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In Bielorussia, una traduzione di Aksana Danilchyk racconta il poeta Aldo Onorati

In Bielorussia, una traduzione di Aksana Danilchyk racconta il poeta Aldo Onorati
Ottobre 09
09:26 2017

Aksana Danilchyk, nata a Minsk (Belarus), laureata giovanissima in Lettere, ha studiato anche all’Università per Stranieri a Perugia.
È autrice di raccolte poetiche (“L’immagine dello scorpione” e “Il sogno che non può proibire”) nonché di studi importanti, come “La ricezione di Dante in letteratura bielorussa dell’Ottocento- Novecento” e “Il romanticismo italiano ed i motivi patriottici della letteratura bielorussa”.
Dottoressa di ricerca in Letteratura della sua Nazione (e straniera: italiana), ha tradotto, fra i molti testi della nostra terra, il “De vulgari eloquentia” di Dante”, il carme “Sepolcri” di Foscolo, opere di Alfieri etc. Come poetessa è a sua volta tradotta in diverse lingue.
L’ho intervistata perché ha traslato, su “Nasha vera” (“La nostra fede”), rivista trimestrale religiosa e culturale dedicata agli eventi della vita contemporanea della Chiesa Cattolica e di altre chiese cristiane, una sintetica antologia lirica dall’Opera Omnia di Onorati. “Nasha vera” è letta da un vasto pubblico di intellettuali e studenti interessati alla storia del Cristianesimo, del Cattolicesimo in Bielorussia e nel mondo: insomma, coloro che vogliono essere al corrente degli eventi importanti e delle novità significative di letteratura cristiana nel proprio Paese e in ambito internazionale.


D.- Sembra una cosa strana per noi che Foscolo venga tradotto in Bielorussia, dato che all’estero il poeta dei “Sepolcri” non è molto noto. Come mai lei ha deciso di tradurre proprio il suo difficile capolavoro?

R.- Conoscere l’opera di Foscolo è indispensabile per chi studia la letteratura italiana e io l’ho studiata all’Università per Stranieri di Perugia quando ancora questa materia non si insegnava nel mio Paese. In realtà, appena ho sentito il titolo dell’opera, ho capito che l’avrei tradotta. Per due motivi. Quello personale era legato al fatto che in quel periodo se ne andavano i miei nonni, un altro motivo che possiamo chiamare “letterario” derivava dalle coincidenze tipologiche tra i processi letterari e i movimenti per la ricerca dell’identità nazionale, tra il romanticismo della prima metà dell’Ottocento e il neoromanticismo dell’inizio del Novecento, periodo della intensa formazione dell’identità bielorussa. Mentre traducevo Foscolo ho scritto anche il saggio di ricerca scientifica “Il Romanticismo italiano e i motivi patriottici di letteratura bielorussa” (pubblicato nel 2008) dove ho trattato anche l’argomento del motivo dei sepolcri nell’opera di Ugo Foscolo e del poeta bielorusso Janka Kupala (1882-1942).

D.- Ha traslato per la sua lingua pure Alfieri e i “Fioretti di san Francesco”: un impegno notevole, specie per lo stile di Alfieri. Come le è nata la passione per l’italiano?

R.- Tutto è nato dai rapporti umani. Facendo un corso di bulgaro alla scuola estiva dell’Università di Veliko Tǎrnovo, ho stretto amicizia con due ragazze italiane.
Così nel 1991, ancora nei tempi dell’Unione Sovietica, ho visitato per la prima volta l’Italia e ho iniziato a studiarne la lingua. Poi ho fatto il Dottorato presso l’Accademia delle Scienze a Minsk e grazie alla borsa di studio del Ministero degli Affari Esteri italiano ho potuto realizzare un corso di base di letteratura italiana (fra l’altro sono stata “terremotata” insieme alla basilica di san Francesco). Così ho iniziato anche a tradurre le opere dei vostri scrittori. Sono molto riconoscente a tutti gli amici italiani che mi hanno aiutato in quel periodo con i libri che non si trovavano per niente in Bielorussia. Adesso la situazione è cambiata notevolmente.

D.- Lei in Italia è definita una poetessa “mediterranea”. Cosa ama della nostra penisola?

R.- La bellezza che fugge, la bellezza nel senso più ampio e articolato.

D.- Ci risulta che lei conoscesse l’opera omnia delle poesie di Aldo Onorati già da tempo. Per quali motivi ha deciso di tradurne una sintetica antologia?

R.- Effettivamente, a Minsk mi è capitato tra le mani il libro di Aldo Onorati pubblicato dall’Anemone Purpurea. Dicono che la traduzione è un’occasione per leggere le opere in modo più attento e dato che traduco solo quegli autori con i quali sento certe affinità, quelli che suscitano il mio interesse, ho voluto far suonare le poesie di Aldo Onorati nella mia lingua, ossia in bielorusso.

D.- Lei ha tradotto il “De vulgari eloquentia”…

R.- Sì, nelle opere di Dante c’è l’universo, quindi lo studio sistematico di questo autore alla fine ti fa ragionare con le categorie universali e aiuta a formare una visione ampia del mondo e dell’umanità. Tutto questo è molto importante adesso, quando la vita è diventata più frenetica e quindi ti fa perdere i momenti centrali per riflettere su cosa stai vivendo. Non credo di sbagliare se dico che lo studio di Dante ha un’influenza diretta sulle poesie di Onorati. Forse anche per questo le sento vicine.
Dante merita di essere conosciuto da tutti; per questo l’attività mirata alla divulgazione della sua opera è molto importante prima di tutto per gli italiani ma anche per altri popoli, almeno quelli europei. Nel mio piccolo posso dire di aver dedicato un saggio alla ricezione dell’opera dantesca da parte della letteratura bielorussa e quindi cerco di seguire anche le ricerche attuali sul pensiero di Dante.

D.- Ha in preparazione qualche altro studio sui nostri autori?

R.- Ultimamente mi sono concentrata più che altro sulle traduzioni, tuttavia mi interessa molto la poesia “femminile” italiana, soprattutto quella della prima

metà del Novecento che, come quella bielorussa, rimane tuttora al di fuori dei principali percorsi di ricerca scientifica.

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