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Palazzo Chigi: le opere nell’opera

Palazzo Chigi: le opere nell’opera
Marzo 11
02:00 2007

Inevitabile corollario alla Chiesa dell’Assunta di Ariccia sembra essere il seicentesco Palazzo Chigi. Acquistato da Flavio, Mario ed Agostani Chigi, rispettivamente fratello e nipoti del Papa Alessandro VII, l’edificio subì un riassetto che coinvolse l’intera area urbana antistante. Scritti del Licini testimoniano che l’intervento di ampliamento previde la demolizione dei fabbricati che sorgevano dinanzi alla residenza un tempo di Giulio Savelli, principe di Albano. Ciò favorì un’apertura della piazza ed una sua dilatazione che permise l’ideazione e la realizzazione di due fontane, nonché di un “ magnifico tempio” avente portici da ambo i lati. Nonostante la disposizione della piazza e la progettazione della chiesa vennero affidate al geniale artista barocco Bernini, che se ne occupò tra il 1662 ed il 1664, non esistono documenti che attestino la sua partecipazione alla ristrutturazione del palazzo. Al 1666 risalgono gli interventi di abbellimento della struttura interna della residenza Chigi. Delle opere di miglioria si occuparono artisti quali Bastiano Ciardi e Pietro Tempesta, come è possibile leggere nei documenti dell’epoca in cui purtoppo non sono riportate le opere da essi compiute. Tra le decorazioni interne compaiono i quadri raffiguranti levrieri su vedute dei feudi chigiani compiute da Michele Pace e le tele del pittore olandese Momper con vedute e paesaggi. L’indoratore Saraceni si occupò della preparazione delle sei volte dell’appartamento del cardinale Chigi, ornate, poi, con dipinti e del compimento di circa cinque camini di pietra “imbrunita” e dipinta di marmo.
Al pian terreno alcune stanze furono affrescate con decorazioni raffiguranti pergolati e paesaggi arricchiti da uccelli in volo. Il palazzo è anche sede di una singolare collezione: trentasette ritratti raffiguranti le più affascinanti donne dell’aristocrazia romana del tempo voluti dal cardinale Flavio Chigi. Un’altra serie di ritratti è conservata in un’altra sala: dodici dipinti che mostrano i volti delle nipoti del pontefice Alessandro VII che presero i voti dopo l’ascesa al pontificato dello zio.
Il Palazzo ha raggiunto nel 1740 l’aspetto che possiamo ammirare oggi: per volere del cardinale Augusto Chigi vennero innalzate le torri angolari tra cui quella posta a nord-ovest detta Torrone Nuovo. Le due coppie di torri determinarono l’articolazione perimetrale dell’intero complesso. L’aspetto apparentemente severo ed austero dell’edificio venne attenuato dal portale principale che determinava l’apertura dell’ingresso sul lato della piazza. Il portale d’accesso si articolò su differenti elementi compositivi: una ghiera su cui si dispone una ghirlanda fiorita sottolinea l’arco a tutto sesto che a sua volta è messo in risalto da dalle due colonne che lo affiancano e che contemporaneamente assolvono a ruolo di base del terrazzo posto al piano nobile. Lo sfondo di quest’ultimo è rappresentato dall’incorniciatura della finestra sormontata dallo stemma della famiglia Chigi.
All’interno del palazzo si apre un cortile di forma quadrangolare solo parzialmente porticato decorato con ovali che hanno sia funzioni di finestre, sia funzioni prettamente decorative. Passando per il cortile e attraversando una terrazza balaustrata al cui centro campeggia una vasca semicircolare, si arriva al parco noto per la varietà e la ricchezza della fauna. Il parco ospita nell’area più vicina al palazzo una serie di antichi marmi ed i resti di una grande uccelliera risalente al periodo del principe Savelli.

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