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Emozionarte: l’arte attraverso le emozioni -2

Marzo 01
02:00 2008

Arte e etica: un approccio ecologico alla realtà.
L’arte, come rappresentazione della realtà, può non considerare l’etica, il buon senso? Al genio disincantato del periodo Nietzchano a volte prevale e si svela un senso nella ricerca di un valore aggiunto. Partendo dal caso esemplare costituito dal mutamento della concezione dell’arte e dei materiali che ne costituiscono l’opera esiste un passaggio da una concezione monocentrica ad una policentrica, riflesse, l’una nell’altra: al concetto di opera d’arte sublime e che sublima, si unisce come metafora epistemologica, quella etica attraverso la sua materia, come concezione della realtà caratteristica della cultura ecologica in cui viene prodotta. Ciò porta così ad una conseguenza che rafforza il valore stesso dell’arte come forma di cultura meritevole di pari dignità con altre quali la scienza e la filosofia: l’arte insieme all’etica non fa altro che reinterpretare e tradurre nel linguaggio che le è peculiare, la realtà. L’attributo della creatività, applicato all’arte, in questo caso però è quanto di meno appropriato ci possa essere. Inoltre, una concezione del cosmo, nel momento in cui implica una posizione, e dunque un ruolo, dell’uomo al suo interno, implica un sistema etico e dunque l’opera d’arte inevitabilmente si fa portatrice di un tale sistema, o meglio, se ne fa riproduttrice. L’artista in altre parole, nel pronunciarsi nel campo dell’etica non dice nulla che non sia già stato detto altrove per esempio nella scienza, nella filosofia, ma semplicemente se ne fa interprete e traduttore in un linguaggio diverso da quello dei contesti in cui tali concezioni furono enunciate. Un linguaggio, tuttavia, paradossalmente equivoco, perché ha nei valori estetici il suo elemento primario di comunicazione, e che alla lettura in chiave di godimento estetico dunque inevitabilmente si presta. Ma i valori estetici si presentano troppo spesso come contrasto che offusca il sistema etico. Da ciò deriva, soprattutto alle arti visive, una oggettiva debolezza nel farsi portatrici di un contenuto etico, poiché l’artista deve alienarsi alla concezione del mondo, e dunque all’etica, corrente, e alla possibilità che egli possa assumere – proprio in quanto artista – una posizione attiva nei riguardi di essa, possa non solo rappresentarla ma anche giudicarla, sottoporla a critica, eventualmente rinnegarla. Bisogna infine notare un limite culturale pesantissimo che l’arte legata all’etica assume: essa è quasi sempre stata un’arte antropocentrica, un’arte che parla dell’uomo e solo di esso: un’arte che si rivela capace di parlare solo e soltanto di se stessa a se stessa: un’arte egoista. (Fine)

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