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DONNA RACHELE, SEMPLICEMENTE UNA NONNA…

DONNA RACHELE, SEMPLICEMENTE UNA NONNA…
Maggio 23
21:24 2018

 

Una donna, una moglie, una madre, una nonna… soprattutto una nonna, quella presentata il 18 maggio a Frascati  nella splendida Sala Vanvitelli della Villa Tuscolana,  relatori Giampiero Fontana e Piet Jan Schutzmann, da Edda Negri Mussolini  .

Il cognome è certamente molto vincolante dal punto di vista storico, soprattutto nella nostra Italia duramente provata da un Ventennio e da una guerra mondiale con strascichi fratricidi,  che hanno visto la nostra Nazione teatro di drammi e morte. Ricordi e testimonianze: il rischio poteva essere quello di una presa di posizione da parte delle persone presenti, o dei relatori in un senso o nell’altro.

Invece l’autrice del bel libro Donna Rachele, mia nonna la moglie di Benito Mussolini, scritto in collaborazione con la giornalista Emma Moriconi – Minerva Edizioni,  ha coinvolto il pubblico presente puntando sul rapporto affettivo generazionale, sulla commozione di un rapporto familiare provato dalla perdita di una giovane madre, la sua, Anna Maria, e di una stretta convivenza con la nonna.

Tale,  Donna Rachele è stata percepita da tutti i presenti,  protagonista apparentemente invisibile  di un periodo storico difficile che l’ha provata come madre che ha visto morire i suoi figli; come moglie, superficialmente in disparte durante il potere del marito, ma in realtà molto vicina e incisiva, pur se non sempre ascoltata; come suocera di un uomo fatto giustiziare da suo marito che non poteva  salvarlo e che ha reso orfani  i suoi nipoti e vedova sua figlia, scatenando una lotta feroce tra consanguinei;  come italiana che ha visto crollare sogni e speranze dei suoi connazionali; come vedova alla quale è stato consegnato il corpo dell’uomo padre dei suoi figli, in una valigia…

Non si entra nella politica, non si entra nella polemica, nelle ritorsioni e nei distinguo. La Storia non si cambia, non può essere cambiata e i drammi di tutti gli Italiani non sono, né possono essere minimizzati, né cancellati.  Il libro della Buni, così la chiamava sua nonna, è storia, è un percorso nel quotidiano, che va oltre le documentazioni ufficiali, quelle scritte nei libri, nei documenti. È una storia che entra nell’umano, che riscopre le persone, uomini e donne, senza cercare cambiamenti, soltanto conoscenza.

L’autrice percorre con la nonna il proprio passato, l’accompagna nei ricordi, nelle immagini di famiglia conservate, ne ascolta la voce e interiorizza emozioni, dolorose memorie, mentalità contadina mai piegata all’essere stata per un periodo la moglie di un uomo che per un Ventennio ha avuto in mano le sorti dell’Italia. Eppure una donna che sapeva tenergli testa, che mai si è fatta mettere in disparte, che ha scelto un suo ruolo solo apparentemente marginale e che, rimasta vedova non ha mai chiesto nulla, confermando la sua forte, reale personalità.

Scriveva, dice Edda, quando aveva bisogno di denaro per sopravvivere,  facendo quello che chiedeva al marito quando ancora non era Benito Mussolini, il duce.

L’autrice ci ha fatti entrare nella sua infanzia, giovane orfana cresciuta dal padre Giuseppe Negri  e  dalle nonne, testimone di una vita, quella della sua famiglia, una vita che è storia.

Non toglie nulla su quel che è accaduto in Italia, non giustifica, non ritratta responsabilità: la storia resta e s’aggiunge a quella che le pagine di questo libro offrono ai lettori, nelle quali l’autrice restituisce a sua nonna un importante, intenso ruolo affettivo, ponendola al di sopra degli eventi scritti in forma ufficiale.

Si scrive partendo dal quotidiano, dalla vita di tutti i giorni,  quella che poi verrà riportata sui libri: è l’uomo che fa la storia e in questo volume se ne riconosce la paternità affidandola all’ intimità di una famiglia e della donna che ne è stata protagonista.

 

(foto R.Consiglio)

 

 

 

 

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