congolese. “I bambini piangono quando raccontano, hanno visto talmente tante cose orribili che mi chiedo se potranno dimenticarne anche solo un terzo” racconta Colette. Nei campi di formazione i bambini imparavano ad usare le armi, tra cui molte di produzione italiana, e venivano drogati ogni giorno e imparavano a stuprare. Nei combattimenti i piccoli poi andavano davanti e se non veniva trovato il cadavere di un bambino erano i genitori a doverla pagare con il carcere o venendo picchiati. Alcuni di questi bambini soldato pensano che non potranno mai diventare normali e diventano alcolizzati o delinquenti. Ma i ragazzi che si trovano nei centri di Kamituga e Bukavu vogliono quasi tutti tornare a scuola, “La scuola – spiega Colette – funziona come una terapia. Tra questi ragazzi ce n’era uno che adesso frequenta anche l’università con mia grande soddisfazione. A parte questi grandi risultati il lavoro di recupero dei bambini soldato è molto duro e dal punto di vista finanziario poco soddisfacente.” Per non parlare dei soldi del governo per i bambini soldato che spesso non arrivano a loro ma rimangono ai governanti.
Gli stupri erano una delle cose più terribili durante la guerra: avvenivano da parte di persone selezionate cioè malate di aids. Le donne non dicono di essere stuprate perché è per loro una vergogna, le donne che lo confessano vengono ripudiate e neanche i figli vogliono vedere le madri. Ma le donne in questi anni hanno comunque reagito: Colette racconta della gioia provata quando si è costituito il gruppo di donne congolesi chiamato “il consiglio”, lì le donne hanno scoperto per la prima volta di avere dei diritti…tra loro c’erano anche ex insegnanti che erano davvero stupite quando hanno sentito parlare dei diritti.
I 3 centri che Colette ha aperto per il recupero dei bambini soldato si trovano uno a Bukavu, nato nel ’77, un altro a Kamtunga e l’ultimo vicino il Ruanda. Nel sud Kivu quasi tutti i ragazzi sono disarmati. Nel nord ci sono ancora ragazzi che sono presi da esercito regolare e ruandese.
I bambini per la loro riabilitazione psicologica fanno giochi; la pesca sul lago; il lavoro nei campi e l’allevamento di conigli e capre. Quest’anno ci sono 280 bambini che studiano ma sono più di 500 quelli che dovrebbero studiare. Nei centri ad aiutare Colette ci sono altri operatori e le associazioni “Pro children” di Roma e “A braccia aperte” di Milano. Tra i progetti previsti c’è quello delle adozioni a distanza e del sostegno negli studi ai bambini africani. Per informazioni: cocokifr@yahoo.fr. Grazie a Colette e a tutti quelli che operano per la costruzione difficile ma possibile della pace

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