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Il Museo di Auschwitz valuta la proposta del Gruppo EveryOne studiata per proteggere l’insegna

Milano, 22 dicembre 2009. Dopo l’annuncio diramato ieri da parte della direzione del Museo di Auschwitz – secondo cui l’insegna metallica rubata il mattino del 18 dicembre e recuperata ieri sarebbe stata nuovamente installata sul cancello d’ingresso – il Gruppo EveryOne ha scritto e inviato con urgenza una lettera al direttore e ad alcuni membri del Consiglio Internazionale di Auschwitz. “Alcuni attivisti della nostra organizzazione,” spiegano i co-presidenti Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, “sono studiosi dell’Olocausto e lavorano da anni per la Memoria e l’educazione alla Shoah delle giovani generazioni. Da molto tempo invitiamo i responsabili dei musei-memoriali a non sottovalutare il rischio di atti di vandalismo e furti su commissione, perché oltre alla piaga del neonazismo, che cresce insieme alla destra intollerante, in tutta l’Unione europea, è fiorito intorno all’Olocausto un mercato privato di ‘memorabilia’. Quando abbiamo appreso le intenzioni del Museo di Auschwitz, abbiamo presentato alla sua dirigenza un progetto alternativo: installare sul cancello del campo una copia fedele dell’insegna e conservare al chiuso l’originale, in uno spazio espositivo protetto, che consenta comunque ai visitatori di osservare il reperto”. Stamattina il Direttore del Dipartimento di Ricerca del Museo, dottor Piotr Setkiewicz, ha risposto al Gruppo EveryOne: “Vi ringraziamo della vostra lettera. Avete ragione, questo è un dilemma che ci poniamo continuamente: dobbiamo corrispondere le aspettative dei visitatori e mostrare loro l’insegna originale o sostituirla con una copia? Probabilmente, come spiegate anche voi, per ragioni di sicurezza sarebbe opportuno conservare l’insegna al sicuro, anche se alcune persone protestano contro questa ipotesi di sostituzione dell’insegna. Abbiamo comunque deciso di riunire il Consiglio Internazionale di Auschwitz, che deciderà la misura da adottare insieme al nostro direttore dottor Piotr Cywinski”. Prima della riunione del Consiglio, il Gruppo EveryOne presenterà al dottor Piotr Setkiewicz, al direttore Piotr Cywinski e ai membri del Consiglio un progetto in grafica tridimensionale relativo alla creazione di uno spazio espositivo sicuro e di facile accesso. “Siamo felici dell’attenzione che il Consiglio ha dedicato al nostro progetto,” concludono Malini, Pegoraro e Picciau, “e siamo certi che sia orientato ad accoglierlo, per evitare che l’insegna possa scomparire di nuovo o subire altri danneggiamenti. Il dottor Setkiewicz è consapevole del fatto che il recupero effettuato dala polizia è miracoloso e che comunque l’insegna è stata divisa in tre parti e necessiterà di restauro. Il nostro appello è perorato anche dalle Comunità Ebraiche e da numerosi testimoni dell’Olocausto, che più di chiunque altro temono che le prove del genocidio siano distrutte da negazionisti e neonazisti o dagli agenti atmosferici, impietosi con materiali soggetti a ruggine ed erosione. Dopo la risposta incoraggiante da parte del Museo, ci siamo messi al lavoro, avvalendoci delle più moderne tecnologie di animazione tridimensionale, per dare al progetto una forma visuale e illustrare al Consiglio come si possa proteggere l’insegna senza sottrarla allo sguardo dei visitatori e, anzi, consentendo loro di osservare i particolari della scritta “Arbeit Macht Frei” (“Il lavoro rende liberi”), ancora più da vicino”.

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