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I cacciabombardieri dello spreco

Dicembre 30
20:06 2012

Uno dei tanti ‘regali’ di Natale fattoci dal governo (esempio di quando è meglio non riceverne affatto…). Ma accanto a una buona notizia come quella sul rifiuto di una commessa militare, risalente allo scorso luglio, non può che piombare una notizia che sarebbe meglio non crederci, come se si trattasse di uno scherzo di ‘carnevalnatale’… (leggere vicende simili a questa ci ricorda anche un po’ perché da piccoli ci facevano credere a Babbo Natale). Della serie: “Ma come… ci parlate della crisi ventiquattro ore su ventiquattro per prenderci in giro?”, risposta: “Ma va?” Ed ecco di cosa si tratta.

Rimaniamo in tema. Lo scorso luglio un gruppo di persone, tra cui la sottoscritta, si reca al presidio della Campagna “Tagliamo le ali alle armi” per dire no all’acquisto degli F-35, scelta ovviamente errata e orribile che comporterebbe una spesa di miliardi di euro sottratta a risorse quali sanità, scuola e cultura che sono fondamentali per la crescita e lo sviluppo del Paese “Italia” (o forse è meglio dire “sotto-paese” Italia) oltre ad affermare una posizione del tutto anticostituzionale. A proposito ma che ci sta a fare la Costituzione? E Benigni ne fa pure l’elogio in tv ma a chi sta parlando? A noi che dobbiamo ‘fare ripetizioni’, ‘eterni studenti’ come dice Francesco Guccini, o agli asini del Parlamento e delle Camere?
E tra un po’ dovremo forse chiederci anche che ci sta a fare la legge visto che tanto i soliti noti, Berlusconi & company si prostituiscono ancora in tv pur di sviare alla giustizia, invece di avere anche un minimo di senso del ritegno e uscire di scena una volta per tutte? – Ma ovvio che c’è qualcuno dietro che vuole che i birilli non cadano, che il “sotto-paese” non cambi. –
(Che orrore di paese in cui ancora la gente è ridotta così e deve sopportare simili scelleratezze. Mi verrebbe quasi da dire allo stremo: ma lasciamoli marcire in tv e riprendiamoci le nostre vite in mano, facciamo da soli!). Il 12 luglio 2012, in una conferenza stampa tenuta al Senato della Repubblica e seguita da un presidio della Campagna davanti alla Camera dei Deputati, i coordinatori delle tre organizzazioni promotrici Giulio Marcon (Campagna Sbilanciamoci!), Flavio Lotti (Tavola della Pace) e Francesco Vignarca (Rete Italiana per il Disarmo) hanno illustrato con dati ed analisi la situazione relativa alla partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter F-35 e il punto della situazione sulle spese militari attuali e future.
Nel corso degli ultimi mesi di mobilitazione (all’interno della seconda fase di “Taglia le ali alle armi!”, campagna iniziata nel 2009 e rilanciata a settembre 2011) oltre 75.000 firme di cittadini, 650 associazioni e più di 60 Enti Locali (tra Regioni, Province e Comuni) hanno deciso di sostenere la richiesta per una cancellazione del programma! Tutti i Paesi partner si stanno attualmente interrogando sull’opportunità della propria partecipazione mentre il nostro Governo continua a ribadire, senza confronto, una scelta insostenibile. Fornendo nel contempo al Parlamento dati palesemente fuorvianti, soprattutto sulle cifre di costo che non sono compatibili con quelle fornite sia dalle aziende produttrici sia dalle stesse Forze Armate statunitensi. «Non sappiamo definire se non incredibile l’ostinazione con cui i funzionari del Ministero, anche in audizioni parlamentari, continuano a sostenere che ogni velivolo costerà meno di 80 milioni mentre i dati di base del Pentagono già oggi si attestano su oltre 130 milioni di euro», dichiara Francesco Vignarca coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo.
L’analisi dei dati ufficiali sul programma recentemente resi disponibili dimostra come il costo di acquisizione totale per gli Usa (che avranno oltre il 70% degli aerei!) si attesti su 396 miliardi dollari…«Tutti i dati dimostrano come i costi unitari per aereo siano raddoppiati dall’inizio della fase di sviluppo nel 2001 e solo il 17% dei test tecnici previsti sia stato completato. Come si può far finta di nulla di fronte a questi numeri?» conclude Vignarca. Anche con l’ipotizzata riduzione a 90 velivoli per l’Italia il costo complessivo di solo acquisto si attesta quindi sui 12 miliardi di euro! (Senza contare i costi di mantenimento ed esercizio successivi!). Non a caso, in maniera compatta, il Parlamento Olandese ha votato una risoluzione per uscire dal programma dando indicazione in tal senso al governo che uscirà dalle elezioni, mentre l’Australia ha deciso a maggio di spostare di ulteriori due anni la propria decisione di acquisto. Roventi polemiche sono invece in corso sia in Canada che in Norvegia perché le scelte di partecipazione al progetto JSF sono derivate da dati fasulli ed incompleti forniti deliberatamente da ufficiali militari favorevoli al caccia F-35.
Il Governo italiano invece continua per la sua strada e non intende avere una franca discussione né in Parlamento né con un confronto con la società civile. Non ci si deve più di tanto stupire del mantenimento di questa linea da parte del Ministero della Difesa, perché è stato l’attuale Ministro-Ammiraglio Di Paola a sottoscrivere (poco più di 10 anni fa nel giugno 2002) la partecipazione italiana alla fase di sviluppo del Joint Strike Fighter. Ma continuare a negare l’evidenza dei problemi tecnici (ribaditi anche in un recente rapporto del Government Accountability Office statunitense) e ribadire i miraggi di mirabolanti ritorni occupazionali, industriali e tecnologici (messi implicitamente in dubbio dalla stessa Finmeccanica in una comunicazione ufficiale al Parlamento) costituisce solo una presa in giro verso gli italiani! Che invece devono affrontare i tagli ed i sacrifici imposti da questo Governo al fine di salvaguardare scelte di bilancio che, in alcuni casi come quello dell’F-35, sono davvero inaccetabili!!!
