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Nel labirinto delle emozioni

Nel labirinto delle emozioni
Aprile 03
06:58 2017

Il 4 marzo a Bruxelles ha aperto al pubblico la mostra The World of Steve McCurry ospitata nelle sale del Palais de la Bourse. Si tratta di una retrospettiva eccezionale del lavoro del grande fotografo McCurry: per la prima volta in Belgio, oltre 200 sue foto sono presentate al pubblico che può, pertanto, apprezzare i suoi scatti più famosi e una serie di foto inedite.
Si entra alla mostra come in un labirinto fatto di teli bianchi su cui si aprono come finestre le foto di Steve McCurry. E’ un “labirinto di specchi” in cui lo spettatore può comunicare con la foto che gli si staglia davanti e che riflette l’immagine della sua incomprensione, dolore, gioia, incredulità, meraviglia, amore. Le prime foto che si possono ammirare appena entrati nella sala della mostra sono l’immagine di un neonato e quella di un uomo che in una barca porta i fiori ad un mercato… come a dire che la vita scorre ed i petali delle palpebre che si aprono alla primavera delle emozioni li sfoglia il passaggio del tempo-vento di minuto in minuto, senza tregua. Perché non esiste un sonnifero alla vita. Bambini di tutte le nazionalità, bambini soldato, bambini che non hanno mai visto una macchina fotografica in vita loro ma che Steve Mc Curry ha la pazienza di cogliere nel momento in cui escono dal loro nascondiglio per mostrare la loro anima: il loro sorriso oppure il pianto, il loro sguardo adulto, la loro rabbia o il loro essere giocoso comunque di bambini. Sì perché come dice Steve McCurry stesso per fare questo mestiere bisogna avere pazienza. Pazienza ma anche coraggio. Quel coraggio che denuncia la disparità e le ingiustizie delle tante facce che ha il mondo. Quel coraggio che ogni tanto fa sì che qualcuno si accorga di loro come di quell’uomo che Steve McCurry fotografa mentre il suo volto si corruga al sorriso mentre nel pieno dell’alluvione riesce a salvare la sua macchina da cucire arrugginita pur avendo perso l’intero negozio. Infatti grazie alla foto di Steve McCurry quell’uomo è stata aiutato a riaprire la propria attività.
Oltre ad eventi storici come la caduta delle torri gemelle o le foto della guerra in Afghanistan Steve McCurry è solito ritrarre volti e situazioni di vita quotidiana che per la spontaneità con cui vengono sorpresi si direbbe che il fotografo sia entrato nelle loro case e li conosca da sempre. Sono davvero tanti gli scatti davanti ai quali si trova lo spettatore che si susseguono senza una sequenza precisa… lo spettatore può perdersi in quel labirinto e seguendo la strada del proprio intuito ritrovare la strada che porta a se stesso fino a chiedersi: chi sono, da dove vengo, dove sto andando? Quale è il mio destino? L’infinità delle immagini in qualche modo quando usciamo dal labirinto può indurre a farci delle domande, noi che ci ritroviamo “dall’altra parte”, da questa parte di mondo benestante sul perché siamo qui di fronte a tanta miseria e restiamo a guardarla. Come fa notare Franco Riva nel suo testo “Il bene e gli altri” i turisti che si trovavano nel 2004 nei luoghi dello tsunami e che erano scampati alla tragedia facevano “foto ricordo” del disastro che vide migliaia di morti… siamo davvero arrivati a questo punto? Tra noi e loro c’è la distanza dell’essere scampati alle tragedie oppure lo sguardo di Steve McCurry può risvegliare ancora le coscienze di noi tutti? Io spero che possiamo salvare qualche altro uomo come quello della macchina da cucire e magari ricucire la distanza che solo apparentemente c’è tra noi e loro…
La mostra è organizzata da Civita Mostre, Demeter e Tempora, in collaborazione con SudEst57, e resa possibile grazie al contributo di Lavazza.
Ideata da Biba Giacchetti, l’esposizione propone un lungo viaggio attraverso il mondo di Steve McCurry, dall’Afghanistan all’India, dal Sud-Est asiatico all’Africa, da Cuba agli Stati Uniti, dal Brasile all’Italia, tramite il suo vasto e affascinante repertorio di immagini in cui l’elemento umano è sempre al centro del suo interesse.
L’obiettivo di McCurry è stato quello di catturare le immagini poetiche in aree del mondo dove la vita è più difficile. Tra queste alcune foto recenti ispirate dalla sua ricerca in una dimensione quasi metafisica dello spazio, in cui l’assenza è a volte al centro della storia e in cui la sua passione per il cinema emerge con forza. Né esita a mettere in evidenza le atrocità della guerra e della violenza che l’uomo subisce e talvolta infligge: dalle Torri Gemelle fotografati dal suo studio di New York alla guerra del Golfo, dal conflitto afghano allo tsunami giapponese, dai bambini-soldato a chi soffre negli ospedali.
La scenografia di Peter Botazzi immerge il visitatore in un labirinto di immagini che lo spinge a scoprirle una dopo l’altra. Non c’è un ordine cronologico o di attualità, ma piuttosto un vortice di tremori visivi.
Alla fine della visita, è possibile prendere visione di alcuni video in cui McCurry descrive i suoi viaggi, le sue esperienze e il suo concetto di fotografia.

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