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Qualcosa si muove nei trasporti ai Castelli

Qualcosa si muove nei trasporti ai Castelli
Dicembre 30
10:55 2014

Quindici stazioni per un totale di quasi 13 chilometri di tragitto; un percorso che dal Parco di Centocelle giunge fino a Pantano, nel territorio di Monte Compatri; treni ad alta tecnologia che viaggiano senza conducente; mezz’ora di viaggio per arrivare da un capo all’altro della linea. E poi porte di accesso che si aprono in simultanea con l’apertura di quelle della metro; 204 posti a sedere e una capienza massima di 1200 passeggeri per treno; ampie vetrate alle due estremità del convoglio che consentono ai curiosi di godersi il viaggio.

Pregi e difetti della Metro C
Ci sarebbero tutti gli elementi per considerare la Metro C un’opera di grande efficienza e al passo con i tempi, specie se la si mette a confronto con le altre metropolitane attive a Roma, più somiglianti agli antichi treni sbuffanti dei vecchi film western che ai prodotti di una tecnologia già abbastanza matura come era quella della seconda metà del Novecento. Il servizio è veloce e il viaggio, senza scosse o brusche frenate è decisamente gradevole. I treni, la linea, le stazioni si fanno ammirare per il loro lindore e la pulizia. Ci sarebbero tutti gli elementi, dunque, per dare un voto positivo all’impresa, se non ci fossero, a fare da contraltare a questi meriti, dei ‘nei’ tanto consistenti da rappresentare delle macchie oscure in una foto altrimenti nitida. E non si può non cominciare dalla voce dei costi di realizzazione dell’opera, che sono talmente lievitati nel tempo da aver raggiunto un totale di 500 milioni di euro a chilometro: il che è praticamente un record – e non è un modo di dire – perché pone questa linea al quarto posto nella classifica mondiale delle metropolitane più costose.
Non meno ‘pesante’ è la considerazione sul percorso seguito dalla Metro C, ovvero il suo non essere in continuità con la restante rete della metropolitana romana. Ciò la rende, in sostanza, una sorta di trenino locale, che da un lato si arresta in una zona periferica e disagiata della capitale, dall’altro finisce nel territorio di un diverso Comune, Monte Compatri, e piuttosto distante dal centro abitato più vicino. Ovvio lo scarso entusiasmo che può animare gli utenti, romani o castellani, costretti a servirsi di altri autobus e precarie coincidenze ogni qualvolta non siano diretti esattamente nei luoghi delle fermate o dei capolinea. O ogni qualvolta debbano viaggiare nel tardo pomeriggio: perché un’altra delle particolarità di questa linea è che le corse cessano immancabilmente alle 18:30, senza alcun riguardo per ritardatari e ‘nottambuli’.
Comprensibile come tutto ciò possa incidere negativamente sull’utilizzo della Metro C: e infatti già a fine mese, a un paio di settimane dall’inizio dell’attività, sono arrivati i primi bilanci negativi. A servirsi di questa linea sono circa 11mila persone al giorno, che divise nei treni che fanno la spola nei due sensi corrispondono a una media di 84 viaggiatori su ogni convoglio. Decisamente pochi, rispetto a un’utenza di 12mila presenze all’ora, 600 mila al giorno, che era stata ottimisticamente pronosticata negli ultimi tempi prima dell’inaugurazione.

Un consorzio per provvedere
Sei Comuni dei Castelli Romani – Albano, Genzano, Ariccia, Lanuvio, Castel Gandolfo e Nemi – o meglio i loro sindaci hanno preso la decisione di sottoscrivere una Convenzione per tentare di arrivare a una gestione associata del servizio di trasporto pubblico locale. È un primo atto che sancisce a livello pratico la volontà concreta di quei Comuni di caratterizzarsi come un tutt’unico nel territorio in una serie di obiettivi di vasta portata: come ad esempio offrire servizi migliori a costi contenuti, essere più autorevoli nei rapporti con le istituzioni sovracomunali quali l’Area Metropolitana, coordinarsi ‘facendo rete’ per essere più attrattivi a livello turistico.
La decisione dei Comuni, che maturava da tempo ma si è concretizzata definitivamente con la disponibilità a far parte del costituendo Consorzio espressa a fine novembre dal sindaco di Nemi, si è dimostrata particolarmente opportuna e tempestiva in considerazione della decisione assunta dalla Regione Lazio di tagliare pesantemente i finanziamenti per il trasporto pubblico locale. L’entità dei tagli annunciati si aggira attorno al 25%, il che tradotto in termini pratici significa il rischio di dover eliminare una corsa di autobus su quattro, con la conseguenza di causare forti disagi a migliaia di utenti e cittadini. È per ovviare a una simile eventualità che è stato predisposto il piano di questo Consorzio, che al momento prevederebbe nel Comune di Albano l’Amministrazione capofila. Il condizionale è d’obbligo, poiché in realtà ancora non si è giunti alla firma definitiva dell’accordo: nei piani, saranno ora i Consigli comunali interessati a dover approvare la Convenzione – possibilmente entro Natale – così che si possano avviare le procedure per bandire la gara per reperire il fornitore unico del servizio.

Una Ferrari su una mulattiera
Con una cerimonia cui hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente della Regione Zingaretti e il sindaco di Velletri Servadio, è stato ufficialmente ‘consegnato’ alla stazione ferroviaria di quella città un nuovo treno della serie Vivalto, destinato a entrare in funzione a breve sulla linea FL4, che congiunge appunto Roma a Velletri. La caratteristica di questi treni è quella di presentare numerose migliorie tecnologiche e nuovi comfort, come ad esempio particolari prese elettriche e luci a led, e avere nella composizione dei vagoni almeno una carrozza semipilota, cioè dotata di un ampio vano bagagli, porta-scì e porta-biciclette, e attrezzata per la fruizione da parte dei disabili anche senza l’assistenza di mezzi in stazione.
Il treno ora consegnato a Velletri è assegnato alla linea regionale utilizzata per lo più dai pendolari e avrà una capacità di circa 850 posti, corrispondenti a un aumento di capienza del 20 per cento rispetto ai vecchi convogli. Tuttavia le caratteristiche tecniche ‘avanzate’ del Vivalto (così chiamato per fusione dei vocaboli Vivaldi e alto) e l’obsolescenza della rete ferroviaria su cui dovrà muoversi, risalente al 1816, hanno fatto parlare di «una Ferrari che corre su una mulattiera». Una situazione effettivamente insostenibile, che ha rinvigorito antiche richieste di un raddoppio della linea Roma Velletri, di cui si è fatto portavoce anche il sindaco della città, sebbene i problemi che sta attraversando Trenitalia non lascino presagire che il progetto possa vedere la luce in tempi ragionevolmente umani.

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