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#Nonleggeteilibri – ‘Per tutto l’oro del mondo’, l’Alligatore e le donne

#Nonleggeteilibri – ‘Per tutto l’oro del mondo’, l’Alligatore e le donne
Febbraio 28
12:07 2016

Non leggete i libri fateveli raccontare” (Luciano Bianciardi)

Per tutto l’oro del mondo di Massimo Carlotto edizioni e/o 2015 € 15,00 e-book € 9,99 isbn 9788866327165

A Marco Buratti, Beniamino Rossini e Max la Memoria viene chiesto di indagare su una rapina in villa finita in tragedia a due anni dai fatti. Buratti mentre indaga e pedina Cora, cantante blues all’insaputa del marito che la crede infedele, se ne innamora. Che abbiate letto tutta la serie dell’Alligatore di Massimo Carlotto dai suoi esordi del 1993 o solo questo, il racconto, seppure gradevole, si presenta un po’ fiacco. Forse perché storia e mondo sono andati un bel po’ avanti dalla comparsa nel giallo noir di personaggi alternativi al conformismo nei caratteri dei quali molti lettori sentivano il bisogno di identificarsi. Il tema è quello delle rapine in ville isolate, soprattutto quelle in territori ricchi come il Nordest. Si aspettano riverberi de Il cliente di J. Grisham ma non arrivano più di tanto, forse l’idea c’era ma il personaggio del ragazzino che commissiona per un centesimo di euro indagini sulla mamma brutalmente seviziata e uccisa, non emerge più di tanto restando un momento anonimo. Però si vuole parlare di giustizia, quella ‘giusta’, compresa anche dai criminali: non si fa una rapina in villa torturando l’unica donna presente e completamente estranea ad ogni ‘colpa’ dei suoi datori di lavoro, perché e lì solo per lavorare e già non ha avuto una vita ‘luminosa’. L’occhio, in questo romanzo, cade molto di più sugli indifesi, a tratti ambigui, personaggi femminili che sulle rapine in villa, perpetrate a volte da criminali contro criminali non meno efferati, padroncini e grassatori. Carlotto sembra voler far riflettere su vite di donne dalle età più diverse, madri o no, ‘distratte’ dalla vita da un generale senso di disfatta: donne che si accontentano della propria bellezza o della gioventù e che mai andate da nessuna parte non sanno cosa fare delle loro vite. Personaggi che sembra non possano avere per le mani, più di tanto, le sorti del mondo ma, naufraghe, solo da altri naufraghi, come il terzetto dell’Alligatore e soci, riescono ad essere comprese e a ricevere gratuitamente dedizione e benefici (anche economici). La parte più bella del libro sembra quasi essere l’Epilogo, forse perché fra tanta cronaca nera si sente il bisogno di questi ‘giusti’ che non sanno di esserlo: «Campavo alla giornata senza troppa fatica, limitandomi a tenermi a distanza da tutto, senza pretendere nulla ma senza piangermi addosso». Qualche donna ‘vincente’ (?) e antipatica c’è, come la ‘sbirra presuntuosa’: «Ci giudicava secondo parametri da scuola di polizia che a noi non erano applicabili. Il nostro cuore fuorilegge marcava la differenza, rendeva incolmabile l’abisso che ci separava». Ecco: in questo libro le donne sono persone a tutto tondo, né salvatrici né madonne. Forse una buona lettura da donare per il prossimo 8 marzo?   (Serena Grizi)   

 

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