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Gli arredi sacri dell’Abbazia di Grottaferrata – 3 – I candelieri

Gli arredi sacri dell’Abbazia di Grottaferrata – 3 – I candelieri
Maggio 11
02:00 2007

Nel pregiato patrimonio degli arredi liturgici posseduto dall’Abbazia di Grottaferrata rientrano i candelieri. La forma, le dimensioni e i materiali impiegati per la realizzazione dei candelieri non hanno mai risposto a dettami precisi, ma anche questi, come per il resto degli arredi liturgici, hanno subito uno sviluppo evolutivo che ha interessato in particolar modo lo stile. Tra i differenti materiali di impiego scelti dagli artigiani si riscontrano frequentemente l’argento, il rame, il bronzo, l’ottone ed il legno dorato. In rari casi per abbellirli ed impreziosirli i maestri della manifattura adottavano pietre dure, marmi o qualsiasi altro tipo di materiale prezioso che veniva incastonato lungo i fusti delle creazioni liturgiche. L’insieme dei candelieri disposti su un altare latino prende il nome di muta. A differenza del rito latino, in quello bizantino sull’altare viene posto un solo ed unico candeliere avente più bracci, mentre sotto le icone vengono appese delle lampade. Nella variante pontificale in cui la liturgia viene officiata dal vescovo, sono presenti sull’altare due candelieri dalla forma inconsueta. Rispettivamente chiamati il dikirion e il trikirio, i due candelieri presentano uno spiccato valore simbolico e vengono tenuti tra le mani del celebrante durante il rito. Il primo, che rappresenta la doppia natura, divina e terrena, di Cristo, è composto da due candelieri di forma allungata che si incrociano al vertice.
Il trikirio, invece, è analogo al dikirion per quel che concerne la forma, ma non per il numero delle candele: tre in tutto e simbolo della Trinità. Questo candeliere viene sostenuto con la mano destra, al contrario dell’altro sorretto dalla mano sinistra. Nell’incrocio delle braccia e quindi dei due candelieri il vescovo benedice i fedeli.
Tra i candelieri che compongono la muta nel rito latino compaiono quelli donati dall’ex abate e vescovo di Bari Nicola Contieri nel seconda metà del XIX secolo. Il gruppo di manufatti di notevole bellezza e preziosità è costituito da sei candelabri ad uno e a tre bracci realizzati in bronzo dorato. Codesti candelieri hanno tutti un fusto a sezione quadrata impreziosito da intarsi marmorei di porfido e serpentino che si alternano a forme romboidali in avorio. All’altezza mediana del fusto si colloca una piccola sfera schiacciata decorata con otto pietre: quattro lapislazzuli e quattro corniole.
Donata all’Abbazia dal cardinale Carlo Barberini e conservata nella Cappella farnesiana è la muta composta di sei candelieri realizzati in bronzo. Rispondenti al tardo stile barocco i manufatti hanno piede a forma di volute, un fusto caratterizzato da due sfere schiacciate ed una base a sezione triangolare sulla quale è raffigurato lo stemma della famiglia Barberini sormontato da uno stemma cardinalizio e da due iscrizioni.
Completamente differenti sono invece i candelieri in metallo dorato risalenti al XVIII-XIX secolo. Otto candelieri compongono una serie di manufatti a base triangolare sostenuta da tre piccoli piedi di forma leonina sormontati da foglie d’acanto. Su tale fogliame si innalza il fusto di forma lievemente conica e adornato, nel punto di incontro con la base, da un trio di putti. Ogni cherubino ha alle sue spalle una foglia d’acanto che si modella seguendo l’andamento del fusto allungato.

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