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Il paese del Papa Giovanni Paolo II

Gennaio 05
02:00 2007

‘Sono venuto da un paese lontano…’ così, con quell’accento straniero che avremmo tutti imparato a riconoscere ed amare, si presentava Papa Giovanni Paolo II per la prima volta ai fedeli in Piazza S. Pietro. Eppure, la Polonia non è così lontana; lo era forse allora, quando c’era la ‘cortina di ferro’ del regime comunista, più per motivi ideologici-culturali che fisici. Dopo il crollo del muro di Berlino, infatti, la Polonia, come tutti i paesi dell’est, ha ‘rivisitato’ il proprio passato e rivendicato la propria identità, affermando fortemente le radici cristiane ed europee della sua storia e della sua grande cultura. Due giorni di viaggio ed eccoci a Cracovia.
Siamo partiti ai primi di agosto, due equipaggi in camper, in tutto sette persone e due cani, Luna e Puffetta (la mia), passando per Tarvisio, Vienna, Brno e passando il confine ceco-polacco a Cesti-Tesin. Il paese del papa subito ci affascina: verde, acqua, campagne fertili e tanta, tanta gente a piedi lungo la strada o in bicicletta; la statale però è stretta e tortuosa, trafficata e pericolosa per i troppi dossi, ma di questo ci ripaga ampiamente la visione della città. Parcheggiamo i mezzi presso l’hotel ‘Retro’ che ci fornisce l’acqua e quant’altro ci abbisogna per pochi sloty al giorno. Il posto è bellissimo e ci conquista subito: la Vistola, un fiume maestoso, il castello, il ponte, le guglie della cattedrale… Con una bella passeggiata ci dirigiamo in centro, passando sul lungofiume, tra prati verdissimi e curati che sono un vero e proprio parco attrezzato, ammirando la placida Vistola che aggira il castello in un sinuoso abbraccio. La città è in penombra, quasi buia, misteriosa e affascinante, come la Piazza del Mercato visione mozzafiato: è enorme, piena di gente, di ragazzi di ogni parte del mondo, di suonatori e venditori, malgrado la bassa temperatura (indossiamo le giacche a vento pesanti). La mattina seguente la città inondata dal sole è ancora più splendente e ci conquista definitivamente: stupendo il colpo d’occhio Vistola-Castello-Parco-Cattedrale …quest’ultima, veramente monumentale, con i suoi ori, stucchi e icone, evoca preziose suggestioni bizantine.
A 12km da Cracovia visitiamo la celeberrima Miniera di sale, a 150 metri di profondità nel sottosuolo; si scende con una interminabile scalinata, ma poi si risale con un ascensore-razzo super veloce: La visita guidata dura due ore ed apre scenari di incomparabile bellezza: nelle cavità dell’antica miniera appaiono scene della storia della Polonia e del suo folklore, della cristianità e delle fiabe rappresentate in sculture di salgemma che veramente affascinano e destano ammirazione, come il complesso dei sette nani, della regina, della cattedrale, della storia di Cristo.
Ci dirigiamo poi alla volta di Auschwitz che tutti dovrebbero visitare. Proprio al’ingresso dell’ex campo di concentramento nazista c’è un ampio parcheggio: quando arriviamo è quasi completamente pieno di camper provenienti da ogni parte d’Europa (molti gli italiani). La visita richiama inevitabilmente alla memoria le colpe del nostro del secolo, le pagine di Primo Levi, le tante testimonianze dell’Olocausto. Le baracche, il piazzale, il muro, il laghetto delle ceneri, i binari nel campo, le docce a gas, i forni crematori, i documenti, gli esperimenti, le fotografie: tutto è vero, tutto è esistito… Durante la proiezione del filmato che ricostruisce quelle vicende, qualcuno si sente male, grida, viene portato via… Anche in vacanza pensiamo sia giusto riflettere, testimoniare, imparare.
Raggiungiamo poi Czestochowa: stupendi l’antico santuario, la chiesa barocca, gli ori e gli stucchi, i dipinti preziosi, gli organi, persino i lampadari. La folla è tantissima, moltissimi i giovani tutti biondi e con gli occhi azzurri; tutti si accalcano per ore in fila pur di sostare un solo attimo davanti al suggestivo quadro della Madonna Nera.
L’autostrada per Varsavia (in realtà una normale superstrada, molto trafficata) ci distrae un pò dalle cupe meditazioni scaturite dalla visita ad Auschwitz. La Polonia del resto è bella: i monti in lontananza, boschi, foreste, fiumi, laghetti e una sterminata pianura, case gradevoli e ben tenute, ma si intravede tanta povertà, anche se vissuta con dignità e orgoglio. Certo siamo lontani dall’ambiente latino per tanti versi chiassoso, disponibile, aperto: qui il comportamento è basato su una gentilezza educata e controllata. La campagna in gran parte è lavorata con la tecnica antica dell’aratro trainato dal mulo e ovunque si vedono animali al pascolo o da cortile che sostentano le famiglie… All’infuori delle grandi città, non esistono supermercati, ma tante piccole botteghe in cui si vende di tutto. Molte invece le auto: vecchie Fiat risistemate, soprattutto Cinquecento; i camion invece sono per lo più residuati sovietici.
Varsavia, la capitale, ci accoglie in una serata fredda e piovosa. Abbiamo il primo impatto con le periferie sovietiche, caratteristica di tutti i paesi dell’est: enormi, grigi caseggiati, anonimi e tristi, nel buio più assoluto: l’illuminazione pubblica è riservata solo ai centri storici della città (altra caratteristica dei paesi dell’est).
Come tutte le capitali anche quella polacca è invasa dai veicoli, anche se con una certa facilità ci fermiamo presso il Casinò dove parcheggiamo i camper. Nei pressi c’è la stazione centrale che merita una visita: enorme, maestosa, vivace, piena di negozi di ogni genere. Il giorno dopo anche Varsavia ci accoglie con il sole, ma anche con il freddo che non ci abbandonerà più. L’impronta urbanistica della città è nordica, con grandi piazze, palazzi colorati, chiese, ma senza caratteristiche particolari: visitiamo il monumento al re Sigisnmondo, il Palazzo e il Percorso Reale, la città vecchia, la Sirenetta varsaviana e la bellissima piazza centrale su cui si affacciano lussuosi locali con tavoli ed ombrelloni (!).
Proseguiamo poi verso il Baltico, prendendo la direzione per Augustoff; la strada passa tra bellissime foreste di betulle e laghi, la famosa ‘via d’acqua’ che si sviluppa per ben cento chilometri e che ci conduce verso la Lituania.
Ma questo è un altro viaggio….

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