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Medicina alternativa e tradizionale a confronto – 5

Febbraio 18
02:00 2008

Nella Prefazione alla Fabrica, il Vesalio individua nella frattura tra lavoro intellettuale e manuale il fattore primo responsabile della decadenza della scienza medica ridotta a cultura libresca, avulsa dalla pratica e al contempo sostiene la necessità di una saldatura tra testo e dissezione, medicina clinica e chirurgia. Egli propone, quindi, una nuova metodologia che, in opposizione al modello quodlibetario, preveda un’applicazione rinnovata della dissezione, non più semplice sussidio didattico, pedissequa conferma delle Auctoritas, ma strumento di indagine e verifica delle nozioni contenute nel testo. Il frontespizio medesimo della Fabrica è un vero e proprio manifesto del rinnovamento che il Vesalio intendeva realizzare per fondare la nuova medicina. La scena della pubblica dissezione si svolge all’aperto in un teatro ligneo, vi assiste non soltanto il pubblico accademico, ma anche semplici curiosi accorsi per l’occasione, a simboleggiare la concezione di un sapere anatomico che deve aprirsi ad un pubblico più vasto, anziché rimanere confinato nell’angusta istituzione universitaria.
Colpiscono tre diverse scene che hanno un evidente intento polemico, volto a screditare la vecchia anatomia galenica. La prima scena raffigura ai piedi del tavolo settorio due barbieri che Vesalio volutamente relega ad una mansione del tutto secondaria, affilare semplicemente le lame dei coltelli, con cui l’anatomista esegue la dissezione. Nella seconda scena, un austero personaggio invita il pubblico dei presenti a prestare la propria attenzione alla dissezione in svolgimento, a voler indicare che li’ nel tavolo settorio, e non nelle pagine dei dotti, si produce la vera conoscenza dell’anatomia umana. Infine, l’ultima scena, sempre nello spirito antigalenico, rappresenta una scimmia che morde la mano ad uno dei presenti, a significare gli errori clamorosi in cui era incorso Galeno, dato che aveva sezionato solo cani e scimmie e non cadaveri umani.
Ma la Fabrica non costituisce solo un’opera di straordinaria importanza e rinnovamento nella storia dell’anatomia, ma anche nel campo dell’editoria, dato che è la prima opera a stampa di anatomia modernamente intesa, corredata di stupendi disegni fedelmente riprodotti dal vero. Essa si basa, sulla descrizione sistematica e obiettiva del corpo umano, desunta dall’esame diretto del cadavere,che il Vesalio stesso, seguendo le orme di Leonardo, aveva personalmente dissezionato, contravvenendo ai severi divieti dell’epoca.
La rivoluzione scientifica inaugurata dal Copernico e quella anatomica avviata dal Vesalio, sicuramente, a modo loro, hanno contribuito notevolmente al progressivo e graduale abbandono da parte della MO della medicina tradizionale galenica: la prima ha infatti condotto alla dissoluzione del cosmo aristotelico, la seconda ha rivoluzionato l’anatomia, conferendole dignità e valore scientifico.
Parallelamente il progressivo affermarsi del metodo scientifico-sperimentale ha indotto una nuovo tipo di approccio nell’ambito della MO, che si contrappone a quello della MTC, poiché non considera più l’organismo secondo una dimensione globale e olistica, ma, in virtù di una concezione meccanicistica, come un insieme di parti curate separatamente l’una dall’altra, giungendo così a svincolare la malattia dalle caratteristiche personali del malato (emotive, psicologiche, sociali e ambientali) e, insomma, dalla sua storia.
La MTC, tagliata fuori da questi colossali avvenimenti che sconvolsero il mondo occidentale, seguirà invece un percorso differente dalla MO. Essa non rinnegherà mai l’antica tradizione medica, rimanendo, in tal modo, ancorata ad un approccio empirico-qualitativo, del quale farà tesoro per ulteriori conquiste future.
E’ straordinario constatare come due mondi cosi lontani siano stati, in realtà, molto vicini, al punto che da parte di alcuni studiosi si è avanzata l’ipotesi di un’antichissima sapienza, un oliamo universalmente condiviso.
(Fine)

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