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Istituzioni e terremoto

Aprile 30
23:00 2009

26 marzo 2009, Berlusconi: «I parlamentari sono lì a schiacciare due dita. Sono lì a fare numero, ad approvare tutto il giorno emendamenti di cui non si conosce nulla». Ci sono vari tipi di terremoti, dove la natura si riappropria di se stessa e la speculazione dell’uomo s’impoverisce, e terremoti dove la povertà degli uomini vuole appropriarsi della dignità sociale. È alquanto doveroso riconoscere lo sforzo effettuato dalla Protezione Civile e dalle organizzazioni sociali del volontariato. Un’azione che ha visto giornalmente l’aiuto e la risoluzione dei problemi di prima necessità verso i nostri concittadini a causa di un disastroso evento naturale. Al di là della retorica, vi è il tempo della riflessione (non di capri espiatori). Le nostre conoscenze sono ben lontane da una previsione specifica dell’evento (luogo, intensità, periodo), di certo conosciamo molte avvisaglie che si presentano prima che si mostri la forza della natura. Questo ci ha trovato impreparati, l’attivazione di un pre-allarme, di misure preventive (controllo delle strutture, ricezione di denunce dei cittadini) pronte territorialmente all’emergenza delle prime settimane, avrebbero ridotto il numero delle vittime ed agevolato il primo intervento. Ripeto, non capri espiatori, bensì migliorare, sulla base di esperienze, il rapporto con il nostro territorio a continuo rischio di terremoto con cui convivere: il Giappone insegna.
La convivenza diventa difficoltosa in ambito sociale dove il terremoto ha caratteristiche istituzionali. La preoccupazione non è tanto quella espressa dal Presidente del Parlamento Fini: «Le regole si possono cambiare, ma non irridere, così si favorisce il qualunquismo e la sfiducia». Ritengo che il problema sia rivolto ai Parlamentari come persone, non come istituzione. Il Presidente del Consiglio, nonché padrone della maggioranza, proprietario del partito di maggioranza relativa, dice: servono solo per fare numero (praticamente una presenza inutile, richiesta solo da una costituzione ormai obsoleta con l’intento della rappresentatività), non sanno neanche di cosa si parla (dimostrazione che il deputato è chiamato solo ad alzare la mano, non è a conoscenza dei problemi della nazione). Certo, dicendo: «…ad approvare…», la riflessione è rivolta agli eletti nelle proprie file, condizione per la quale non sono chiamati a discutere, approfondire o emendare proposte del Governo; compito della maggioranza è di «approvare» e quindi «schiacciare due dita» senza chiedere e conoscere fatti ed argomenti da approvare. Se non fosse per la presenza dell’opposizione, sempre pronta a ostacolare, a chiedere spiegazioni, a emendare leggi, a proporre alternative e divergenze, si potrebbero non solo evitare “i parlamentari che schiacciano le due dita”, bensì l’intero Parlamento ostacolo della promulgazione delle leggi e, fatto estremamente importante, un’inutile perdita economica nell’azienda Italia che il premier vorrebbe gestire.
Gli uomini messi in campo da Berlusconi risultano essere degli “scalda sedie”, tant’è che la loro presenza ha valore nel momento di “schiacciare le due dita” (per il resto il Parlamento è deserto; Brunetta dove sei?), e non per il mandato per cui sono stati eletti, rappresentare i cittadini. Unica nota stonata (i soliti estremisti che credono di avere una testa) la Lega, pretende di avere un suo indirizzo politico (anche se non si condivide). La cosa preoccupante non è tanto la dichiarazione poco istituzionale, bensì la bassa considerazione che si ha dei propri collaboratori, gli stessi che hanno assorbito l’esternazione del proprio titolare senza colpo ferire, rivendicando il più semplice ed elementare diritto di una democrazia, la rappresentatività.

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