«Con la spesa complessiva prevista nel corso degli anni per gli F-35 si sarebbero potute evitare le scelte più rovinose confermate nei giorni scorsi – sostiene in quello scorso luglio Giulio Marcon coordinatore di Sbilanciamoci! – il taglio agli enti locali, la riduzione dei posti letto negli ospedali, le misure di revisione del sistema delle tasse universitarie. Ad esempio con il risparmio della mancata acquisizione di 10 caccia bombardieri F-35 avremmo potuto salvaguardare i 18mila posti letto che verranno tagliati negli ospedali nei prossimi mesi!».
I tagli previsti nel luglio scorso per il comparto militare sarebbero più leggeri e privilegiati rispetto a quanto previsto per le altre aree di spesa pubblica. Non ci sarà alcun vero risparmio ma solo uno spostamento di risorse verso nuovi acquisti di sistemi d’arma. «Opporsi agli F35 e al DDL Di Paola non è affare da pacifisti ma da gente responsabile – dichiara Flavio Lotti coordinatore di Tavola della Pace lo scorso luglio – Parliamo di almeno 230 miliardi di euro di denaro pubblico sottratti ad un paese, il nostro, in grandissima difficoltà. Se il progetto venisse approvato così com’è entrato a Palazzo Madama ci ritroveremmo con un superministro della Difesa, dotato di poteri e autonomia senza pari, capace persino di vendere armi nel mondo. E con uno strumento militare ipertrofico, costosissimo, modellato sui livelli di ambizione di qualche generale e di un complesso industriale che sembra dettare le linee politiche ai politici. Uno strumento vicino più ai campi di battaglia che alla Costituzione”.
Ed ecco che sembra arrivare dall’alto (al contrario dell’esempio di democrazia dal basso del caso di Valerio Morellato) il pacco di Natale che non vedevamo l’ora di ricevere (!). Ebbene l’11 dicembre 2012 la Camera ha approvato a maggioranza (con 294 sì, 53 astenuti e solo 25 no) il DDL Di Paola mentre fuori da Montecitorio un presidio organizzato dai rappresentanti delle tre organizzazioni promotrici della campagna “Taglia le ali alle armi” (Sbilanciamoci, Tavola della Pace e Rete Italiana per il disarmo) che ha esercitato nelle scorse settimane un grande pressione affinché il DDL non fosse approvato, lanciava un ultimo appello ai deputati.
In soli sei mesi è stata approvata una riforma che fornisce in futuro in maniera strutturale più soldi al Ministero della Difesa per l’esercizio e l’acquisto di armi. La legge delega, infatti, autorizza un taglio al personale delle forze armate di 40.000 unità consentendo che i soldi così risparmiati siano investiti nell’acquisto di nuove armi (si parla di più di 200 miliardi investiti). Si andrà di fatto incontro a quella che Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, definisce una «riconversione al contrario: posti di lavoro trasformati in più giochi di guerra per le gerarchie militari.»
L’acquisizione dei nuovi mezzi di difesa non sarebbe però gestita dalle nuove norme che nella legge delega ipotizzano più poteri al Parlamento in tal senso, cosicché sarebbe possibile per le Camere chiedere il punto della situazione per ogni progetto di armamento. Tuttavia, sostiene Francesco Vignarca di Rete Disarmo, non si sa se questo potrebbe accadere solo dai prossimi acquisti o se anche da quelli già in corso. Il Parlamento ha deciso di riformare le forze armate senza aver prima discusso degli scenari di sicurezza e senza ascoltare la voce dei cittadini (che avevano espresso la loro opinione già attraverso la raccolta firme nella campagna “Tagliamo le ali alle armi” e che manifestano continuamente a favore dei propri diritti al lavoro, all’istruzione, alla sanità che a causa di decisioni dissennate come questa vengono continuamente compromessi)!!! Giulio Marcon della campagna Sbilanciamoci sottolinea inoltre che il comparto della Difesa sarà l’unico, non solo a non subire tagli dalla Legge di stabilità per il 2013, ma a vedere anzi accresciuto il suo budget di un miliardo rispetto al 2012! Stiamo scherzando?!?
I promotori di “Taglia le ali alle armi” tenteranno da subito di portare nella discussione che si svilupperà prima delle elezioni politiche il tema delle spese militari, sostenendo la necessità che queste siano diminuite a vantaggio di maggiori investimenti per welfare, sanità, scuola, lavoro e vigileranno ora il percorso dei decreti delegati nell’ambito della prossima legislatura per attenuare i problemi previsti da questo provvedimento. Mi chiedo se forse dovremo riproporre anche un referendum noi cittadini, o forse sarà meglio costruire con la nuova tecnologia una navicella e colonizzare un pianeta nello spazio in cui ricominciare? Potremo pensarlo per la prossima fine del mondo molto prossima se la cecità di governo, partiti, mafiosi continueranno a farsi i loro sporchi interessi ed a giocare col mondo come se stessero giocando a Risiko con le vite delle persone.

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