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La fissione nucleare compie 70 anni – 17

Giugno 30
23:00 2009

Igor Kurchatov: l’uomo, il fisico (parte I)
L’uomo. Igor Kurchatov, nato nel 1903, è stato uno delle personalità più vivaci, spiritose, costruttive e sempre pronte a catturare gli aspetti felici della vita. È stato un giovane magro e ossuto – scrive di lui il biografo Igor Golovin – ma intorno agli anni 1930, dopo una lunga convalescenza dovuta a una grave tubercolosi, aveva sviluppato un fisico potente, larghe spalle, colorito sempre rosato, Un animo così gentile – ha scritto di lui una donna inglese che lo ha conosciuto – come quella di un orsacchiotto con il quale non si può mai essere in collera. Aveva un bell’aspetto – scrive di lui Sergei Frish – un giovane sempre ben sbarbato, con un mento forte e risoluto, capelli scuri quasi dritti al di sopra della sua fronte. Golovin menziona i suoi vivaci occhi neri e sottolinea la particolare dedizione di Kurchatov al lavoro, più intensa di ogni altro individuo ordinario, Non si dava mai arie di superiorità, non concedeva che i notevoli risultati acquisiti nella carriera gli dessero alla testa, distraendolo dal suo costante impegno. Quando Igor aveva 6 anni, il padre, un ispettore governativo era stato comandato per una missione a ovest al di là degli Urali, dall’area rurale di Chelybinsk fino a Ulionosk, sul fiume Vola, dove i tre adolescenti Kurchatov fossero in grado di frequentare un valido ginnasio accademico. Tre anni più tardi, nel 1912, la sorella più grande di Igor, Antonia, contrasse la tubercolosi. A causa della sua salute, la famiglia traslocò nel clima più mite di Simferopol, nella penisola della Crimea. Il trasferimento si dimostrò subito una speranza illusoria, Antonia morì dopo soltanto 6 mesi. I due fratelli Kurchatov sopravvissuti – Igor e il fratello Boris, di due anni più giovane – rimasero felicemente in Crimea. Entrambi i ragazzi studiavano con profitto al ginnasio, giocavano a calcio, viaggiavano attraverso il paese con il padre durante le sue trasferte a fini lavorativi.

 

Letture e studi decisivi. Un incontro casuale con un saggio di Orso Maria Corbino, intitolato Le realizzazioni della moderna ingegneria, colpì la fantasia del giovane ginnasiale, il quale cominciò a sognare di diventare un ingegnere. Il fisico italiano avrebbe influenzato ancora indirettamente la carriera di Kurchatov durante gli anni 1930, quando Corbino formò e finanziò il gruppo di Roma, guidato da Enrico Fermi, ad esplorare il fenomeno della radioattività artificiale indotta dal bombardamento dei nuclei degli elementi tramite neutroni (lenti). Le scoperte del gruppo di Roma avrebbero ispirato e sfidato la ricerca di Igor Kurchatov presso l’Istituto Fiztekh. La Grande Guerra (1914-1918) aveva impoverito la famiglia Kurchatov. Igor aveva dovuto ricorrere a studi serali integrativi da aggiungere ai suoi già gravosi impegni giornalieri di lettura e lavoro, qualificandosi professionalmente come macchinista e lavorando come turnista in una officina meccanica, mentre continuava a frequentare con la massima diligenza la scuola (tutti 10 in pagella) durante gli ultimi anni di frequentazione del ginnasio.
Igor si iscrisse alle facoltà di fisica e matematica alla Università Statale della Crimea, uno dei 70 studenti che frequentavano la battagliera sede accademica della recentemente nazionalizzata università. Nessun testo straniero di fisica della biblioteca era stato pubblicato dopo l’anno 1913 e non c’erano libri di testo delle lezioni tenute dai professori, ma il rettore dell’ateneo era un chimico molto serio e pieno di dedizione al suo ruolo. In tal senso, invitò molti scienziati di interesse nazionale a tenere brevi corsi di insegnamento: tra costoro, Abram Ioffe, il fisico teorico Yakov Frenkel, e il futuro premio Nobel per la fisica, Igor Tamm. Alla vigilia della Grande Guerra e della Rivoluzione Russa, le condizioni del paese erano penose. Non c’era cibo sufficiente per dar da mangiare a tutti i cittadini. Dopo le lezioni pomeridiane, gli studenti dell’università di Crimea ricevevano un pasto gratuito di zuppa di pesce condita con orzo, talmente spessa che gli studenti la avevano battezzata shrapnel (in tedesco, “bomba a mano”). L’elezione del 18enne Igor ad assistente del laboratorio di fisica nella estate del 1921 lo gratificò in parte perché gli valse una razione giornaliera addizionale di cibo consistente in 150 grammi di pane. Kurchatov terminò il suo corso quadriennale in soli 3 anni. Egli scelse quindi di preparare una tesi di laurea in fisica teorica, dato che l’università non era adeguatamente equipaggiata per lavori sperimentali originali: difese la sua tesi nell’estate del 1923. Il suo professore di fisica, che stava lasciando la sede per andare a lavorare in un istituto presso Baku, invitò il neo-laureato a seguirlo. Tuttavia Kurchatov, con una passione per le navi e il mare fino dalla prima infanzia, scelse invece di arruolarsi in un programma di ingegneria navale a Leningrado. Soffrì duramente un inverno privo di risorse alimentari nell’amara e fredda città del Nord, cercando di sopravvivere come sovrintendente di un dipartimento di fisica in una stazione meteorologica, dormendo su un tavolo in una stanza di laboratorio senza riscaldamento, bardato in una pesante pelliccia nera. Quella che sto vivendo non è vita, scrisse a un amico quell’inverno, insolitamente depresso, ma un barattolo arrugginito e con un buco nella parte inferiore.
 

