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Il trionfo di Roberto

Il trionfo di Roberto
Marzo 05
23:00 2008

Gesticola animatamente sul palco, mosso da un’incontenibile voglia di comunicare, mettendo in atto una delle più belle cose che un essere umano possa fare: trasmettere emozioni, contenuti e sapere ai propri simili. Così appare il noto comico, originario di Misericordia (Arezzo), durante il suo spettacolo “Tutto Dante” trasmesso su Rai Uno in seconda serata; da Piazza Santa Croce in Firenze assistiamo in diretta ad un vivace Roberto Benigni, allegro com’è suo solito ma soprattutto profondo. E vero. Nel corso della prima puntata, trasmessa eccezionalmente in prima serata, il comico toscano ha dato libero sfogo alla sua vena satirica citando i personaggi più in vista della politica, denunciandone le ipocrisie e mettendone in risalto i punti deboli. Un inizio all’insegna dell’allegria e del sorriso, che non ha risparmiato, però, le dure note di una critica a tratti quasi spietata, irriverente. Un invito a riflettere sulla situazione politica del nostro paese, per niente rosea e bisognosa di un assestamento. Roberto Benigni continua a trascinare il pubblico con la sua ilarità e bravura fino al momento in cui, d’improvviso, l’atmosfera si fa solenne, mutano i toni, occorre concentrazione: “Amor , ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende. Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona”. Quel piccolo uomo esile, dritto sul palcoscenico, si fa calmo: i versi del sommo poeta fanno questo effetto. L’atmosfera si fa intima, si avverte che quel che si sta leggendo, il V canto dell’Inferno della Divina Commedia dantesca, accomuna tutti gli uomini, che siano indigenti o agiati, dotti o mediocri. Quei versi sono uno scrigno che contiene un bene prezioso alla portata di tutti, accessibile a chiunque poiché quei celebri versi parlano dell’uomo, dei suoi sentimenti, dell’amore e di Dio.
Sembra non esserci più tempo, i confini e le differenze spariscono come d’incanto; resta l’uomo, il quale, spogliato delle sue esaltazioni, è fotografato da Dante nella semplicità della sua debole natura umana che lo porta a morire per amore e a scendere nei meandri più bui di se stesso.
Gli innumerevoli telespettatori ancorati allo schermo intuiscono allora che la dignità umana è qualcosa di grande e che anche due anime dannate come quelle di Paolo e Francesca sono mosse da impulsi positivi: “Se fosse amico il re de l’universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi ch’ai pietà del nostro mal perverso”, dice Francesca rivolgendosi a Dante.
Da quel piccolo grande uomo che è Roberto Benigni emerge una molteplicità di contenuti che ognuno può interpretare in modo soggettivo a seconda della sensibilità che lo caratterizza ma nelle sue parole, o meglio nelle parole del sommo poeta, si avverte un bisogno pulsante ed estremo di sottolineare la grandiosità umana in tutti i suoi aspetti, anche i più turpi. Il suo è un appello ad apprezzare se stessi, in quanto creature create e amate da Dio, ad apprezzare la propria cultura che proprio in Alighieri trova la massima espressione nonché ad aver fiducia nell’amore, la grande molla che muove l’Universo intero.
Grazie Roberto, leggici ancora quei brani nascosti nel profondo dei nostri cuori e aiutaci, con la poesia, ad accorgerci che esistono e sono per noi. Nient’altro che per noi.