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Il Comune di Roma non si faccia complice dello scempio del S. Maria della Pietà!

Luglio 11
21:24 2018


Un accordo segreto tra Comune e Regione sul S. Maria della Pietà contro i cittadini e le regole?

Il Comitato Si può fare non ci sta: “Il Comune rispetti le Delibere approvate e lavori per e con i cittadini”.

Nell’Assemblea pubblica di venerdì 6 luglio 2018, promossa dal “Comitato Si Può Fare” sul S. Maria della Pietà , il Presidente del Municipio 14 Alfredo Campagna ha annunciato, tra lo stupore dei cittadini presenti, che il Comune di Roma sta per firmare, a giorni, un Protocollo di Intesa con la Regione Lazio e la ASL RME sull’utilizzo dell’Ex Manicomio di Roma.

Nel Protocollo, frutto di trattative “riservate” tra Comune, Regione ed ASL RM1, si sancirebbe definitivamente la realizzazione del Polo Sanitario nel complesso del S. Maria della Pietà, in cambio dell’uso a sede municipale di una piccolissima porzione del complesso e dell’uso culturale del solo padiglione 31. Si compirebbe così, con l’avallo del Comune il percorso iniziato da anni di sanitarizzazione del complesso, contro la volontà dei cittadini espressa per oltre 20 anni di fare del S. Maria della Pietà un polo socio-culturale di livello europeo rispettandone memoria, vocazione e utilizzi di legge.

Il Comitato “Si può fare” che ha raccolto oltre 18.000 firme per una Delibera Comunale di Iniziativa Popolare e per una proposta di Legge Regionale, cestinata in barba allo Statuto della Regione Lazio, esprime profondo stupore per una scelta che smentirebbe le dichiarazioni e gli impegni presi dal Comune di Roma. Proprio la Delibera presentata dal Comitato nel 2014, fu approvata dall’Assemblea Capitolina il 15 luglio 2015, anche con i voti determinanti del M5stelle che oggi governa la città. In essa erano indicate le linee guida del Comune sulla Centralità Urbana del S. Maria che prevedevano un uso sanitario ridotto, ed un utilizzo culturale ed amministrativo per la maggior parte del Complesso. Soprattutto, la Delibera Comunale chiedeva il rispetto delle leggi nazionali che impongono l’uso dei redditi prodotti dalle attività culturali e sociali al S. Maria della Pietà al finanziamento dei progetti regionali sulla Salute Mentale, cioè all’applicazione della Legge 180.

Il Piano Regolatore dà al Comune, tutti gli strumenti per realizzare un Progetto Urbano in linea con le normative e partecipato, riparando allo scempio delle regole compiuto negli anni da Regione ed ASL.

Non si comprende il motivo per cui, invece di perseguire, in accordo con i cittadini, le regole ed il buon senso, si stia scegliendo di sostenere una scelta della Regione che regala arbitrariamente il S. Maria della Pietà alla ASL RM1, dopo che essa, per 15 anni, ha disatteso le norme, smantellato gli ostelli, immesso illegalmente strutture psichiatriche, lasciato nell’abbandono e nell’incuria gran parte del parco, incamerato finanziamenti e fondi che non le competevano. Non si comprende perché il Comune di Roma stia scegliendo di non sostenere le associazioni dei familiari dei pazienti psichici, che insieme al Comitato si può fare hanno presentato un ricorso al TAR (in attesa di sentenza) contro gli atti della Regione, per rivendicare l’uso corretto delle risorse.

Ed è proprio quella la Delibera Regionale 787/2016 che il Protocollo di Intesa avallerebbe, lasciando in mano alla ASL RME proprietà e gestione degli interventi.
Si legge infatti sulla bozza di Protocollo: ” Obiettivo delle parti, in particolare, valorizzare la funzione pubblica e l’attrattività del comprensorio in linea con l’idea del parco urbano della salute e del Benessere promosso dalla ASL Roma 1 e dalla regione Lazio (…)”.
Soprattutto, il Protocollo del 2018 annullerebbe ogni impegno precedente tra cui il Protocollo del 2007 che pur non avendo avuto efficacia è stato il punto di partenza sia per la Delibera Comunale 40, sia per la Proposta di Legge Regionale promossa dal Comitato “Si può fare” e firmata da 12mila cittadini.

La Regione Lazio che, per legge, dovrebbe detenere la proprietà del S. Maria della Pietà e garantirne un utilizzo in linea con le richieste dei cittadini e con i vincoli di destinazione, sta invece permettendo alla ASL RM1 di inzeppare di strutture sanitarie un territorio già ospedalizzato più del necessario. Già riportando, illegittimamente, numerose strutture di carattere psichiatrico nell’Ex Manicomio. Dietro questa scelta, la necessità di coprire, indirettamente e artificiosamente, i buchi di bilancio sanitari provocati dallamalagestione di cui la ASL RM1 ha primeggiato.

Perché il Comune di Roma sta decidendo di sostenere questa operazione alle spalle della cittadinanza, del bene comune e delle proprie stesse indicazioni? Quale scambio “segreto” è in gioco tra l’amministrazione Raggi e quella Zingaretti?

Il Comitato “Si può fare” lavorerà affinché il Comune receda da questo atto ed operi, invece, in modo trasparente per il rispetto delle norme, per l’applicazione integrale e corretta della Delibera 40/2015 e del Piano Regolatore.

Oggi, tra l’ipotesi di uso culturale pubblico e di utilizzo delle risorse per la Salute Mentale sostenuto da 23 anni dal movimento di cittadini ed associazioni ed il progetto Regionale di cessione alla sanitarizzazione ed alla ricostruzione di un ghetto di sofferenza, malattia e disagio, non c’è nessuna possibilità di conciliazione. E non avremmo voluto che la maggioranza comunale nata in nome della trasparenza e della democrazia dal basso ci ponesse di fronte nuovamente alla logica propria delle amministrazioni precedenti per cui la “partecipazione dei cittadini” è una pura formalità rispetto a cose già decise nelle stanze segrete del potere. Il Comitato “si può fare” si batterà con tutte le sue forze contro questo esito, sul piano amministrativo, giuridico, informativo e di mobilitazione pubblica.

Se l’amministrazione comunale è quella della “trasparenza”, dell'”ascolto dei cittadini”, delle “regole” e del “cambiamento”, lo dimostri. Subito. Non firmate quel Protocollo e applicate il Piano Regolatore e le Leggi.

Il Comitato Si Può Fare

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