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Nuovo report indica come necessaria la diminuzione alimentare dei consumi di carne

Giugno 07
14:05 2010

Il nuovo report dell’UNEP (Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite), uscito il 2 giugno 2010 e intitolato “Calcolo degli impatti ambientali dei consumi e della produzione”, evidenzia senza ombra di dubbio il consumo di alimenti animali – carne, pesce, latticini – come una delle cause primarie di impatto ambientale, inquinamento, effetto serra e spreco di risorse.

 

Secondo un articolo del quotidiano inglese The Guardian, a commento del report, “uno spostamento globale verso un’alimentazione vegan è vitale per salvare il mondo dalle fame e dagli impatti peggiori del cambiamento climatico”.

Nelle conclusioni del report si afferma infatti: “Si prevede che gli impatti dell’agricoltura aumentino in modo sostanziale a causa dell’aumento di popolazione e del conseguente aumento del consumo di alimenti animali. Un riduzione sostanziale di questo impatto sarà possibile solamente attraverso un drastico cambiamento dell’alimentazione globale, scegliendo di non usare prodotti animali”.

Il professor Edgar Hertwich, l’autore principale del report, ha dichiarato: “I prodotti animali causano danni maggiori di quelli dovuti alla produzione di materiali per l’edilizia come sabbia e cemento o di materiali come plastica e metallo. Le coltivazioni per i mangimi animali sono dannose quanto il consumo di combustibili fossili.”

Nel rapporto si legge infatti che “In confronto ai processi industriali, i processi produttivi in agricoltura hanno intrinsecamente una bassa efficienza nell’utilizzo delle risorse, il che rende la produzione di cibo, fibre e biocarburanti tra i processi più inquinanti. Questo è vero specialmente per i prodotti animali, in cui il metabolismo degli animali è il fattore limitante. Una gran parte dei raccolti nel mondo sono usati come mangime per gli animali, e ci si aspetta che questa proporzione aumenti ulteriormente entro il 2050”.

Gli animali d’allevamento, oggi considerati come macchine per la produzione di “proteine animali”, e in quanto tali sfruttati al massimo e non considerati essere senzienti quali sono, possono essere definiti in questa visione come “fabbriche di proteine alla rovescia”. Per ottenere un kg di carne sono necessari mediamente (con variazioni da una specie animale all’altra) 15 kg di vegetali coltivati appositamente (o derivanti da pascolo, ma anche in questo caso l’impatto sull’ambiente è molto alto), e quindi non può esistere alcuna “soluzione tecnologica” che risolva il problema. Come rimarcato dal nuovo rapporto ONU, il fattore limitante è il metabolismo animale, cioè il fatto che gli animali sono fabbriche di proteina alla rovescia che hanno bisogno di una grande quantità di mangime per produrre una quantità di “prodotto” (carne, pesce, latte, uova) molto più basso. E questo aspetto non si può cambiare con nessuna tecnica di allevamento o di coltivazione dei mangimi.

Affermano i promotori del NEIC, il Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione: “Per questi motivi, l’unica soluzione è quella di spostarsi verso un’alimentazione vegetariana, o meglio, vegana, perché tutti gli allevamenti sono una minaccia per l’ambiente e provocano un enorme spreco di risorse (cibo, terreno fertile, acqua, sostanze chimiche, combustibile), che si tratti di produrre ‘carne e pesce’ o derivati come latte e uova.”

Lo scorso anno Lord Nicholas Stern, ex consulente del governo del Regno Unito sugli impatti dei cambiamenti climatici sull’economia, ha dichiarato che l’alimentazione vegetariana è migliore di quella onnivora per rispettare l’ambiente. E il dott. Rajendra Pachauri, direttore dell’IPCC, il Panel Intergovernativo dell’ONU sui cambiamenti climatici, dal 2008 in avanti sostiene la stessa tesi in numerose conferenze ed audizioni, e sta sostenendo l’iniziativa europea dei “lunedì senza carne” per abituare le persone a mangiare senza avere il bisogno psicologico della carne a ogni pasto, e far così passare gradualmente la popolazione a un’alimentazione a base vegetale.

Ernst von Weizsaecker, uno scienziato ambientale dell’IPCC ha dichiarato: “L’aumento di ricchezza nei paesi in via di sviluppo sta modificando la dieta tradizionale in questi paesi verso un consumo molto maggiore di carne e latticini – il bestiame oggi consuma la maggior parte dei raccolti mondiali, e di conseguenza la gran parte dell’acqua potabile, di fertilizzanti e di pesticidi”.

Infatti in uno dei grafici del nuovo rapporto ONU (figura 5.7, pag. 74) si può chiaramente notare che tra i processi produttivi a maggior impatto ambientale, figura l’allevamento di bestiame: tra i 4 settori etichettati come “prima priorità” troviamo il settore della zootecnia, e tra i settori definiti di “seconda priorità” troviamo nei primi posti la lavorazione della carne e la lavorazione del latte.

Nei paragrafi conclusivi del report ONU sono indicati i settori in cui intervenire maggiormente, anche come singoli cittadini, per prevenire un impatto ambientale disastroso e uno spreco di risorse che sta esacerbando il problema della fame nel mondo. Al paragrafo 6.4, intitolato “Il punto di vista dei consumi: i gruppi di consumo prioritari” troviamo al primo posto il settore cibo, con l’affermazione “La produzione di cibo è quella che più influenza l’utilizzo del terreno, e quindi il cambiamento di habitat, il consumo di acqua, il sovrasfruttamento delle zone di pesca e l’inquinamento da azoto e fosforo. Nei paesi più poveri è anche la maggiore causa di emissione di gas serra. Sia le emissioni che l’utilizzo della terra dipendono molto dalla dieta. I prodotti animali, sia carne che latticini, in generale richiedono maggiori risorse e causano maggiori emissioni rispetto ai prodotti vegetali”.

Concludono gli esperti del NEIC: “Lo spostamento verso un’alimentazione a base vegetale è ormai necessario, imprescindibile e la sua urgenza è innegabile. Anche per la salute umana si tratta di una scelta positiva, perché consente di prevenire le maggiori patologie cosiddette ‘del benessere’. Consigliamo, come introduzione a questo genere di alimentazione il sito www.VegFacile.info, che spiega passo passo come eseguire la transizione, mentre per approfondimenti sugli aspetti scientifici è disponibile il nostro sito www.NutritionEcology.org.”

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