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Emozionarte: l’arte attraverso le emozioni -1

Febbraio 01
02:00 2008

I linguaggi dell’arte.
Un‘opera d’arte riesce ad esprimere in maniera esemplare la sintesi fra contenuto e forma, presenti nella vita quotidiana e nella scienza: tutto ciò avviene al margine tra l’essere e il non essere, fra realtà e simulazione. Il concetto di somiglianza e analogia giocano un ruolo importante nel linguaggio figurato. Solo per fare un esempio, un predicato come sembra può essere relativo all’attività percettiva in sé, al soggetto che percepisce, alla relazione fra chi percepisce e ciò che è percepito, all’oggetto della percezione. Ognuna di queste accezioni condivide o si diversifica ora in un aspetto ora in un altro nella sua espressione linguistica figurata. Analizziamo in quali occasioni possiamo dire che qualcosa assomiglia a qualcos’altro: 1) la rappresentazione o copia; per es. una foto;
2) la percezione di un oggetto in assenza o in corrispondenza di qualcosa; per es. le ombre cinesi;
3) una stimolazione sensoriale non identificabile; per es. sembra un fischio;
4) le figure gestaltiche; per es. un vaso bianco su sfondo nero e, un attimo dopo, due volti neri su sfondo bianco;
5) la somiglianza per dominio semantico fra due oggetti; per es. cammello-taxi;
6) le fisionomie; per es. è tutto suo padre;
7) l’apprezzamento d’un oggetto; per es. sembra vero.
L’uso linguistico figurato di un’espressione consiste nell’uso di questa espressione in modo diverso dal suo senso proprio o normale, in contesti che permettono che il senso improprio o anormale sia individuato e trasformato in modo adeguato.
La rappresentazione artistica, nella sua espressione figurativa più alta, funziona come strumento cognitivo attraverso cui coloro che la realizzano sono in grado di raggiungere nuove visioni di un certo dominio di riferimento. Questa visione, per quanto mediata, deve essere sempre visione di qualcosa: che cos’è quel qualcosa? e come può una rappresentazione artistica contribuire all’intuizione di come sono le cose? Nel linguaggio artistico, a volte, ci si nasconde dietro il desiderio di forzare il vero, perché si adatti a certi casi: è il riconoscimento che una rappresentazione non superflua realmente dica qualcosa.
Il riconoscimento di ciò che può essere chiamato l’aspetto rappresentazionale della realtà forse può essere meglio compreso ricordando che alcuni modi per rappresentare come sono le cose non possono essere assimilati alle asserzioni sui fatti; in questi casi parliamo di correttezza e non correttezza e non di vero o falso.
Si può ritenere che una rappresentazione artistica possa fornire profonde intuizioni circa i sistemi a cui si riferisce e in tal modo essa può generare intuizioni su come sono le cose in realtà. Un modello analogico è un soggetto materiale, un sistema, o un processo designato a riprodurre, il più fedelmente possibile, la struttura o la trama di relazioni dell’originale. Il modello analogico, come quello in scala, è la rappresentazione simbolica di un originale, reale o immaginario, ed è soggetto a regole di interpretazione per produrre accurate inferenze dai tratti rilevanti del modello. La differenza fra i due modelli è nei corrispondenti metodi d’interpretazione. I modelli in scala fanno affidamento sull’identità: il loro scopo è quello di imitare l’originale. La costruzione dei modelli analogici è guidata dal più astratto intento di riprodurre la struttura dell’originale. Un modello analogico adeguato manifesterà una corrispondenza punto per punto fra le relazioni che esso incorpora e quelle costitutive dell’originale. Possiamo quindi considerare il modello analogico come iconico dell’originale: così il primo è iconico in un modo più astratto del secondo, avendo in comune con l’originale la stessa struttura o modello di relazioni.
L’uso esistenziale dei modelli sembra caratteristico del modo di agire dei grandi teorici della fisica. Consideriamo per esempio il sistema solare di Rutherford o il modello dell’atomo di Bohr; difficilmente possiamo evitare di concludere che questi fisici si immaginavano di descrivere l’atomo come esso è e non di stare semplicemente fornendo formule matematiche in vesti fantasiose. Essi usavano un linguaggio appropriato al modello, pensando al campo d’applicazione: procedevano attraverso o per mezzo di un’analogia sottostante. L’uso dei modelli teorici consiste nell’introdurre un nuovo tipo di linguaggio esteso ad un nuovo dominio d’applicazione. Le relazioni fra il modello descritto e il dominio originale sono simili a quelle fra un modello analogico e il suo originale. La chiave per capire l’intera operazione è l’identità di struttura che nei casi favorevoli permette che le asserzioni fatte sul dominio secondario facciano luce dentro il campo d’interesse originario. Come i modelli teorici, così una rappresentazione artistica efficace ha il potere di mettere due domini separati in relazione cognitiva ed emotiva usando il linguaggio direttamente appropriato all’uno come una lente per vedere l’altro. Il pensiero cognitivo-concettuale rappresenta un particolare modo di ottenere una maggiore comprensione. Qualsiasi area di ricerca, fin quando manca di concetti primi che le diano una struttura e una terminologia speciale con cui possa essere trattata, appare, a colui che vuole esplorarla, incoerente, vuota, o una confusione elusiva ed esasperante. Di solito cerchiamo di fare ricorso ad oggetti che ci offrano paralleli a qualche aspetto oscuramente avvertito. Questo procedimento analogico sembra caratterizzare le imprese intellettuali in genere.
What’s it like? A che cosa assomiglia? Tendiamo insomma a descrivere la natura di un oggetto con similitudini e somiglianze, e i veicoli di queste figure continuamente ricorrenti si dimostrano spesso, una volta analizzati, attributi di un’analogia implicita attraverso cui vediamo l’oggetto che descriviamo.
Supporre che la rappresentazione artistica sia una sintesi o un estratto di un paragone letterale punto per punto, nel quale il soggetto primario e quello secondario sono giustapposti al fine di far risaltare tanto le somiglianze quanto le diversità, significa fraintendere la funzione dell’arte. Infatti il paragone letterale manca dell’atmosfera, della suggestione, e della forza d’imposizione del punto di vista del soggetto primario, dal quale dipende il potere illuminante dell’arte.
In una rappresentazione figurativa efficace come quella di Pascal dell’uomo quale canna pensante, la base di sostegno è di una semplicità sconcertante, essendo questa tesa principalmente ad illuminare l’umana fragilità e debolezza. L’effetto della figura dipende molto dall’atmosfera.
(continua)

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