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In Italia il patrimonio culturale non viene valorizzato

In Italia il patrimonio culturale non viene valorizzato
Settembre 22
15:16 2014

Il professor Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, sostiene che l’Italia non riesce a valorizzare il suo immenso patrimonio culturale a causa del deficit culturale della sua classe politica. «Da Berlusconi a oggi» dice «ha prevalso l’idea sciagurata che in tempi di crisi la cultura e la ricerca costituiscono un lusso da tagliare. Invece oggi chi è al governo dovrebbe iniziare a recuperare fondi da spendere per i beni culturali combattendo l’evasione fiscale e la corruzione». Il professore si dichiara convinto che «l’Italia non possa ripartire con le grandi opere che devastano il territorio.

Beni culturali da recuperare: Pompei Da un lato per la corruzione del Mose sono stati bruciati 2 miliardi di euro e dall’altro lato non si trovano 100 milioni per assumere qualcuno che lavori nei musei, quando basterebbe acquistare un F35 in meno».
I dati statistici dicono che siamo ultimi in Europa per investimenti in cultura: 0,2% contro l’1,5% dell’Olanda e l’1% della Francia. L’Italia è il Paese con il più alto tasso di disinvestimento nell’ultimo decennio: -33,3%, più del doppio della Grecia, -15%. Il calo degli investimenti pubblici non è stato compensato dall’investimento privato, né da quello delle fondazioni, come è avvenuto in Francia, dove esiste un’eccellente legge sul mecenatismo favorito dallo Stato centrale con sconti fiscali a chi fa donazioni o dà contributi. Né è permesso delegare ai privati la manutenzione e lo sfruttamento economico dei beni culturali, che restano per legge in mano pubblica. Dovremmo insomma prendere l’esempio dei francesi, visto che in Francia l’industria culturale dà più posti di lavoro dell’industria automobilistica.
Di fronte all’irreversibile deterioramento del nostro patrimonio culturale e del paesaggio italiano suggerirei la promozione di una campagna di adozione di singoli monumenti o di centri storici medievali da parte di Stati esteri. A questo scopo lo Stato italiano dovrebbe compilare un catalogo fotografico (con aggiornamenti nel tempo) da pubblicare in internet. Una simile iniziativa comporterebbe il recupero e la salvaguardia del nostro patrimonio artistico e ambientale, sottraendolo così a speculazioni private o ad alienazioni che finirebbero per intaccare quel che resta del sentimento di identità nazionale e del valore delle radici. Mentre l’eventuale Stato estero interessato a questa operazione di tutela potrà ricavarne facilitazioni per i propri flussi turistici, oltre al prestigio per se stesso, dando visibilità al proprio intervento con adeguate e discrete operazioni di marketing.

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