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Lovecraft tra modernità e tradizione – 2

Aprile 30
23:00 2009

Lovecraft fu sempre visto come un “conservatore” anche se negli ultimi anni della sua vita fu un sostenitore del New Deal di Roosvelt. Questa però non era una conversione, ma rispondeva a un suo disegno politico. In una lettera dell’8 luglio 1936 riporta le ragioni del suo appoggio a Roosvelt: “Nella primavera del 1931, per la prima volta nella mia lunga vita ho accolto le argomentazioni sociali e politiche della sinistra. E non mi sono più tirato indietro. Anzi, mi sono spinto sempre più a sinistra – ma ho rigettato totalmente i dogmatismi specifici del puro marxismo, che sono indiscutibilmente fondati su ben precise stupidaggini scientifiche e filosofiche”.


Sulla base di questa lettera i soliti intellettuali italiani vicini alla sinistra hanno pensato di dare una collocazione politica a Lovecraft a sinistra facendolo convertire al marxismo. A questo punto è lecito domandarsi quale era il suo pensiero politico? La sua mentalità era sistematica, i suoi pensieri li riportava su carte e ci sono giunti a noi sotto forma di carteggio e di saggi. Dopo l’affermazione di Rooosvelt alle consultazioni elettorali del 1932, Lovecraft vide nel New Deal uno schema vicino alle sue idee politiche. Le sue ragioni le spiegò nel suo saggio “Some repetitions on the times” in cui riportava le riforme economiche e sociali per andare oltre il New Deal. Questo documento è tuttora conservato alla “John Hay Library” di Providence, si tratta di un saggio di uso privato in cui egli chiarisce la sua posizione in tema di politica. Lovecraft ritiene che il capitalismo sia fallito e di conseguenza anche la classe politica. Per rimediare ai guasti causati da una distribuzione ingiusta della ricchezza e alla distruzione della propria identità culturale Lovecraft pone tre soluzione:
1. Controllo delle risorse e delle fabbriche da parte del governo e gestione delle entrate in funzione del bisogno.
2. Riduzione degli orari di lavoro, partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese.
3. Sussidi di disoccupazione e pensioni di vecchiaia.
Naturalmente Lovecraft non voleva l’abolizione della proprietà privata o la confisca dei capitali privati, non credeva nel “partito unico” o nella “coscienza di classe” o in altri concetti che il marxismo ha utilizzato in più di un secolo insanguinando intere nazioni e vessando interi popoli con programmi folli. Lovecraft, nel 1932 sapeva bene cosa aveva significato l’applicazione dello stalinismo e del marxismo in Russia. Ma conosceva bene anche la natura distruttiva del capitalismo disumano, gretto e incolto e aveva vissuto questa situazione sulla sua pelle. Come Evola comprendeva che dal denaro non nasce una classe dirigente che incarni gli ideali di un popolo. Il suo programma mirava a togliere il potere al capitalismo e agli ideologi permettendo alla popolazione di coltivare i semi del retaggio tradizionale e dell’identità nazionale. Naturalmente questi valori erano inaccettabili dalla società americana. Non c’erano sussidi di disoccupazione e di vecchiaia, e solo con Roosvelt vennero introdotti i controlli governativi sui prezzi e le tariffe, per non parlare poi della partecipazione degli operai agli utili. Concetti simili vennero attuati dal fascismo che attrasse Lovecraft. Purtroppo non fece in tempo a conoscere i Quattordici punti di Verona (1943) visto che morì nel 1937. Poiché dalla fine della guerra il fascismo è considerato “male assoluto” non ha nulla di “sociale” e se un intellettuale espone idee “sociali” non può che essere “comunista”. Eppure il New Deal venne apprezzato da esponenti del fascismo come Alberto Beneduce. Il New Deal di Roosvelt era ancora lontano dal programma di Lovecraft. Ma in esso colse i segni di un’evoluzione sociale. Ma si rendeva conto che in America una “rivoluzione” di tipo fascista era inattuabile e per prendere piede in America doveva avere simboli, contenuti e modalità d’azione diversi dal fascismo. Lovecraft mirava a creare “una oligarchia dell’intelligenza e della cultura”. Questa oligarchia doveva essere frutto di una democrazia in grado di riconoscere gli errori provocati da suffragio universale in una paese la cui popolazione era illetterata e preda di suggestioni. Lovecraft proponeva una restrizione del diritto di voto a chi fosse stato in possesso di determinati requisiti come la conoscenza di temi civili ed economici. Queste posizioni si riscontrano nelle teorie di Werner Sombart e nella critica all’America e all’Unione Sovietica di Evola in cui unisce l’aristocrazia intellettuale all’economia corporativa. Chi da un colore politico a Lovecraft definendolo compagno o camerata commette un errore di valutazione. Il critico Joshi precisa “che Lovecraft occasionalmente ha usato il termine fascismo per indicare le sue teorie. Ma il fascismo di Lovecraft per l’America post New Deal non aveva nulla a che fare con quello realizzato da Mussolini” ecco cosa scrive Lovecraft nel 1932 all’amico J. L. Morton “Non giudicare il tipo di fascismo che io invoco sul metro di qualsiasi altra forma esistente”. Ma Joshi sottolinea che Lovecraft non rinunciò a Mussolini anche se la sua ammirazione era meno forte rispetto al 1922. Con rigore respinse le accuse di marxismo quando lamentò la tiepidezza delle riforme sociali di Roosvelt. Ai suoi amici F. B. Long, Barlow e Sterling rimproverò “Maledizione, ragazzi miei, ma non vi starete mica trasformando tutti in bolscevichi!” Qualcosa del suo programma politico emerge dal romanzo breve The Shadow out of the time del 1934 quando parla della Grande Razza “La Grande Razza sembrava costituire un’unica nazione o lega, unita da regole, non troppo rigide; le principali istituzioni erano in comune, benché esistessero quattro divisioni ben distinte. Il sistema politico ed economico di ciascuna unità era una sorta di socialismo reazionario, e le risorse fondamentali erano distribuite in modo razionale; il potere era affidato a un ristretto consiglio di governo eletto da tutti colo che avessero superato specifiche prove educative e psicologiche (….). L’industria, altamente meccanizzata, richiedeva soltanto pochissimo tempo a ciascun cittadino; e l’abbondante tempo libero veniva impiegato in attività intellettuali ed estetiche di svariata natura”. Purtroppo ancora oggi per provincialismo intellettuale o ottusità politica si apprezza un autore solo se ha la stessa “ideologia” altrimenti viene visto con sospetto e quando le idee di quell’autore sono di destra, o vengono ignorate o modificate. Evidentemente in certi paesi avere una visione di “destra” è ancora considerato sbagliato. (Fine)

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