 

La carriera di Kurchatov. Tuttavia il direttore della stazione meteorologica gli affidava problemi reali da risolvere, compresa la misurazione della radioattività alfa della neve appena caduta e il lavoro, interessante e stimolante, lo convinse che la fisica poteva costituire il suo futuro. Ritornò in Crimea nel 1924 per aiutare la famiglia – il padre era stato condannato a 3 anni di esilio in patria – e più tardi raggiunse il suo professore universitario a Baku. Nel frattempo, uno dei compagni di classe di Kurchatov al corso di fisica e suo futuro cognato Kirill Sinelnikov, aveva suscitato ottima impressione su Abram Ioffe e aveva accettato l’invito di quest’ultimo presso l’Istituto Fiztekh. Sinelnikov riferì al direttore dell’Istituto le doti umane e il talento professionale del suo ex-compagno di studi. In tal modo, Abram Ioffe spedì un altro invito: questa volta indirizzato a Igor Kurchatov. Igor ritornò a Leningrado, questa volta per intraprendere un lavoro e una carriera che sarebbero durati per tutta la sua esistenza. A parte queste circostanze, Igor ebbe modo di conoscere, innamorarsi e sposare Marina, la sorella di Kirill Sinelnikov. Kurchatov impressionò subito Ioffe. Era diventato quasi una routine trovare Igor in laboratorio verso la mezzanotte, ricorda il grande Abram. Durante gli anni tra le due guerre, Abram Ioffe inviò circa 20 dei suoi protetti, i migliori fisici del Fiztekh, nei laboratori di punta di tutta l’Europa, dove essi avrebbero avuto la possibilità di incontrare altre menti eccelse di fisici e chimici e familiarizzare con le loro nuove tecniche di laboratorio. Come un giovane imprenditore, troppo indaffarato per seguire gli studi istituzionali, Kurchatov non trovò mai il tempo per recarsi a studiare all’estero. Igor continuava a posticipare il vantaggio offerto da queste opportunità di missioni in Europa, raccontava Ioffe, ogni volta che si presentare una occasione di trasferta, aveva per le mani un esperimento che finiva per preferire al viaggio.

Emigrati illustri si raccontano vicendevolmente la nuova fisica. Altri accettarono le opportunità e si guadagnarono reputazioni internazionali. Peter Kapitza esplorò la criogenia e i campi magnetici forti presso l’Università di Cambridge in Inghilterra e divenne uno degli allievi prediletti di Ernest Rutherford, il premio Nobel neo-zelandese che dirigeva il laboratorio Cavendish, dove Kapitza vinse a sua volta un premio Nobel. Vinse il massimo degli allori anche il fisico teorico Lev Landau, che lavorò in Germania durante questo periodo insieme alla sua controparte, il fisico ungherese espatriato Edward Teller. Un altro emigrato tedesco, il fisico Rudolf Peierls ricorda ancora una escursione a piedi dei Monti Caucasici con Landau, dopo che costui era tornato in patria, proprio mentre il fisico teorico Lev gli raccontava che la fissione nucleare produceva neutroni secondari. Una visione quasi profetica, commenta Peierls, soltanto due anni dopo che il neutrone era stato scoperto dal fisico sperimentale inglese James Chadwick.
(Richard Rhodes, Dark Sun, The Making of the Hydrogen Bomb, Simon & Schuster, 1995)

I privilegi di Igor Kurchatov. Kurchatov fu incaricato di abbandonare gli impegni bellici e di stabilirsi a Mosca per lavorare su un progetto nuovo di massima importanza. Igor Kurchatov, un uomo alto, dalle larghe spalle, con una lunga barba un po’ selvaggia, era noto sia per il suo successo come organizzatore sia per i suoi meriti scientifici. Durante gli ultimi anni era vissuto a Kazan, 500 miglia ad est di Mosca, una distanza sicura a sufficienza dalle avanzate delle truppe germaniche. Lasciando momentaneamente la moglie, egli si recò a Mosca e cominciò ad attuare ricerche per trasformare un edificio in un laboratorio di ricerca. Molti grandi edifici erano stati evacuati nel 1941; quindi per Kurchatov non era stato difficile trovare quello che cercava. Un edificio di mattoni, alto 3 piani, nella periferia della città, ad un miglio dal fiume Moskova, circondatola un bosco di pini e da campi di patate. In quella sede Igor fondò il laboratorio top secret numero 2 dell’Accademia delle Scienze dell’URSS.
(Peter Pringle & James Spigelman, The Nuclear Barons, The inside story of how they created our nuclear nightmare, Michel Joseph, 1982)

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