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I pescetti fritti

Dicembre 08
16:27 2014

I pescetti fritti
Aldo, classe 1924, cugino di papà, chiama ancora nonno Sigismondo ‘Grilletto’. Non ho approfondito il motivo di tale soprannome, ma ho interpretato un filo rosso tenuto tra pollice e indice ma diviso tra due spole: il grilletto del fucile – oggetto di culto suo e di almeno tre generazioni – e la sua esistenza alla Marchese del Grillo, molto più gaudente che faticante o penitente.
Arnaldo conserva nel vis-a-vis di mamma Peppina almeno una foto di ‘Grilletto’. Me lo confidò Elio quella mattina che venne a compilare il retro della foto con buoi e allegra brigata dell’estate 1928: mi parlò di una foto scattata da suo padre Giuseppe che ritraeva nonno Sigismondo a dorso d’asino, col suo cappello calcato sulla testa e i baffoni alla messicana.
‘Grilletto’ usava il somaro come una ‘spider’, per i suoi spostamenti non necessariamente urgenti. La domenica mattina non si perdeva una partita di calcio, nell’antenato dell’attuale stadio comunale. Magari dimenticava la biada per l’animale, ma non partiva mai senza la scorta di sigari con i quali affumicare tutto il suo tragitto sia all’andata che al ritorno.
Prima d’imboccare la stradina fangosa e accidentata lungo il muro occidentale del camposanto e far ritorno a casa, era di rito la fermata da Sor Cesidio per prendere il solito cartoccio di pescetti fritti. Ne era ghiottissimo.
Appena sospinto l’asino in stalla, nascondeva il cartoccio in una tasca del giaccone, che sistemava con cura all’appendiabiti. Ma l’inconfondibile profumo di frittura richiamava i nipoti come mosche sul cocomero affettato, che puntualmente ricamavano un buco sull’involucro cartaceo e attuavano i loro prelievi oculati ma efficaci. Era un tacito patto di non aggressione tra golosi.
Nonno Sigismondo era terrorizzato dai serpenti, anche quelli più piccoli e innocui. Credo temesse anche le lucertole e i lombrichi e qualsiasi animaletto vedesse strisciare. Raccontano dello scherzo di un buontempone che, nascostosi in una cunetta, gli tirò un tubo di caucciù davanti ai piedi al suo passaggio: ‘Grilletto’ fuggì in preda al panico e gettò via i boccioni pieni di vino, pur di alleggerire la sua corsa.
Con Arnaldo ogni tanto andiamo a fargli visita: è sempre sorridente e gioviale. I suoi baffi all’ingiù sono ancora umidi del vino dell’ultima bevuta alla nostra salute. Gli mettono una gran sete, i pescetti fritti e ancora sfrigolanti nel cartoccio. E’ tutta colpa di quel dozzinale di Sor Cesidio, che ci mette troppo sale.

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