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“Nel pozzo in cui bevi non gettare pietre”

“Nel pozzo in cui bevi non gettare pietre”
Aprile 12
02:00 2007

La saggezza orientale non poteva regalarci nulla di più bello ed efficace di questo proverbio arabo, che Giovanni Seminara ha posto come logo della sua relazione Risorse idriche del pianeta: riflessioni sul presente e uno sguardo al futuro, che il 22 marzo 2007 ha aperto i lavori del convegno La crisi dei sistemi idrici: approvvigionamento agro-industriale e civile, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua all’Accademia Nazionale dei Lincei, a Roma. Fino ai tempi d’oggi si son fatte le guerre per impadronirsi di risorse economiche e di siti militarmente strategici; per l’avvenire diventa sempre più verosimile l’idea che si faranno per l’acqua, elemento primario per la sopravvivenza dell’uomo, che sta diventando sempre più un bene economico.
Secondo l’ultimo rapporto World Population Prospect delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale nel 2050, dagli attuali 6,3 miliardi, dovrebbe raggiungere i 10,6 miliardi di unità. Questo dato, assieme alla crescita di consumo di cibo da parte delle popolazioni in via di sviluppo (Brasile, Cina, Indonesia, India, Nigeria e Pakistan), molte delle quali sono anche le più popolose del pianeta, pone come primario accanto al problema dei consumi d’energia quello dei consumi idrici, a scopo potabile, sanitario, agricolo e industriale. Per l’acqua, forse ancor più che per l’energia, diventa essenziale riflettere sulla sua disponibilità ‘finita’ e non infinita. Alcune cifre ricavate da rilievi statistici possono aiutarci a inquadrare meglio il problema. Documento di riferimento per tali analisi è il rapporto annuale sulle risorse idriche mondiali pubblicato da Review of World Water Resources by Country della FAO.
Il volume totale di acqua immagazzinata nei contenitori naturali del pianeta (oceani, mari, laghi, ghiacciai, falde acquifere, corsi d’acqua, piante e animali, atmosfera, umidità del suolo) ammonta a circa 1,408 x 106 Gm3 (1 Gm3 = 1 000 000 000 m3). Di questa quantità soltanto 45-48 Gm3/anno, pari in media a 7000 m3/(anno x abitante), attraverso il ciclo naturale dell’acqua (evaporazione – precipitazioni e ruscellamento), ricarica tali contenitori costituendo le risorse idriche rinnovabili. La ripartizione di queste nelle varie regioni della Terra varia notevolmente, dal valore massimo di 24 000 m3/(anno x ab.) dell’America al minimo di 3 400 m3/(anno x ab.) dell’Asia. Non tutta la quantità di risorsa idrica rinnovabile è poi effettivamente utilizzata, per varie ragioni di natura antropica (grado di sviluppo tecnologico) e geografica (frazionamento dei bacini fra paesi limitrofi), dando luogo ad un ‘rendimento’ molto basso: soltanto il 30% delle risorse idriche rinnovabili è effettivamente utilizzata, di cui la metà è l’acqua ‘consumata’, cioè non restituita sotto forma liquida, per usi potabili, sanitari, irrigui e industriali. Infine, è da tenere sotto controllo la qualità dell’acqua, che è condizionata da vari fattori in grado di modificarla durante il suo ciclo naturale: emissioni di gas e polveri nell’atmosfera, inquinamento delle acque superficiali e delle falde acquifere, sovrasfruttamento. Da citare, per esempio, le forti riduzioni di portata di molti grandi fiumi, come il Nilo, il Niger, il Gange, il Giordano, il Tigri, l’Eufrate, il fiume Giallo, il Colorado e il Rio Grande, e drammatici fenomeni di abbassamento di livello del Mar Morto, del lago Aral e del lago Chad, in Nigeria, che sta progressivamente prosciugandosi. Connesso alla qualità dell’acqua e dei meccanismi di ricarica dei contenitori naturali è il fenomeno della desertificazione, causata da attività antropiche che deteriorano il microclima. La desertificazione, che nelle sue estreme manifestazioni evoca i ben noti scenari di deserto, ha come conseguenza più drammatica la progressiva riduzione di fertilità del terreno, con le evidenti ripercussioni sulle sue capacità di fornire nutrimento alle popolazioni. In Italia il 30% del territorio nazionale è a rischio desertificazione. La matematica si dimostra molto utile in tale campo, permettendoci, con l’uso di modelli matematici come l’EMB, Environment Model Building, di definire lo stato attuale di desertificazione di un territorio e il suo andamento futuro.

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