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Etica o Vita?

Etica o Vita?
Marzo 31
23:00 2009

9999-sp-eticaPremio Pulitzer nel 2005, oggetto di una trasposizione cinematografica (di cui nello scorso numero), il romanzo di John Patrick Shanley è arrivato in versione teatrale al Valle di Roma nel mese di febbraio, per la regia di Sergio Castellitto. Tanto interesse per un testo che certo porta alla ribalta una tematica ‘calda’, quella della pedofilia nella Chiesa, si spiega forse anche con l’ambientazione del romanzo: Brooklyn 1964, un sogno americano che sembra appena naufragato nel sangue dell’assassinio di Kennedy; una scuola parrocchiale, paradigma di una Chiesa ‘di base’, rianimata dagli aliti freschi del Concilio Vaticano II, ma ancora troppo immatura per poter fare pienamente sue le prospettive innovatrici di quello. In tutto ciò, appena emergente, lo scontro di ‘genere’ all’interno della Chiesa stessa, il rifiuto, anche qui, di un ruolo subalterno della componente femminile, mortificata nei vincoli decisionali di una gerarchia tutta al maschile. Questo dunque il terreno su cui si profila il contrasto tra suor Aloysius, arcigna e meticolosa direttrice della scuola, e padre Flynn, prete giovane e fascinoso, che con le sue prediche infiamma le anime, seducente incarnazione di tutta la carica di rinnovamento e delle speranze aperte dal Concilio. Sembrerebbe così di trovarci di fronte all’equazione sempliciotta: vecchia Chiesa (la direttrice, ‘cattiva’), Chiesa rinnovata (i ‘buoni’, il giovane prete e la fragile suor James, succube di suor Aloysius, ma desiderosa di impostare su un modello più aperto e vicino ai reali bisogni degli scolari il proprio insegnamento).
Ma ecco che la prospettiva sembra invertirsi, quando l’anziana donna mostra perplessità di fronte al comportamento poco ortodosso di padre Flynn, che contro il regolamento ha trattenuto presso di sé, da solo, un allievo, il più esposto, il più indifeso, un ragazzino nero, già avvezzo al bere e alle relazioni particolari, come emergerà dalle parole della madre, prontamente convocata dalla direttrice per far luce sull’episodio. Madre la quale accetterebbe tutto, anche l’abuso all’interno della scuola, purché il figlio continuasse a far parte di quella, unico possibile ‘ascensore sociale’ per chi già si trova nel gradino più basso. Il dolente realismo di quella madre, che sembra sfiorare l’immoralità, si scontra dunque con la giusta preoccupazione etica della direttrice, pronta a tutto, anche a trarre padre Flynn in trappola con la menzogna, pur di ‘salvare’ il ragazzo. Ma mentre l’allontanamento finalmente ottenuto del prete si configurerà come una promozione, quasi a ribadire la logica vincente di un maschilismo gerarchico riconfermato, unica ‘vittima’ della vicenda risulterà il ragazzo, rimasto ormai solo e senza protezione ad affrontare la sua condizione di perdente storico; e suor Aloysius si consumerà nel dubbio. In questo duplice rovesciamento di prospettiva va letta dunque la struttura chiastica del testo, che dall’iniziale equazione: giovane = progressista = umano/anziano = retrivo = ottuso esecutore di regolamenti, va a leggersi poi come: anziano = sostenitrice di un agire etico /giovane = eversore delle regole, corrotto; per risolversi infine nel dubbio. Dubbio non tanto sulla reale colpevolezza di padre Flynn (lettura banalizzante, che non coinvolgerebbe più di tanto il lettore-spettatore), bensì sulla valenza di un’Etica che, rigidamente rispettata e assurta a regola, può tradursi in danno e dolore, a fronte di una morale ‘pasticciata’ del quotidiano, qual’ è quella della madre del ragazzo, intrisa di amore e compromesso, e imperfetta, come imperfetta è la vita. Peccato che nella versione teatrale la ‘densità’ del testo si diluisca in uno schematismo scolastico, tra il melenso modernismo dell’ecumenico’ padre Flynn/Stefano Accorsi (il “pretesco allargare delle braccia” avrebbe detto Nietzsche, che così, acidamente, commentava il Parsifal), e i rigori ‘viscerali’ di suor Aloysius/Lucilla Morlacchi, cui la regia (?) assegna un ingrato finale, dove la povera donna tiene a bada i dubbi che la dilaniano tastandosi il ventre, come per addomesticare un colon intemperante . Ma tant’è! La formuletta collaudata: solido professionista di teatro + giovane rampante ad alta visibilità mediatica funziona sempre. Teatro pieno tutte le sere, che in questi tempi di magra non è male.