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Le nostre scelte alimentari

Le nostre scelte alimentari
Aprile 18
02:00 2007

Il 22 marzo è stata la giornata internazionale dell’acqua. Uno dei più gravi problemi del nostro tempo è certamente la scarsità dell’acqua, specialmente se vista in una prospettiva futura. All’eccessivo sfruttamento delle falde acquifere si aggiunge il loro inquinamento, è vero, ma nessuno di noi tiene nel dovuto conto il potere d’azione individuale che abbiamo nell’ambito delle nostre scelte di vita. Non si tratta solamente della capacità di limitare il consumo diretto evitando gli sprechi, ma limitarlo anche facendo delle scelte alimentari precise. Il Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione – un comitato scientifico interdisciplinare preposto allo studio degli impatti ambientali e sociali delle scelte alimentari – pone in particolare l’accento su un aspetto ancora troppo sconosciuto: l’eccessivo ricorso, nella nostra alimentazione, alle proteine animali. La premessa da fare riguarda il fatto che gli animali d’allevamento sono “fabbriche di proteine alla rovescia”, perché gli animali consumano molte più calorie, ricavate dai vegetali, di quante ne producano sottoforma di carne, latte e uova: come “macchine” che convertono proteine vegetali in proteine animali, sono del tutto inefficienti. Il rapporto di conversione da mangimi vegetali a cibo per gli umani varia da 1:30 a 1:4, a seconda della specie animale allevata.
In organizzazioni come l’OMS e la FAO aumenta sempre di più la preoccupazione per l’impatto dell’allevamento industriale sull’utilizzo delle terre coltivabili e sulla possibilità di nutrire il mondo. Esse affermano: “L’aumento del consumo di prodotti animali in paesi come il Brasile e la Cina (anche se tali consumi sono ancora ben al di sotto dei livelli del Nord America e della maggior parte degli altri paesi industrializzati) ha anche considerevoli ripercussioni ambientali. Il numero di persone nutrite in un anno per ettaro varia da 22 per le patate, a 19 per il riso fino a solo 1 e 2 persone rispettivamente per il manzo e l’agnello. Allo stesso modo, la richiesta d’acqua diventerà probabilmente uno dei maggiori problemi di questo secolo. Anche in questo caso, i prodotti animali usano una quantità molto maggiore di questa risorsa rispetto ai vegetali” [WHO/FAO2002].
L’allevamento degli animali a pascolo e anche di quelli che vengono nutriti con i cereali richiede molta più acqua rispetto alla produzione diretta di grano o altri alimenti vegetali. Ma noi assistiamo ad un fenomeno di un aumento continuo della richiesta di consumo di carne nei paesi sviluppati che si sta allargando anche a quelli in via di sviluppo. Ma sarà quasi impossibile nutrire le future generazioni con una dieta sul genere di quella che oggi seguiamo in Europa occidentale e nel Nord America. La prima cosa da fare, per risparmiare davvero acqua, è pensare di diminuire i consumi di alimenti animali, privilegiando il consumo diretto di vegetali (cereali, legumi, verdura, frutta). Per il singolo cittadino questa sarebbe la più potente azione da compiere in assoluto, molto di più di qualsiasi altra azione tendente al risparmio individuale: si risparmia più acqua con qualche bistecca in meno che rinunciando a farsi la doccia per un anno!

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