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L’unità della cultura

Marzo 05
12:13 2011

La nostra è l’epoca della proliferazione vertiginosa delle specializzazioni del sapere, le quali se da un lato hanno consentito di ottenere notevoli approfondimenti di temi particolari, realizzando specialmente in ambito tecnico-scientifico risultati straordinari, dall’altro hanno acuito maggiormente il divario fra la cultura letterario-umanistica e quella tecnico-scientifica, che nel 1959 veniva coraggiosamente denunciato da Sir Charles Percy Snow, fisico di professione ma scrittore per vocazione, nella sua ormai celebre opera emblematicamente intitolata Le due culture. La separazione fra i vari saperi può essere fatta risalire all’età ellenistica alessandrina, in quell’antica e gloriosa Biblioteca Alessandrina voluta da Tolomeo I nel 282 a.C. come faro della cultura mondiale dell’epoca. Ad Alessandria d’Egitto la Biblioteca reale fu non soltanto il luogo di raccolta di tutti i libri dell’Antichità classica (allora erano, in realtà, rotoli di papiro), ma anche e soprattutto un centro di ricerca, che ospitava permanentemente i più grandi studiosi e ingegni dell’epoca: matematici, filosofi, grammatici, letterati. Fu lì che si attuarono le prime differenziazioni del sapere. Ma quelle primissime forme agamiche di riproduzione dello scibile umano, per gemmazione o per endogenesi, destinate a dar vita alle diverse discipline moderne del sapere, non erano né in contrasto né, tanto meno, in opposizione fra loro, al punto che spesso trovavano i loro massimi cultori e autori nella stessa persona. Alcuni nomi famosi possono essere sufficienti a suffragare questa affermazione e sopra tutti il grande Eratostene: poeta, filosofo, filologo, matematico, astronomo, geografo, critico letterario, grammatico e inventore. Questa unità della cultura, pur nei necessari “distinguo” delle sue multiformi sfaccettature, ha trovato la sua massima affermazione in età rinascimentale, specialmente in Italia, dove l’artista e lo scienziato assai spesso erano un tutt’uno. Paolo Uccello, Filippo Brunelleschi, Piero della Francesca, Leon Battista Alberti sono oggi noti al grande pubblico come pittori e architetti, ma in realtà furono anche illustri scienziati. I primi due sono considerati i padri della Geometria Proiettiva; il terzo era talmente noto per le sue doti matematiche da essere chiamato il “monarca dei matematici” (titolo che poi sarà del sommo Gauss, «princeps mathematicorum»); il quarto, oltre che di architettura, scrisse testi di matematica e di fisica. Piero della Francesca, studiando la teoria delle ombre, pervenne per primo al concetto di curva inviluppo e fondò la Geometria Descrittiva. Ma sopra tutti questi alti ingegni domina il genio sovrano di Leonardo da Vinci, che può essere considerato la personificazione della indissolubile unità fra arte e scienza. L’armoniosa convivenza delle varie manifestazioni della cultura si è protratta fino al secolo XIX, com’è testimoniato da numerosi esempi; basti pensare a Giacomo Leopardi che scrisse una pregevole Storia dell’Astronomia e si dilettò persino di scrivere un trattatello d’algebra con lo stile sintetico e asciutto di un matematico! È nel secolo successivo, il XX, che l’inasprimento sempre più vertiginoso della parcellizzazione del sapere ha scavato solchi così profondi fra le varie discipline, da generare comunemente la convinzione di una incompatibilità insanabile, soprattutto fra due grossi schieramenti: le discipline letterario-umanistiche da una parte e quelle tecnico-scientifiche dall’altra. Letterati e scienziati non sono più riusciti a comunicare fra loro e hanno costituito due gruppi antagonisti. Ciascuno dei due si è fatto quasi vanto e scudo del suo isolamento, disprezzando e disconoscendo l’altro. Fortunatamente esistono persone che non la pensano così, ritenendo che di fatto non esista nessuna incompatibilità, ma semplicemente un diverso approccio ad uno “stesso” fenomeno che chiamiamo “cultura”: le diverse discipline del moderno sapere non sono altro che differenti punti di osservazione. E poiché un oggetto, nella sua spazialità tridimensionale, viene da noi colto e compreso soltanto se lo osserviamo da diverse angolazioni, i diversi punti di vista secondo i quali si può scandagliare il fenomeno “cultura” non sono fra loro incompatibili ma, al contrario, sono utili, anzi necessari per completare un’immagine a tutto tondo che altrimenti risulterebbe soltanto piatta. Un’immagine: perché la cultura non è altro che una “nostra” immagine del mondo, una nostra rappresentazione. Per nostra fortuna anche in tempi, come gli attuali, di artificiosa separazione divorzista fra arte e scienza spiccano grandi personaggi come Anton Cechov (medico e scrittore), Leonardo Sinisgalli (ingegnere e poeta), Bruno de Finetti (matematico e filosofo), Italo Calvino (scrittore), Carlo Emilio Gadda (ingegnere e scrittore), Robert Musil (ingegnere, filosofo e scrittore), Luciano De Crescenzo (ingegnere e scrittore) e molti altri ancora, che con l’esempio della loro opera e del loro pensiero additano all’unità della cultura. Un gruppo di amici, di diversa estrazione professionale, ma accomunati da questi ideali unitari, si sono recentemente associati in un’associazione culturale denominata “Arte e Scienza”, regolarmente registrata con atto notarile, con l’ambizioso programma di recuperare l’antico dialogo fra le “due culture”, promuovendo e sviluppando tutte quelle iniziative culturali che possano evidenziare e stimolare aspetti comuni o legami fra le discipline letterario-umanistiche e quelle tecnico-scientifiche, in tutte le loro manifestazioni, favorendo il superamento delle storiche – e purtroppo ancora attuali – barriere che le dividono in maniera antagonista. Per incoraggiare i giovani studenti a partecipare attivamente alle attività dell’Associazione, è stata istituita una quota junior molto modesta (10,00 euro). La presenza dei giovani è di primaria importanza per il raggiungimento degli obiettivi dell’Associazione, essendo gli eredi del nostro patrimonio culturale e sociale. Se i giovani riusciranno a recepire il nostro messaggio culturale, avremo buone speranze di avere una società futura più giusta e armonica, perché integrata nelle sue molteplici componenti culturali, necessariamente diversificate, ma non in conflitto fra loro e sinergicamente vissute per l’accrescimento morale e materiale dell’umanità.

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