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La longa manus di Muzio Scevola

Settembre 01
02:00 2006

Si riparla da tempo di allargamenti della coalizione di governo e di larghe intese. ‘Se qualcuno vuole entrare nelle nostre file, se vuole accettare il mio modesto programma, se vuole trasformarsi e diventare progressista, come posso io respingerlo?’ disse Agostino Depretis a Stradella l’8 ottobre 1882. L’anno successivo gli rispose Giosuè Carducci: ‘Trasformismo, brutta parola a cosa più brutta. Trasformarsi da sinistri a destri senza però diventare destri e non però rimanendo sinistri’. Se lo spirito bipartisan servisse a creare un comune terreno per il rispetto delle regole democratiche sarebbe una bella cosa. Un po’ meno se si basasse sul comune disprezzo del costume democratico. Un aereo della British Airways, in volo da Londra a New York, torna indietro per lo squillo di un cellulare che non era di nessun passeggero. Se si ripensa ai motivi per i quali si scelse di invadere l’Iraq, viene da sorridere. La cattura di Bin Laden. La costruzione di un mondo più sicuro e sereno. La sostituzione di un regime democratico in Iraq, che con un portentoso ‘effetto domino’ (fu proprio questo il termine utilizzato) avrebbe fatto soffiare il vento della democrazia in tutto il Medio Oriente. Bin Laden è ancora a piede libero e di lui non si parla più. Per quanto riguarda la sicurezza, negli scali più importanti sono stati vietati anche i bagagli a mano, i controlli all’imbarco durano il doppio, e si respira una tale serenità che pure gli atei si fanno il segno della croce prima di alzarsi in volo. In Iraq ogni giorno si registrano sanguinosissime stragi che ormai non fanno più notizia. Gli sciiti che, grazie alla guerra preventiva, ora governano il Paese e che avrebbero dovuto, secondo i calcoli americani, diffondere la democrazia in Medio Oriente, inneggiano ai miliziani di Hezbollah, che sulla lavagna sotto la voce ‘cattivi’ vengono subito dopo quelli di Al Qaeda. Un generale americano, qualche mese fa, ha affermato: ‘Dichiariamo vittoria e andiamocene al più presto’. L’indulto approvato con i voti di una parte dell’opposizione ricorda una barzelletta che si racconta a Trieste. ‘Il giovane Toni parte emigrante per l’Australia e dopo quarant’anni fa ritorno a casa. Sbarcato al porto osserva commosso la sua città e comincia ad aggirarsi tra le strade e i vicoli del centro. Con sorpresa trova i palazzi uguali a come li ricordava. Anche l’osteria in cui da giovane giocava a carte con Bepi, Gigi e Nini, al tavolo all’angolo. Si avvicina e attraverso i vetri riconosce proprio Bepi, Gigi e Nini, al tavolo all’angolo. Con gli occhi bagnati dalle lacrime entra e rimane in piedi davanti a loro, con la valigia ancora in mano. Bepi si volta appena e con un filo di voce dice: ‘Oh, Toni. Te parti?’ Circa il 95% degli elettori del centrosinistra (insieme a quelli del centrodestra) non volevano la legge sull’indulto nella forma in cui alla fine ha visto la luce, e comunque non la ritenevano una delle priorità nell’agenda del nuovo governo. Possibile che i parlamentari, dopo aver tagliato il cordone con i propri elettori poiché eletti dalle segreterie dei rispettivi partiti, abbiano perso del tutto anche il contatto con la realtà? Che i vertici del centrosinistra, come Bepi, Gigi e Nini, non si siano accorti di nulla o colpa della base, rimasta ancora una volta indietro, perché troppo lenta ad aggiornarsi?

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