Notizie in Controluce

 Ultime Notizie

Gli occhiali

Gli occhiali
Agosto 31
19:12 2008

Alberto Panzironi non è un ottico qualunque, seppur bravo, ma un vero cultore della sua materia: allo zelo professionale, che già è una virtù, unisce un raro entusiasmo per la sua disciplina che contagia chi lo ascolta. L’ultima volta che sono andato a trovarlo, mi ha mostrato qualche esemplare di occhiali della sua collezione privata. Senza accorgemene, è passata quasi un’ora, durante la quale le preoccupazioni per la mia vista sono state spazzate via da una singolare e affascinante carrellata storica sugli occhiali, documentata dalla sfilata dei più curiosi esemplari del piccolo, ma ricco, museo privato di Panzironi: dal Settecento fino a due spiritosi modelli creati in Germania, l’uno per salutare l’inizio del 2000 e l’altro per festeggiare il carnevale dello stesso anno a Monaco di Baviera. Quest’ultimo modello poteva essere frutto soltanto dell’inventiva tecnologica tedesca: un occhialone enorme, provvisto nientemeno che di due tergicristalli veri, azionati da un minuscolo motorino elettrico!
Gli occhiali sono, come giustamente osserva Panzironi, assieme alle dentiere, le protesi più importanti per l’uomo moderno: provate, infatti, a pensare come sarebbe drammaticamente penalizzata la nostra vita, senza gli occhiali, fin da giovani. Ma cosa sappiamo degli occhiali, almeno dal punto di vista storico? Quando sono stati inventati, da chi e come erano i primi modelli? L’occasione che mi si presentava era unica: avevo proprio di fronte a me la persona che, senza dover fare troppe ricerche personali, era in grado di soddisfare queste curiosità e di porgermene sul piatto, servite, ben altre inaspettate.
Già nell’Antichità classica si notò che recipienti sferici di vetro avevano il potere d’ingrandire le immagini, com’ è riportato nell’Ottica di Claudio Tolomeo ( 100-170); tali esperimenti furono poi ripresi dagli Arabi nel secolo XIV d.C., mentre dal filosofo e teologo Ruggero Bacone (1214-1292) fu indicata la possibilità di utilizzare segmenti sferici di vetro per migliorare la visione di oggetti lontani. Ma chi utilizzò la conoscenza di queste straordinarie proprietà del vetro per inventare gli occhiali? Molto probabilmente fu un veneziano, di cui però non si conosce il nome, poiché l’arte del vetro era protetta dal più ferreo segreto a Venezia, anzi nell’isolotto di Murano, dove erano state confinate le fornaci sia per motivi di sicurezza (la maggior parte delle case di Venezia erano in legno a quell’epoca) sia per motivi di segretezza. Venezia aveva ereditato i segreti dell’arte del vetro da Roma antica attraverso i contatti con Bisanzio (Costantinopoli). E’ falsa l’attribuzione dell’invenzione degli occhiali al fiorentino Salvino d’Armato degli Armati, morto nel 1317 e sulla cui lapide tombale fu falsamente ricordato come “inventor degli occhiali”. In una predica del 23 febbraio 1305, di cui è conservata una versione scritta, il beato pisano Giordano da Rivalto aveva espressamente detto: – Non è ancora vent’anni che si trovò l’arte di fare gli occhiali, che fanno vedere bene – e inoltre affermava di aver incontrato l’autore di quell’invenzione. Il periodo di tempo indicato dal beato coincide con quanto ufficialmente dichiarato il 2 aprile 1300 negli statuti della corporazione dei cristallieri veneziani, dove si citano gli occhiali come oggetti ormai in produzione: “roidi da botacelis et da ogli e lapides ad legendum”, cioè “coperchi in vetro per bottigliette (botacelis) e lenti da occhiali (ogli) per leggere”. Giordano da Rivalto, durante un viaggio alla volta di Parigi, sostò a Bologna, dove ebbe modo di conoscere alcuni confratelli veneziani e, fra loro, anche l’inventore degli occhiali, senza però poter possedere il segreto della loro produzione. Essendo affetto da presbiopia, dovette acquistare un paio di occhiali, che, al suo ritorno a Pisa nel 1302, furono abilmente riprodotti dal frate pisano Alessandro della Spina, che fu il primo a diffonderne la produzione in Toscana. La falsa attribuzione a Salvino, tramite falsi documenti e citazioni funebri, fu opera della gelosia dei fiorentini nei riguardi dei pisani.
Giovanni Keplero (1571-1630) spiegò per primo che le lenti positive correggono la presbiopia e quelle negative la miopia in Ad Vitellionem paralipomena (1604), ma in realtà già nel Quattrocento si costruivano lenti diverse per la presbiopia e la miopia, come testimoniano due lettere scritte da Francesco Sforza e dal figlio Galeazzo all’ambasciatore di Milano in Toscana, per ordinare ben 80 occhiali “apti et convenienti ad la vista longa, zoè da zovene” e “ad la vista curta, zoè de vechy”.
Anche nei dipinti si trovano spesso ritratti uomini e donne con gli occhiali.
I primi modelli erano costituiti dalle due lenti incastonate in montature circolari di cuoio, corno o metallo e collegate da un ponte dritto o leggermente arcuato, come si può vedere nel famoso dipinto del 1403 L’apostolo degli occhiali di Conrad von Soest. Questo tipo di occhiali doveva essere retto praticamente con una mano. Si pensò, quindi, di legare l’occhiale alla testa, tramite una cordicella e in seguito di rendere l’occhiale in grado di reggersi da solo sul naso, con ponti elastici opportunamente sagomati: erano, questi, i cosiddetti occhiali ad arco molto diffusi nel Seicento e nel Settecento. In quest’ultimo secolo cominciarono ad apparire le stanghette, che, però, non arrivavano ad avvolgere l’orecchio bensì erano dritte e si limitavano a aderire elasticamente alle tempie, per non creare fastidi con le parrucche e i capelli lunghi che allora erano di moda. Nell’Ottocento vengono creati tre modelli d’occhiali che rimarranno immortalati nell’iconografia tipica di quel secolo: il pince-nez (o stringinaso) e il monocolo per gli uomini, il face-à-main per le signore. Il pince-nez è un’evoluzione degli occhiali ad arco, dove il ponte da arcuato assume una forma ancora circolare ma a ‘coda di rondine’, in modo da stringere il naso permettendo così all’occhiale di reggersi saldamente, senza stanghette. Esistono svariatissime varianti di questo tipo di occhiali, che era costruito in modo da poter sovrapporre le due lenti e caricare così la molla che costituiva il ponte, quando l’occhiale era conservato nel suo astuccio.
L’alter ego femminile del pince-nez era, nell’Ottocento, l’occhiale face-à-main, che le signore reggevano con la mano destra tramite un’asta variamente decorata.
Fra i diversi usi per cui furono poi costruiti gli occhiali, merita una menzione particolare il da trucco femminile, per consentire il quale furono costruiti occhiali ad una sola lente che alternativamente poteva ruotare attorno ad una cerniera in modo da coprire ora l’uno ora l’altro dei due occhi, permettendo così alle dame di truccarsi.

Condividi

Articoli Simili

0 Commenti

Non ci sono commenti

Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?

Scrivi un commento

Scrivi un commento

MONOLITE e “Frammenti di visioni”

Categorie

Calendario – Articoli pubblicati nel giorno…

Aprile 2024
L M M G V S D
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
2930  

Presentazione del libro “Noi nel tempo”

Gocce di emozioni. Parole, musica e immagini

Edizioni Controluce

I libri delle “Edizioni Controluce”