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Il dramma delle nuove generazioni

Ottobre 02
23:00 2006

Rifletto dolente sulla scelta di studenti universitari originata dal livello della qualità di vita toccato e respirato qui ora intorno al Leviathan ‘fagocita memoria e identità’ e locali, ossia Roma; toccato e respirato qui ora ai Castelli Romani; più in generale in Italia, il Bel Paese. Visti gli attuali scenari, e nazionali, si potrebbe cominciare a dubitare anche della qualità della mera sopravvivenza fisica, dubitare del rispetto e cura delle sole più elementari e fondamentali norme civiche e civili, ed umane. Ragazzi, nuove generazioni, qui dei Castelli, che per trovare luoghi dove vivere pienamente soddisfatti devono pensare di migrare, o lo fanno proprio senza pensarci, laddove la qualità della vita è molto più che una semplice fattibilità civica e civile. Fuggire, disgustati dalla qualità dell’ambiente e territorio lasciatogli in eredità. Disgustati dalle cosiddette ‘incrostazioni’ (fisiche, materiali) tipicamente italiche. Generazioni che lasciano ora ambienti che diremmo… troppo ‘rustici’, troppo ‘ruspanti’, per sopravvivere, e poi magari e forse viverci, in ambienti troppo ‘raffinati’ o snob, troppo industrializzati, serializzati, meccanizzati/automatizzati; in ambienti troppo assaliti e depredati dalla peggiore globalizzazione commerciale e industriale. Il paradosso, e lo squilibrio, di oggi della vita: o si rimane negli ambienti e territori originari, magari pionieri e/o profeti nel farli sviluppare bene e farli progredire, ambienti ora appunto, troppo ‘rustici’, oppure vivere (sopravvivere) come frenetiche ed ansiose formiche nei grandi e quasi sempre brutali ambienti urbani da un milione di abitanti in su, Milano, Torino, Roma, ecc. rimanendo solo in Italia; ambienti ‘schiaccia o fagocita memoria e identità e personalità’; ambienti dove vivi come un ingranaggio o una componente informatica di un hardware. Castelli Romani, nella Terra Latina. ‘Pezzo’ d’Italia, della provincia italiana e romana. Pezzo pregiato però, d’importanza storica, ambientale e culturale. Valore personalmente impugnato con forza, e sbattuto ora con ira in faccia a chi in questo territorio vede e lo concepisce solo come una ennesima banale area periferica e satellite, vassalla di una grande, caotica, squilibrata e bulimica città egemonizzante; a chi li concepisce come un’ennesima area periferica ‘sforna manodopera pendolare’, qui del Leviathan italico per antonomasia, Roma appunto e, nei festivi, specie per le masse romane che sopravvivono entro e a ridosso del G.R.A. senza potersi permettere la seconda casa nei colonizzati Abruzzo o Litorale Nord del Lazio, preso come un economico ed accessibile ‘luna-park’ dove sfogarsi ora a più non posso; al più considerati scenografica e folkloristica terra sfornante ‘vino, pane e porchetta’. Castelli banalizzati e sviliti abominevolmente, oltre che già da tempo offesi e saccheggiati, e fisicamente. Universitari; studenti; lavoratori, imprenditori, artigiani. Qui castellani, latini, comunque italiani, della provincia. Giovani e giovani-adulti. Nuove generazioni della martoriata provincia che vedo – con l’ira nel cuore – fuggire, e pure velocemente, che pensano seriamente di evacuare, di migrare inorriditi, disgustati da una realtà occidentalissima come questa italiana, la provincia e la periferia, ora abominevolmente digiuna o arida persino del più elementare senso civico e civile, del miglior senso ‘occidentale’, miglior figlio d’Atene e di Roma cui si basa l’Occidente. Italia più simile all’Iraq vedendo come si sopravvive in certe zone. Inorriditi nel veder ancora incrostati vizi e corruzioni a partire dagli aspetti più meramente fisici e materiali, ora per mano della peggiore e non controllata/garantita cittadinanza e popolazione. Disgustati da vedere ancora oggi ‘giochini’ politici, addirittura fin dentro gli organi della Repubblica. Repubblica arida e digiuna di Rispetto, Sostenibilità ed Equilibrio. Valori, questi, trovati invece in altri stati ugualmente occidentali abitati, ripeto, da cristiani come tutti noi. Nuove generazioni di inizio XXI secolo che si devono ora invece accontentare di ciò che è semplicemente sopravvissuto, al brutale saccheggio delle risorse ed energie perpetuato oggi da tutte quelle persone avide, pigre, ladre, corrotte e bulimiche, che agiscono con malafede o con spirito aristocratico da ancien régime. Da cicale, insomma. Persone queste, che stavano e stanno organizzando il più crudele, odioso e micidiale furto di sempre: scippare del presente e del futuro milioni di nuove giovani generazioni. Ragazzi e giovani di buona volontà e spirito di sacrificio che vedo però sempre più ereditare debiti, scorie, relitti. Materiali da bonificare per poter sopravvivere e, possibilmente, vivere. Senza doversi solo accontentare di quel poco sopravvissuto al saccheggio e allo sperpero.

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