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Ibrahim Khoury tra le devastazioni della guerra

Ibrahim Khoury tra le devastazioni della guerra
Settembre 01
02:00 2008

Ibrahim Danna KhouryDopo i bombardamenti dell’8 settembre del 1943, così come dopo quelli del gennaio 1944, Frascati fu percorsa da un piccolo stuolo di volenterosi – sacerdoti e laici, con in testa il vescovo ausiliare mons. Budelacci – che si prodigarono per salvare vite umane scavando tra le macerie ed estraendo i corpi delle povere vittime. Sono noti i nomi di alcuni di questi, ricordati spesso nelle memorie successive, un po’ meno si conosce quello di un giovane chierico salesiano che si prodigò in questo gruppo: Ibrahim Danna Khoury. Nato poco dopo la prima guerra mondiale a Sakhnin, allora piccolissimo paese dell’Alta Galilea, Ibrahim era l’ultimo dei figli di Hanna e di Sadah Ibrahim. La sua famiglia aveva una lunga tradizione sacerdotale; infatti il nonno era ‘parroco’ della chiesa greco-cattolica melkita e anche uno zio paterno era sacerdote. E forse il soprannome di ‘khoury’ (sacerdote, parroco) derivava da questa tradizione, tanto che andò a sostituire il primitivo nome di famiglia di Maalùf. A due anni di età gli morì il padre e quando aveva otto anni, anche la madre. Questi lutti influirono molto sul suo carattere che fu sempre riservato e sensibile. Accolto nell’Orfanotrofio cattolico dei salesiani di Nazareth, maturò colà la sua vocazione. Nel 1936 entrò nel Noviziato di Cremisan e l’11 novembre del 1937 emise i primi voti. Venne quindi mandato a Mirabello Monferrato, per l’aspirantato prima di essere inviato per l’Ispettoria del Medio Oriente.
Durante la seconda guerra mondiale rimase nell’Ispettoria Romana, dove continuò il suo curriculum formativo. Fu a Frascati che il 16 agosto 1943 fece la professione perpetua. Tre settimane dopo, 1’8 settembre, i bombardamenti rasero al suolo buona parte della città tuscolana con centinaia di vittime. Ibrahim entrò allora nel gruppo di quanti si prodigarono a soccorrere feriti e a ricuperare salme, estraendole dalle macerie per dare loro sepoltura. Passata quella vicenda, riprese gli studi teologici, arrivando all’ordinazione sacerdotale il 13 luglio 1947, conferitagli dal Vescovo Salesiano Mons. Salvatore Rotolo. L’anno seguente riprese la via del Medio Oriente. Lavorò un anno al Cairo e tre anni ad Alessandria. Nel frattempo si era iscritto all’Università per il conseguimento del titolo di studio in Lingue Moderne. Ottenuta la laurea, riprese l’attività di insegnante ad Aleppo per un anno. Nel 1957 giunse a Betlemme per rimanervi fino alla morte, eccetto una breve parentesi a Beirut (1960-61).
Eccezionale il patrimonio culturale di don Ibrahim. Oltre alla lingua materna conosceva bene l’italiano, il francese, l’inglese, oltre all’ebraico, tedesco e spagnolo con le rispettive letterature, Grande conoscitore di storia, filosofia, teologia e Sacra Scrittura. Nella vita ebbe diverse difficoltà, aggravate in varie circostanze dalla sua accentuata emotività e viva sènsibilità. Visse sempre in povertà. Ammalato di cancro, cedette solo all’invito dei suoi superiori di essere trasportato nell’Ospedale Italiano di Haifa dove morì a 63 anni spiritualmente forte assistito dalle due sorelle che gli erano rimaste e da un amico sacerdote: era il 10 novembre del 1982.
Dopo i funerali celebrati in rito bizantino, nel suo paese natio e presieduti da mons. Maximos Sallùm, metropolita della Galilea, fu sepolto accanto alle spoglie del nonno e dello zio.

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