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Da Guttuso a Guadagnuolo

Aprile 10
17:25 2012

Pino Blasone, prendendo in considerazione l’articolo di Luca Beatrice Guttuso, grande pittore reazionario che è stato pubblicato su Il Giornale del 12 settembre 2010, si domanda se Renato Guttuso avesse dei discendenti, ma «la verità è che Guttuso è un maestro senza allievi. Non c’è in Italia un altro pittore realista del suo livello e, quindi, nonostante il ruolo pubblico di “artista della corte rossa”, non si può non leggerlo come un grande isolato». Il grande pittore non ha allievi, «perché il suo neorealismo – commenta Blasone – ha fatto la sua stagione, ma non per questo l’arte realista non può avere un seguito. Dopo la morte di Guttuso si sente in Italia un vuoto, poiché egli era considerato il caposcuola del realismo italiano. Scomparso Guttuso nel 1987, ci si chiese chi potesse farsi carico della ricerca rivitalizzata del realismo italiano sul finire del Novecento. All’inizio del 1980, in quanto successore dialettico che si colloca tra Purificato e Guttuso, potremmo classificare il giovane artista Francesco Guadagnuolo, emerso in un momento di disputa fra Ipermanierismo e Transavanguardia, Transrealismo: la suggestiva definizione è stata evocata e trascritta, con riferimento alle opere e mostre di Guadagnuolo, dal critico d’arte Antonio Gasbarrini». Negli anni Ottanta è finito il tempo delle avanguardie e neoavanguardie sperimentato soprattutto in letteratura dal gruppo 63, non si parlava più di Transavanguardia; trans come attraversamento delle avanguardie stesse, un discorso che precede quello filosofico, ma al di là delle opere pregevoli occorreva individuare in cosa consisteva questo attraversamento. Negli stessi anni in America nasce un discorso critico letterario che utilizza lo stesso prefisso trans: il Transrealismo. «Il prefisso trans – spiega Blasone – va analizzato in quanto significa attraversamento, andare oltre. Si sviluppa in Spagna non con lo stesso significato, ma con quello di spingersi oltre che è poi la nuova realtà sociologica. Non più quindi un Neorealismo, ma un Transrealismo che ha la caratteristica di spingersi oltre la realtà visibile, di trasfigurare la realtà. Guadagnuolo ha una pittura di carattere religioso, è un’arte transreligiosa, in cui l’attenzione soggettiva e oggettiva è rivolta verso una realtà ampliata. La sua arte è transreligiosa in quanto critica, allargata al dialogo con altre religioni». Lo scienziato Fulvio Bongiorno ha puntualizzato come il Transrealismo sia l’unico vero linguaggio del mondo. «Per me che sono matematico – chiosa Bongiorno – il Transrealismo ha contaminato la mia scrittura letteraria e quella matematica, inserendovi terminologie scientifiche e artistiche, superando in tal modo l’empasse di due culture: la matematica e l’umanistica. Il Transrealismo è quello che con un linguaggio fatto di tante cose passa il limite della parola. Nella tavola di Guadagnuolo ci sono colore, formule come quella della relatività di Einstein e tra queste esiste una relazione profonda. Che dire dei triangoli? Mi viene in mente Pitagora che aveva il concetto di angolo retto, il cui lato orizzontale rappresentava il mare e quello verticale il sole. E le curve dei grafici? Sono puro realismo che lasciano aperti spazi alla fantasia, di quelle esperienze che si fanno attraverso i sensi, collegate più alla sfera emozionale che non a quella razionale e che tuttavia coesistono nell’unità del sentire di ognuno di noi». Il filosofo Emilio Baccarini ha analizzato la parola metamorfosi, per spiegare l’opera di Guadagnuolo, in quanto ciò che va al di là della fisicità è la trasformazione. «L’opera d’arte è una trasformazione reale, – illustra Baccarini – cerco di cogliere la genesi dei contenuti, il reale in cui si è immedesimato l’autore e come lo ha tradotto. In primis c’è la creazione: l’artista è di fronte a qualcosa che ha colpito la sua attenzione e traduce con i suoi strumenti questo pathos, questo sentire profondo che lo ha colpito e Guttuso ha affinità con la sua opera. Nella tela Palestina Anno 2000, c’è la drammaticità dell’esistenza, la trasformazione, la metamorfosi diventa quindi una nuova forma di realtà. Nell’opera di Francesco Guadagnuolo c’è contaminazione, non solo di poesia, ma di musica, di scienza, è la realtà vista dall’artista che coglie non solo i dati dell’oggetto, ma la realtà dell’oggetto. C’è la co-presenza di più elementi, poiché la realtà non è semplice, ma complessa e, riprendendo il concetto di metamorfosi, nel passaggio dalla verità reale dell’oggetto all’immagine, si produce un nuovo senso dell’originale, che invita a cogliere nell’arte un processo di manifestazione dell’arte».

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