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Da “Homo Sapiens” ad “Homo Avidus”

Novembre 29
08:01 2011

La vita umana non è esprimibile in valore economico, le emozioni che si manifestano rischiano il conflitto sociale quando ci si trova di fronte a emotività espresse dalla successione di eventi, in modo particolare di tragedie annunciate. La nostra convivenza con la natura ed il territorio è in continuo conflitto di acquisizione di spazi oltre le naturali necessità, spesso legate a speculazioni o interessi individuali. Molti di noi, vagando nella nostra penisola, hanno osservato villaggi di montagna, presenti da secoli, dove i nostri antenati collocavano le abitazioni. Non certo dove scaricavano le valanghe, o dove i ruscelli divenivano fiumi con il disgelo, o ancora in zone non riscaldate dal sole. Lo stesso avveniva per i villaggi o le città nei pressi di grandi fiumi, o in prossimità del mare. Il rispetto degli eventi naturali era sinonimo di sicurezza e lungimiranza nello sfruttamento dei territori necessari alle risorse di vita.
Il sopraggiungere della tecnologia ha limitato la valutazione strutturale umana, relegandola a critica o studio ingegneristico-architettonico. Con le nostre ruspe, i pali di fondazione, le tubazioni di cemento, abbiamo ingabbiato la natura e i corsi d’acqua. Il ruscello, che da cinquant’anni scorre sonnolento, lo abbiamo interrato sotto le strade e piazzali. Non da meno costoni rocciosi o di terra, tenuti a bada da guardiani di cemento alti metri, rivelatisi inutili ostacoli innaturali, dimenticando tragedie come la diga del Vajont. Ancora barriere lungo i fiumi, restringendo le fasce fluviali, zone ritenute pericolose in base alla morfologia del territorio. Coltivazioni, industrie, quartieri, rubano le aree di sfogo (vasche di laminazione) dove il fiume si allarga in caso di piena. Tutto ottenuto con studi d’ingegneria cementista strutturale, relegando a monte o a valle problemi territoriali, abbandonando la lavorazione agricola e boschiva, dimenticando il susseguirsi ciclico degli eventi naturali.
Anche nel nostro comune i deflussi naturali d’acqua (i cosiddetti fossi) sono ostruiti da strade o abitazioni. Il nostro territorio montano difficilmente rischia un allagamento, diversamente è la stabilità del territorio, dove l’acqua, nel tempo, trova un nuovo corso ed allora bisognerà confidare nel cemento. L’homo sapiens-avidus ha una visione ridotta del rapporto che lo lega alla natura. Il mantenimento di un’ecodiversità faunistica, intesa al mantenimento di aree protette da esibire come vetrine, un rapporto con la Terra vissuto come proprietà. L’utilizzo di tutto ciò che è possibile per lo sfruttamento del mantenimento e della ricchezza umana.
Diversa è la visione della Terra, dove la mancanza di rispetto naturale si riversa integralmente contro l’uomo, dove il progressivo decadimento della biodiversità produrrà ingenti danni alla vita umana. La Terra continuerà la sua corsa nell’universo sia in presenza che in assenza dell’uomo. Spetta a noi rivedere la naturale collocazione della società nel rapporto Terra-Natura, ed ancora a noi capire che non sono “fiumi o monti assassini”, bensì homo avidus non più sapiens, a gravare sul nostro sistema di vita.
Un’anomalia molto diffusa, di cui noi siamo sicuramente tra i primi della classifica, è lo scettro del potere inteso come organo politico. Quanto riscontrato nel rapporto con la Terra, si amplifica con la rappresentanza politica. Negli ultimi trenta anni la scalata all’avidità non ha trovato ostacoli, compiaciuta nell’arco costituzionale, con eccezioni inascoltate se non affossate. Da servizio sociale, i partiti hanno modellato la politica con una “società a servizio”, lottizzando ed appropriandosi di posti di lavoro, degli organi dirigenziali, delle scelte economiche, della fruizione delle istituzioni sociali. Il trascorrere degli anni ha sviluppato nel politico la concezione di “eletto” oltre il mandato ricevuto: rappresentante dei cittadini nel parlamento, persona all’interno della società. Questa condizione è stata abbandonata dall’homo sapiens-avidus, appropriandosi, con leggi ad hoc, di privilegi all’interno della società, sviluppando una nuova persona superiore agli stessi individui che ne hanno decretato la rappresentanza. Una dimostrazione ci è stata data con l’ultima legge di stabilità approvata prima dell’abbandono governativo: la “legge-mancia”. La maggioranza, con l’astensione del PD, la non partecipazione al voto dell’UDC ed il solo voto contrario dell’IDV, ha stanziato 150 milioni di euro da distribuire tra i parlamentari (circa 150 mila euro cadauno) da utilizzare presso i propri collegi elettorali, in parole povere soldi per “comperare voti” dalle associazioni, dai quartieri, o per false attività sociali. Promotori di tutto ciò gli integerrimi paladini “anti casta” della Lega, i colleghi del PDL con l’aggiunta di quei salvatori della patria e “responsabili” scilipotiani. Ad ogni buon conto nel ddl non vi è traccia di stanziamenti per il fango di Liguria e Toscana, o per la salvaguardia geologica del territorio.
L’evoluzione spiegata da Darwin ci ha condotto nella successione della vita sulla terra. Ritengo che l’homo avidus possa essere estinto solo con una reale riconquista sociale dell’homo sapiens.

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