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Labaro – Lettura Scenica di "Un Pupo per Agrippina"

Dicembre 17
15:45 2014

Aiuto regia e adattamento teatrale del testo: Salvatore Conte

Attori

Agrippina: Susanna “Bastet” Benedetti Nerone: Roberto Bubbico
Seneca: Giuseppe Marco D’Angelo Atte: Emma Lama
Plinio e Aniceto: Giancarlo Ruta Poppea: Licia Benedetti
L’Indovina: Lidia Polzanelli Voci del popolo: Elissa Conte, Salvatore Conte,
Lidia Polzanelli

Costumi: Emma Lamanico Audio: Giancarlo Ruta Grafica: Roberto Bubbico
L’opera, scritta nel 2007 è stata rappresentata per la prima volta nel 2009,
ad Aquileia.
E’ ambientata presso la Corte imperiale di Nerone, che regna a Roma tra il
54 e il 68 dell’Era Volgare.
Intorno al giovane Imperatore, figlio di Giulia Agrippina Augusta – sposa
del Divo Claudio, pro-nipote, nipote, figlia, sorella, moglie, madre di
imperatori (nell’ordine, Giulio Cesare, Marco Antonio, Ottaviano Augusto,
Marco Agrippa, Germanico, Caligola, Claudio, Nerone) – si muove il potente
apparato dell’Impero – permeato di remota misoginia – di cui Seneca, il
grande filosofo, è il principale esponente.
L’avida gestione dell’immenso potere corrente lascia in secondo piano i
segnali dell’incombente declino dello Stato, in uno scenario che ricorda –
mutatis mutandis – la storia dei nostri giorni.
Nerone e Agrippina sono accomunati dall’inquieta percezione della crisi che
si va delineando sull’orizzonte del tempo e sono alla ricerca di nuovi
modelli per il governo dello Stato, pur seguendo in ciò strade diverse.
L’apparato intorno a loro, invece, punta dritto a riscuotere gli interessi
del potere corrente, disinteressandosi delle sorti future dello Stato; al
fine di diminuire l’ampio favore popolare riscosso da Madre e Figlio,
vengono propagandati i vizi della gioventù a carico di Nerone e quelli del
sesso femminile a carico di Agrippina.
Lo Stato Romano è ormai incapace di preoccuparsi del proprio futuro e sta
perdendo anche la capacità di affidarsi ai propri leader, focalizzando gli
appetiti soltanto sullo stretto contingente. Della Roma che rinnovava gli
sforzi e i sacrifici contro Annibale non c’è ormai più traccia. La via del
declino è aperta.
Nel contesto di tale sfondo storico, partendo da un’idea-studio di Salvatore
Conte e seguendo lo schema del processo indiziario, Gennaro Francione ha
lavorato su tracce gravi, precise e concordanti lasciate dalla Storia per
offrire, grazie al supporto della latinista Loredana Marano, una versione
drammaturgica inedita del rapporto Nerone-Agrippina.
L’imperatore poeta forse non uccise del tutto sua madre, ma – travolto
dall’amore fisico e spirituale per la genitrice – capovolse la ragion di
stato che la voleva morta per inscenare una colossale beffa salvatrice.
Sarà l’opera stessa a svelare se tale beffa ebbe a realizzarsi o piuttosto
rimase un’illusione nella testa del Principe.
Per questa via, gli autori di “Un pupo per Agrippina” hanno ridiscusso –
sulla base, come detto, di una rigorosa indagine storica, fondata in
particolare sugli studi di Salvatore Conte (v. il saggio filologico
“AgrippinA latens”) – i fatti convenzionali imposti da una storiografia
misogina e reazionaria, pervenendo a nuove prospettive e nuove ipotesi sui
fatti autentici: i due personaggi principali dell’opera, Nerone e Agrippina,
sono indagati attraverso l’intreccio fra dimensione pubblica e dimensione
privata, fra ragioni politiche e pulsioni dell’animo, capaci – queste ultime
– di stravolgere ogni piano precostituito.
La storia non è mai impersonale sequela di fatti – convenzionali o meno –
quanto piuttosto pulsante esperienza di vita, che – in questo caso – gli
autori rinnovano e cercano di trasmettere al pubblico con la stessa
intensità di sentimenti di allora.

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