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Giuseppe Pambieri è Pirandello in CENTOMILA, UNO, NESSUNO

Giuseppe Pambieri è Pirandello in CENTOMILA, UNO, NESSUNO
Marzo 01
11:31 2017

E’ un viaggio ironico e appassionato nel multiforme universo dello scrittore siciliano, un ritratto inedito disegnato attraverso le figure più significative della sua vita, le sue opere, il suo pensiero; una riflessione scanzonata e umoristica sull’uomo del Novecento, a cui solo la scena può dare voce.
“Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d’olivi saraceni affacciata agli orli d’un altipiano d’argille azzurre sul mare africano”. Così Pirandello descrive l’inizio del suo “involontario soggiorno sulla terra”. L’uomo nato dal Caos si consegna al mito e guarda vivere i suoi personaggi che riannodano i fili segreti e misteriosi della sua biografia. L’autore agrigentino la vita l’ha scritta e l’ha vissuta, identificandosi in ognuna delle sue creature.
Lo spettacolo, affidato alle profonde risonanze di Giuseppe Pambieri, racconta gli aspetti meno visitati dell’esistenza di Pirandello: dal rapporto con la domestica Maria Stella che nutrì l’immaginazione religiosa dell’autore e il suo mondo magico popolare, tanto da guadagnarsi una citazione nella prefazione dei Sei personaggi, alla figura del precettore, custode del suo apprendistato culturale, dai tumultuosi anni giovanili e dal rapporto conflittuale con il padre al soggiorno tedesco e agli amori specchio di un immaginario erotico ossessivo e di una personalità complessa e tormentata.
La drammaturgia rivela l’uomo Pirandello con le parole dei suoi personaggi, attraversando narrativa, poesia e teatro: da Il fu Mattia Pascal al Padre dei Sei personaggi, dall’Enrico IV a Laudisi del Così è (se vi pare) e a Leone Gala de Il giuoco delle parti, fino a L’uomo dal fiore in bocca.
I temi dell’amore, della follia, della morte, del tragico emergono dall’inconscio dei diversi protagonisti e trovano spazio in una realtà sempre attuale.
La scena così come la vita non conclude e Pirandello ne è la metafora più viva, come testimoniano I giganti della montagna e l’incontro fra Ilse e Cotrone vicino all’olivo saraceno, dove tutto ebbe inizio, ma non una fine.

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