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Pazzi!

Novembre 03
18:10 2010

Un altro sabato sera a casa, da solo.

Non che fosse una novità, ovvio, fin da bambino era sempre stato un tipo timido, introverso e silenzioso. Adesso però, sulla soglia dei venticinque anni, la solitudine si era fatta ancora più difficile da sopportare rispetto a qualche anno prima: i genitori lo ignoravano di proposito “ormai deve andare avanti da solo”, i parenti li vedeva una o due volte l’anno, il parroco per il ruolo di chierichetto sceglieva solo bambini sotto i quattordici anni.

Alle dieci e un quarto Luigi capì che avrebbe trascorso l’ennesimo (magari, in realtà era l’ennesimo all’ennesima potenza!) sabato sera da solo, a casa.
Nel momento in cui si chiuse dietro la porta della cameretta lo chiamò però il suo amico del cuore, quello che conosceva da più tempo e che gli faceva spesso compagnia nella sua camera e si raccontavano l’uno all’altro, che so, pene d’amore, compiti in classe sbagliati, esami rifiutati, film visti e un sacco di altre cose.
“Dai Luigi preparati che c’è una mega-festa!” gli disse entusiasta quel suo amico, aggiungendo che ci sarebbero state ragazze bellissime e musica a palla. Un entusiasmo così inaspettato che finì per contagiare anche lui: “va bene, mi metto su qualcosa e arrivo subito!”
Ci mise ben poco a scegliere l’abbinamento perfetto, in tante altre serate fantasticate aveva designato i pantaloni bianchi e la polo di Ralph Lauren come l’accoppiata eccellente.
In macchina il suo amico continuò a incitarlo, insieme cantarono i pezzi che uscivano dalla radio, anche quelli di cui non conoscevano le parole, giusto così per cantare, condividere qualcosa e stare in compagnia.
Si conoscevano bene, il loro era sempre stato un rapporto schietto e sincero, che più intimo non poteva essere. Solo una cosa Luigi gli rimproverava: era sempre lui a cercarlo, il suo amico si faceva sentire solo in casi eccezionali e, proprio come era successo quella sera, solo nei momenti di sua più cupa solitudine.
“Guarda quanta gente Luigi..ihhh!!! e quella con la gonna e gli stivali?!”
“Da paura!!”
“Dai che una volta entrati magari riusciamo a conoscerla!”
Luigi si sistemò il colletto della polo, se lo tirò su proprio come lo portano i duri, quelli che quando arrivano alla feste attirano sempre l’attenzione di tutti, ragazzi e ragazze indifferentemente, mentre lui e il suo amico non attiravano mai l’attenzione di nessuno, ma proprio nessuno nessuno e proprio mai mai.
“Ciao Luigi, ti aspettavamo!” lo salutò un altro suo amico non appena entrò nella casa, porgendogli anche una bottiglia di birra. Nella sala un gruppetto di persone che ballava al ritmo degli Eiffel 65 si voltò ad ammirarlo; i maschi lo studiarono con rispetto, le femmine, tra cui una dolcissima biondina, se lo mangiarono con gli occhi. Lui fece finta di niente, assunse l’espressione di uno abituato a ricevere attenzioni e proseguì verso il divano dove il proprietario di casa, altro tipo cool, lo accolse con un abbraccio: “Hola Gigi! Sapevo che non saresti mancato alla mia festa!”. Insieme si scambiarono risate e pacche sulle spalle, tutti gli altri invitati li guardavano con rispetto e un pizzico d’invidia.
Luigi tra una risata e l’altra si voltava verso il centro della sala, giusto per controllare che la biondina continuasse a tenerlo nella giusta considerazione.
Per un attimo gli venne in mente, tra le altre cose, di farsi presentare dal suo amico, ma poi pensò che i veri leader non si fanno mai presentare, semmai sarebbero stati gli altri a doverlo fare con lui.
La serata andò avanti a meraviglia, era una delle poche volte che Luigi si sentiva veramente a suo agio, stimato e apprezzato dai suoi coetanei. “Ah..” pensò, “quanto sembrano lontani questa sera i tempi in cui passavo il sabato a fantasticare feste come questa insieme al mio amico nella mia cameretta!”.
Quel suo stesso amico che intanto si era messo a parlare con una tipa dall’altra parte della sala; lui parlava, lei ascoltava, ma nel momento in cui Luigi li osservò, anche loro due lo guardarono e allora gli fece un sorriso di complicità. A quel punto però la ragazza drizzò le antenne e anzichè stare a sentire le parole del suo amico cercò di captare nuovi suoi segnali, noblesse oblige.
Luigi però non fece niente, in fondo non voleva dare un dispiacere a quel suo amico che lo aveva salvato tante volte dalla solitudine; in più anche lui aveva puntato una preda, quella biondina dalle forme abbondanti ma giuste che continuava a gridargli con i gesti della comunicazione non verbale che se lo sarebbe rivoltato come un calzino.
Tutto andava alla grande in quella festa, tutto sembrava diverso da come sarebbe dovuto andare nella solita sua realtà. “Se non ci fosse stata quella chiamata all’ultimo minuto del mio amico” pensò Luigi, “adesso sarei ancora in camera mia a fantasticare una festa come questa; proprio come ho fatto per anni e anni”.
Pensò che in effetti erano anni che passava il sabato sera rinchiuso in casa a immaginare feste della svolta; pensò anche che se fosse andato avanti così a fantasticare sarebbe presto diventato pazzo.
In fondo aveva sempre pensato che fosse pazzo chi scambiava per vera una realtà fasulla.
Tutto questo pensare gli fece pensare che forse, rispetto a prima, non era cambiato niente. Rispetto a quando se ne stava solo in casa a fantasticare era cambiato che allora aveva un amico solo col quale parlare, adesso ne aveva invece tanti: appunto, non era cambiato niente.
Quegli amici venivano e andavano a seconda dei suoi pensieri, era tutto così irreale, o forse era quella la realtà fasulla, o forse stava veramente diventando pazzo a causa della solitudine.
Improvvisamente vide il suo migliore amico avvicinarsi a lui insieme alla biondina che gli piaceva tanto, Luigi aveva il cuore che gli batteva a mille, lei aprì una porta
che però non doveva esserci: “Luigi…ma non sei uscito neanche stasera??”
La mamma lo fissò con un po’ di pena, probabilmente in quel momento avrebbe preferito di gran lunga avere un figlio drogato piuttosto che uno solo e depresso.
Luigi scacciò via tutti i suoi amici immaginari “andate via, la festa è finita; ci vediamo sabato prossimo!”

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