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La buona scuola di Colonna commemora le vittima della Shoah e delle Foibe

Febbraio 29
08:01 2016

Una giornata all’insegna della memoria di tutte le vittime delle guerre, per non dimenticare, per “educazione alla pace” delle nuove generazioni, come ha sottolineato Sara Procaccia storica dell’arte e co-presidente dell’associazione Donne Ebree d’Italia. Questo è stato lo spirito che ha animato, come da diversi anni, l’organizzazione e il lavoro alla Giornata delle Memorie dell’Istituto Tiberio Gulluni di Colonna.
Lo scorso venerdì gli studenti, supportati dai docenti e dall’amministrazione, presso il Palazzetto dello Sport “Don Vincenzo Palamara”, hanno presentato le loro riflessioni sulle guerre e sulle ingiustizie che lacerano la nostra società, frutto di mesi di studi e analisi interdisciplinari. L’evento, svoltosi alla presenza delle istituzioni e del senatore della Repubblica, Bruno Astorre, ha ripercorso numerosi eventi storici, dalla Shoah ai recenti esodi delle popolazioni siriane, passando per il massacro delle Foibe.
“Una scuola di pace per far fronte a guerre, migrazioni e cambiamenti climatici” definisce così il lavoro con gli alunni, Claudio Procaccia direttore del Dipartimento di cultura Ebraica della comunità di Roma, ospite, come ormai da diversi anni, della Giornata. Il lavoro ha raccolto il plauso dei tanti ospiti,come quello di Patrizia Pizzini della Associazione Giuliano Dalmata, insieme a Mariagrazia Petricca figlia di esule istriana, che hanno elogiato l’attenzione che l’Istituto ha riservato alla storia dimenticata delle Foibe. “Questa è la buona scuola” si è complimentata anche Sandra Terracina, del Progetto Memoria di Roma, anche lei presente all’iniziativa. “Si tratta di un grande lavoro di squadra” ha concluso Luisella Pasquali, docente dell’Istituto Gulluni e consigliere delegato alla Cultura, “coinvolge non solo la scuola, ma anche le tante persone che credono nel prezioso laboratorio di pace, che costituisce la base per un futuro, si spera, più luminoso”.
I ragazzi hanno chiuso, poi, la giornata con un finale di speranza per il futuro, con l’esibizione del “Balletto Luna”, in cui si sono appellati al placido satellite terrestre perché possa aiutare l’umanità a ristabilire la pace e nel canto sardo di “Pitzinos in sa gherra”, che tradotto significa “bambini in guerra”, perché tutti i coetanei del mondo non debbano più vivere in tali condizioni.

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