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L’Inserzione, di Natalia Ginzburg

L’Inserzione, di Natalia Ginzburg
Aprile 01
02:00 2007

Cloris Brosca nota al pubblico come la “Zingara” televisiva di Rai Uno, ha interpretato Teresa nella commedia “L’Inserzione” di Natalia Ginzburg, andata in scena al teatro Politeama Brancaccio di Roma dal 13 febbraio al 4 marzo, per la regia di Marcello Cotugno.
Il tema raccontato è quello della comunicazione, del bisogno disperato di poter avere un dialogo con qualcuno anche solo per un puro sfogo, in un costante confronto-scontro di due universi che lottano da sempre: quello femminile e quello maschile. Una storia di solitudine, amicizia, gelosia e follia, uno spaccato umano attuale, imbastito su una trama di relazioni distorte e malate. Teresa, protagonista attorno alla quale ruota tutta la storia, dopo la separazione dal marito Lorenzo, mette un annuncio sul giornale per affittare una stanza del suo spazioso appartamento, le risponde Elena una giovane studentessa, che diventerà sua confidente ma che al contempo si innamorerà di Lorenzo, scatenando la gelosia della donna.
Destini incrociati, che si incontrano, dando vita a modi di comunicare diversi: Teresa e il suo esprimersi in maniera logorroica, specchio della sua solitudine, e profonda disperazione; Lorenzo che utilizza la comunicazione esclusivamente per far credere alla moglie ciò che gli fa comodo, intento a proteggere il suo mondo sotterraneo, ed uscendo così dalle sue continue menzogne assolutamente noncurante del dolore della donna; ed infine Elena che sogna di volare via con Lorenzo, alla ricerca di un amore perduto e di tradire Teresa l’inserzionista, della quale ha subito il fascino distruttivo.
Questa quotidianità, raccontata in maniera semplice dall’autrice, mette in luce le frustrazioni della modernità, che vengono riversate sugli altri in modo sbagliato, quelle che spesso passano inosservate, perché tutto viene vissuto al ritmo di quel veloce mordi e fuggi che sovrasta le nostre vite, e che lascia indifferenti di fronte all’altrui dolore.
Il testo scritto dalla Ginzburg nel 1968 rimane di estrema attualità, l’ossessione della famiglia, dei legami che finiscono, argomenti questi, che aleggiano nell’attuale società, che si trascina lo squallore epocale di un quotidiano infarcito di perbenismo, apparenza, superficialità, e nella totale assenza di valori di riferimento e principi su cui fondare un proprio credo. Monologhi e racconti conditi anche da una sottile ironia che anima sì, un testo brillante, ma soprattutto dà la consapevolezza di quanto sarà amaro vivere una parvenza di vita, in cui a sopravviverci saranno solo le nostre illusioni ed i nostri fallimenti esistenziali!

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